Domus 1048, numero di luglio/agosto, si concentra sul tema della natura, e del nostro compito di agire attivamente su di essa. David Chipperfield nel suo editoriale esorta, dopo gli ultimi mesi in cui abbiamo avuto la possibilità di riflettere su come viviamo, alla nuova sfida da intraprendere per riallineare il nostro atteggiamento e il nostro ruolo all’interno di un sistema ecologico che ora dipende da noi.
Domus 1048 è in edicola: “La natura della nostra immaginazione”
In questo numero David Chipperfield incontra Finn Williams; Bernd Scherer afferma la necessità di un nuovo alfabeto del vivere in società; il regista teatrale Robert Wilson ci parla della sua collezione personale di sedie. Sfoglia la gallery e scopri i contenuti del numero di luglio-agosto.
Testo Bernd Scherer. Foto Laura Fiorio, Kooperatives Labor Studierender + Atelier Bow-Wow
Testo Luis Fernández-Galian. Foto © Mick Gold / Bridgeman Images
Testo Vittorio Magnago Lampugnani. Foto © Aerial Archives / Alamy Stock
Testo David Chipperfiel. Foto Edward Thomson
Testo Emanuel Christ e Christoph Gantenbein. Foto Giaime Meloni
Testo Emanuel Christ e Christoph Gantenbein. Foto Filip Dujardin
Testo Emanuel Christ e Christoph Gantenbein. Foto Maxime Delvaux
Testo Jessica Helfand. Foto Thomas Barratt
Testo Jasper Morrison con Francesca Picchi. Foto © Laila Pozzo per Doppia Firma
Testo Christian Wassmann e Robert Wilson. Foto courtesy RW Work Ltd
Testo Paul Robbrech. Foto Piet Ysabie
Testo Tim Snelson. Foto Johannes Marburg
Testo Aida Edemaria. Foto Françoise Demulder, Roger Viollet / Getty Images
Testo Giorgio Goggi. Foto Marco Piraccini/Mondadori Portfolio
Testo Fulvio Irace. Foto Archivio Domus
Testo Giulia Guzzini
Testo Jonathan Griffi. Foto AP/LaPress
Autore Thomas Demand
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- La redazione di Domus
- 06 luglio 2020
Nell’Agenda di questo mese Bernd Scherer spiega come, dopo la crisi del coronavirus, sia arrivato il momento di di elaborare “un nuovo alfabeto del vivere e del vivere in società”, e di immaginare per la vita nuove situazioni spaziali ispirate alla biologia. Luis Fernández-Galiano sottolinea la necessità di rendere più compatte le nostre città e definirne i limiti se vogliamo che diventino gli ecosistemi di cui abbiamo bisogno. Secondo Vittorio Magnago Lampugnani, il progetto della città deve riaffermarsi come “disciplina autonoma”, che costruisca con attenzione i fondamenti di una forma urbana sempre migliore.
David Chipperfiled incontra Finn Williams, amministratore delegato di Public Practice, impresa sociale britannica impegnata nel dialogo con le amministrazioni pubbliche locali. Per Affinità, Emanuel Christ e Christoph Gantenbein riuniscono gli architetti di tre progetti residenziali di Parigi in una conversazione su contesto, tipologia, forma e tradizione.
Nella sezione Design e Arte, Jessica Helfand parla del design come “un’attività da solista” che si basa sull’intraprendenza e su una paziente sperimentazione. La rubrica mensile curata Jasper Morrison e Francesca Picchi si focalizza sui giovani talenti della comunità creativa milanese. Il regista teatrale Robert Wilson illustra l’elemento d’arredo, costante nel suo lavoro e di cui possiede una collezione personale: la sedia.
Tra le Riflessioni, pubblichiamo i disegni a mano libera realizzati da Paul Robbrecht per e la mostra che ha segnato un momento importante dell’inizio della sua carriera. Tim Snelson aiuta a distinguere le complessità dell’impatto ambientale dell’architettura attraverso l’impronta di carbonio incorporato. Da Milano, Giorgio Goggi analizza la recente iniziativa “Strade aperte” varata dalla municipalità, e Aida Edemariam riflette su un luogo di Addis Abeba che ha segnato la sua infanzia. Fulvio Irace, infine, rivisita rivisita l’opera di Emilio Ambsz dall’archivio di Domus, con il suo pensiero seminale sul rapporto tra ‘artificiale’ e ‘naturale’.
Nel Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, Pippo Ciorra ci parla della mancata Biennale di Venezia. Nella sezione dedicate all’arte Valentina Petrucci guarda al rapporto tra arte e architettura come inscindibile e complementare. Con due scritti di Yehuda Safran e Fulvio Irace, ricordiamo Dietmar Steiner ed Enrico Astori, due voci fondamentali per l’architettura, per il design e per l’universo Domus, che ci hanno lasciato in questi mesi. Conclude la sezione una conversazione tra il direttore editoriale Walter Mariotti e Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli.
Chiudiamo con l’inserto Grandi opere, aperto da un lungo saggio di Richard Ingersoll su come ripensare la scala delle infrastrutture contemporanee, dagli interventi a basso impatto, al cambio di scala. Segue una selezione di progetti curata da Loredana Mascheroni, edifici caratterizzati dalla capacità di rispondere adeguatamente a richieste funzionali e sociali. Infine le interviste fatte al team internazionale e multidiscilinare del padiglione tedesco della mancata Biennale di Venezia, a Siv Helene Stangeland, curatrice del padiglione dei Paesi nordici, all’architetto olandese Francien van Westrenen e a Ippolito Pestellini Laparelli, ex partner e collaboratore di OMA e fondatore dell’agenzia interdisciplinare 2050+.
