Il padiglione mai costruito di Sacripanti per Osaka ’70 rivive in VR

I fondatori di Ultra hanno riportato in vita un progetto mai realizzato, di cui Domus aveva scritto estesamente. Sarà ripresentato a Milano, nell’ambito della conferenza internazionale Spazio reale-spazio virtuale.

Valentina Temporin, architetta, e John Volpato, artista e designer, da diversi anni hanno introdotto la realtà virtuale nella loro pratica come Ultra, non solo per l’elaborazione di progetti in divenire, ma anche per riportare in vita progetti del passato mai realizzati. Nel lavoro di ricerca biennale Team Enhanced Architectural Modeling, sono state esplorate le connessioni tra realtà virtuale e architettura, realizzando differenti esperienze immersive tra cui quella dedicata al Padiglione per l’Expo di Osaka del 1970 disegnato dell’architetto romano Maurizio Sacripanti. Un padiglione mai realizzato e di cui Domus aveva scritto all'epoca del progetto.

Courtesy Ultra

“Il progetto del padiglione si costituisce essenzialmente nel seguente modo: 1. una serie di quattordici strutture verticali oscillanti (azionate da un sistema pneumatico) uguali a due a due, vincolate ad un asse di rotazione baricentrico sostenuto da piedritti. 2. Un manto deformabile di copertura, in doppi teli di materiale plastico, fissato agli elementi mobili, tale da seguirne le oscillazioni. 3. Otto livelli espositivi per un totale di m² 3.035 utili e per una cubatura di m³ 17.690.”

Così il padiglione viene presentato su Domus numero 473 dell’aprile 1969. La relazione dei progettisti del Gruppo Sacripanti racconta l’Esposizione Internazionale come un’occasione di sperimentazione, in cui proporre un nuovo modo di fruire lo spazio architettonico, approdando alla visione di uno spazio in movimento, mezzo migliore per rappresentare l’Italia di quegli anni in una manifestazione internazionale. Un progetto ambizioso, nato dalla stessa possibilità tecnica di realizzarlo e di proporre la novità dei parametri percettivi, dovuti a uno spazio non statico. “Compito dell’architetto è impadronirsi della tecnologia e tramutarla in linguaggio”, un linguaggio che nel padiglione per Osaka ‘70 è sintesi della nuova percezione di continua mobilità del mondo, in cui il tempo diventa un mezzo architettonico alla pari degli altri.

Domus 473, aprile 1969

È proprio l’elemento del movimento scelto da Sacripanti ad affascinare Valentina Temporin e John Volpato, che hanno raccontato a Domus la genesi del progetto e le sfide che hanno affrontato nel passaggio dal disegno al virtuale: “Nel 2019 avevamo seguito un progetto di ricerca sull’architettura cinetica e il tema ci aveva particolarmente affascinato, soprattutto perché ancora oggi non ci sono molti esempi realizzati di edifici con parti in movimento. Quando abbiamo dovuto selezionare i casi studio per il progetto di ricerca T.E.A.M. abbiamo quindi immaginato di concentrarci su un’architettura con queste caratteristiche. Abbiamo così scoperto Maurizio Sacripanti e i suoi progetti visionari: il padiglione destinato a rappresentare l’Italia all’Esposizione Internazionale del 1970 di Osaka, mai realizzato, ha catturato la nostra attenzione poiché non solo aveva delle parti dinamiche, ma queste rappresentavano il presupposto stesso dell’architettura, vista come insieme organico, come struttura in continua evoluzione. Abbiamo quindi immaginato un linguaggio che portasse lo spettatore non tanto dentro l’edificio, ma nell’idea che lo stesso Sacripanti aveva di quel padiglione.”

Domus 473, aprile 1969

La sfida maggiore, spiegano, è stata quella di riuscire a rappresentare nel modo più corretto possibile l’idea dell’architetto, consapevoli del fatto che il concorso aveva richiesto il solo progetto preliminare. “Volevamo da un lato trasmettere l’aspetto tecnologico, e dall’altro lasciare dei gradi di libertà, in linea con ciò che anche Sacripanti aveva scelto di fare: non dare tutte le informazioni di dettaglio del progetto per rendere più forte e incisivo il concept”.