Facendo il punto sui nostri rapporti con la natura, Bernd Scherer spiega come “la crisi del coronavirus metta a nudo le strutture dell’Antropocene che reggono il nostro ambiente”. È il momento, afferma, di elaborare “un nuovo alfabeto del vivere e del vivere in società”, fondato sulla “logica delle relazioni” invece che sulla crescita, e d’immaginare per la vita nuove situazioni spaziali ispirate alla biologia.
Luis Fernández-Galiano ci mette in guardia sulle forze centrifughe generate dai centri urbani che “colonizzano il paesaggio” con strutture che minano al tempo stesso “la qualità della vita urbana e la bellezza bucolica”.
Anche se non possiamo cambiare il nostro bisogno di spazio fisico – neppure in un mondo sempre più digitale –, dobbiamo rendere più compatte le città e definirne i limiti, se vogliamo che diventino gli ecosistemi sostenibili di cui abbiamo bisogno.
Rafforzare questo limite stringente è di fatto “il modo più sincero e più efficace per tributare rispetto alla natura”, scrive Vittorio Magnago Lampugnani. Il che implica inoltre riconoscere che anche gli spazi verdi informali della città sono artificiali, “sottratti alla natura”. E che il progetto della città deve riaffermarsi come “disciplina autonoma”, che costruisca con attenzione i fondamenti di una forma urbana sempre migliore.
Finn Williams ha cercato d’invertirequesta tendenza, lavorando per le amministrazioni locali e istituendo un programma di sostegno per chi intende fare la stessa cosa. Il suo ruolo ora è quello di fare da ‘traduttore’ tra settori e discipline, riducendo le reciproche distanze nel processo e trasformando il modo in cui la qualità professionale oggi viene intesa.
Housing in stone, Parigi, Barrault Pressacco
Chris Marker student residence, Parigi, Éric Lapierre Experience
Dwellings and shelter, Parigi, Muoto
Per Jessica Helfand, il design è “un’attività da solista” che si basa sull’intraprendenza e su una paziente sperimentazione. Generare, coltivare e raccogliere idee fanno ugualmente parte della permacultura sostenibile del design.
Per rispondere alla necessità di un cambiamento, è essenziale preservare la ‘biodiversità’ della cultura materiale che mantiene ‘vivo’ il progetto. Questi designer trovano ispirazione nella “sincerità dei materiali”, nei processi di produzione, nel dialogo e persino nello smembramento.
Per il regista teatrale Robert Wilson, è la sedia: un elemento costante nel suo lavoro e di cui possiede una collezione personale. Al tempo stesso oggetto d’arredo, scultura, strumento scenico e personaggio, la sedia si muove continuamente tra confini diversi. “Non ho mai pensato al design teatrale come decorazione, ma come a qualcosa di architettonico”, afferma Wilson.
Questo mese pubblichiamo i disegni a mano libera realizzati da Paul Robbrecht per la mostra che ha segnato un momento importante dell’inizio della sua carriera. L’atto del disegnare era un ‘dialogo’ con se stesso, che portava un senso di ordine nel progetto di nuovi spazi all’interno di un edificio storico.
Tim Snelson aiuta a distinguere le complessità, spesso paralizzanti, dell’impatto ambientale dell’architettura attraverso l’impronta di carbonio incorporato: da rilievi e analisi emergono i cambiamenti-chiave da effettuare, tra cui il contenimento dell’insaziabile desiderio di costruire edifici sempre più alti.
Il cambiamento sostenibile richiederà il riconoscimento della “vera configurazione dell’area milanese”. Strappandoci per un attimo dal nostro presente, Aida Edemariam riflette su un luogo di Addis Abeba che ha segnato la sua infanzia.
Molto si è detto sull’utilizzo del lockdown per apportare cambiamenti duraturi nelle nostre città, in particolare nel settore della mobilità. Da Milano, Giorgio Goggi analizza la recente iniziativa “Strade aperte” varata dalla municipalità.
Fulvio Irace rivisita l’opera di Emilio Ambsz dall’archivio di Domus. Il suo pensiero seminale sul rapporto tra ‘artificiale’ e ‘naturale’ in architettura sembra oggi più che mai attuale.
Uno dei punti fermi dell’architettura contemporanea è la sensibilità nei confronti dell’edilizia sostenibile: non soltanto è necessaria grande attenzione sulla scelta di materiali e tecnologie sviluppati con la consapevolezza del rispetto per l’ambiente, è necessario anche guardare al ciclo di vita degli edifici. La riqualificazione edilizia è il motore economico che muove grande parte della progettualità e, di conseguenza, la flessibilità dell’involucro architettonico quindi risulta centrale per prevedere sia eventuali cambi di destinazione d’uso dell’edificio, sia interventi volti a migliorarne le prestazioni energetiche. In questa rassegna vedremo alcuni esempi di soluzioni e di tecnologie per costruire.
L’immagine della copertina di questo mese, opera di Thomas Demand, è la ricostruzione della facciata del modesto palazzo d’appartamenti di Reykjaví k, progettato nel 1973 da Ormar Þór Guðmundsson e Örnólfur Hall, dove Bobby Fischer, campione di scacchi, trascorse i suoi ultimi tre anni di vita.