Domus 473, aprile 1969

Sebbene arrivato secondo al concorso per la realizzazione del Padiglione Italia per l’Expo del 1970 e mai realizzato, il padiglione di Sacripanti ha avuto un’importanza strategica per la storia dell’architettura italiana e non solo, così ne spiegano i punti fondamentali i fondatori di Ultra Studio.  “Innanzitutto si può dire che Sacripanti fu il primo architetto a delineare l’idea di un vero team multidisciplinare, nel suo studio di Piazza del Popolo si potevano incontrare ingegneri, artisti, scrittori, importanti rappresentanti del fermento culturale della Roma degli anni ’60. Sacripanti era in bilico tra l’arte e i suoi linguaggi più avanguardisti e l’ingegneria con le nuove scoperte scientifiche. In questo contesto si innesta il progetto del padiglione cinetico di Osaka, delle sue componenti fondanti in continuo movimento gestite da un computer Olivetti Elena 9003” Un altro elemento che rende cruciale il suo progetto, spiegano, è l’ipotesi, da Sacripanti accennata in uno dei suoi scritti, di collegare il movimento delle lame cinetiche agli spostamenti del pubblico all’interno dello spazio: “un progetto che oggi chiameremmo di interaction design”.

Courtesy Ultra

Tornando al presente, rispetto alle possibilità che la VR apre per l’architettura del futuro, nella relazione tra spazio e tecnologia, considerando anche l'avanzamento tecnologico dei visori, Temporin e Volpato credono in “una fusione tra reale e virtuale, in un concetto di spazio che sarà sempre più fluido, senza soluzione di continuità tra mondo fisico e scenari virtuali”. Il confine della nostra percezione si estenderà, e ci sarà probabilmente la necessità di progettare in modo integrato gli ambienti nelle diverse dimensioni di una realtà estesa, spiegano. 

Con alcuni musei italiani stiamo già ragionando su questo, immaginando di poter far vivere documenti d’archivio e opere d’arte e d’architettura mai realizzate amplificandone il valore.

Ultra

Courtesy Ultra

Viene allora da chiedersi come si svilupperanno iniziative in cui arte e architettura incontrano la realtà virtuale in futuro: “Per noi la realtà virtuale, fruita attraverso differenti gradi di immersività, è uno strumento narrativo potente che può trasmettere contenuti in un modo mai sperimentato prima. Il pubblico da spettatore diventa protagonista attivo e fa esperienza diretta del messaggio che si vuole veicolare. Con alcuni musei italiani stiamo già ragionando su questo, immaginando di poter far vivere documenti d’archivio e opere d’arte e d’architettura mai realizzate amplificandone il valore. Se sviluppata con cura, senza snaturare e sminuire il reale significato delle stesse opere, l’esperienza immersiva in ambito museale potrebbe diventare un format straordinario per portare nella contemporaneità un patrimonio di cui a volte si fatica a trasmettere l’insegnamento.” Introdurre la VR come mezzo per restituire un’opera o un’architettura, significa allora costruire una narrazione: connettere il linguaggio dell’autore con il mezzo tecnologico a disposizione, per riuscire a riportare non solo il disegno ma soprattutto l’idea, usando un linguaggio che a questa idea si riferisce.

Courtesy Ultra

La VR Experience di Osaka ‘70 arriva a Milano in occasione della conferenza internazionale Spazio reale-spazio virtuale. Estetica, architettura e ambienti immersivi organizzata dal progetto ERC AN-ICON dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con Triennale Milano, nelle giornate del 19, 20 e 21 giugno. Traendo ispirazione dalle sperimentazioni di Ugo La Pietra, con particolare riferimento alla mostra intitolata Spazio reale-spazio virtuale che si tenne nel 1979 alla Triennale di Milano, il proposito del convegno, curato da Fabrizia Bandi e Roberto Paolo Malaspina, è quello di indagare “come la Realtà Virtuale (VR) e la Realtà Aumentata (AR) creino un proprio spazio artificiale in dialogo con la progettazione e la percezione dello spazio architettonico e urbano, favorendo contaminazioni e intrecci produttivi”. Il programma completo offre una panoramica di quelli che saranno i punti toccati nei diversi appuntamenti, tra i quali l’incontro con l’artista e designer Ugo La Pietra in dialogo con Damiano Gullì, e a chiudere il convegno, mercoledì 21 alle ore 14:00 presso Triennale Milano, la possibilità di partecipare alla VR Experience di Osaka ’70, per la visita virtuale all’architettura di Sacripanti, accompagnati da Valentina Temporin e John Volpato di Ultra. Le conferenze sono aperte gratuitamente al pubblico senza necessità di registrazione. Per ulteriori informazioni Real Space-Virtual Space – AN-ICON (unimi.it)