Dopo il sisma dell’8 settembre 2023, che ha devastato le regioni di Marrakech e di Haouz e in particolare le zone rurali dell’Alto Atlante, Aziza Chaouni, architetta e ricercatrice universitaria marocchina, ha immediatamente cominciato a lavorare a un progetto di casa in terra che potesse servire a ricostruire rapidamente alcune delle 50.000 abitazioni distrutte dal terremoto.
Chaouni puntava a costruire una casa dal prezzo contenuto, che rispettasse i metodi e le strutture tradizionali ma anche le norme antisismiche. In pochi mesi, grazie alla collaborazione su base volontaria di esperti come Amal El Abdi-Alaoui, ingegnera di LafargeHolcim e l’imprenditore nel settore dei prefabbricati Amine Maachi Haddou, il suo team ha realizzato una casa familiare di 70mq a Taalat N’Yacoub, un villaggio sul fianco della montagna nell’impervia regione di Haouz.
L’edificio, terminato la scorsa primavera, comprende due stanze da letto, un bagno, la cucina, un salone, e tre cortili interni. Uno ospita gli animali allevati dalla famiglia, un altro viene usato per ricevere gli invitati e il più piccolo è adibito alle attività di servizio. L’architetta ha anche modificato il progetto in base ai feedback ricevuti dalla comunità durante atelier collaborativi, ingrandendo ad esempio le finestre ed aggiungendo delle persiane per ridurre le dispersioni termiche. “Abbiamo anche costruito una fossa biologica”, spiega Chaouni: “in questa regione non ci sono le fognature, le poche esistenti sono state distrutte durante il terremoto. E installato un filtraggio a gravitazione per trattare le acque reflue e reimpiegarle per l’irrigazione.” Complessivamente, il progetto è costato poco più di 20.000€.
Per ridurre l’impronta ecologica, è stato utilizzato meno cemento possibile. Le fondamenta sono in cemento leggero e riciclato, mentre i muri e il tetto sono in mattoni in Durabric: si tratta di un materiale brevettato da Holcim, azienda leader nel settore di materiali da costruzione innovativi, e composto al 95% di terra cruda dalle proprietà strutturali e idrorepellenti. La squadra di tecnici ha messo a punto un procedimento di fabbricazione dei mattoni a incastro, che permette di non utilizzare la malta, semplifica l’assemblaggio in loco e può essere facilmente industrializzato. Il rispetto delle norme antisismiche è assicurato dall’utilizzo di sbarre in acciaio, inserite ogni tre metri nei muri di mattone, e dall’uso di travi di legno e mattoni ad arco per il tetto.
“Abbiamo imparato molto durante il cantiere. Del resto è anche a questo che servono i prototipi” dice l’architetta. “Abbiamo semplificato il sistema di incastro dei mattoni, rendendolo anche più piacevole e uniforme esteticamente, e stiamo già lavorando su una versione 2.0 del progetto che comprende dei tetti-terrazza calpestabili, sempre a norma.”
Con il suo studio omonimo che dirige tra Fez e Toronto, Choaouni è interessata alle questioni legate alla preservazione del patrimonio architettonico marocchino e alla sostenibilità, come abbiamo visto alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia e con il rinnovamento delle terme di Sidi Harazem a Fez.
Il suo prototipo abitativo ha vinto a inizio settembre il Prix du Design dell’Institut du Monde Arabe di Parigi nella categoria Talent Impact, che ricompensa la capacità di sviluppare progetti dal concreto impatto sociale ed economico. La Casa delle Stelle di Tajigat, costruita in collaborazione con l’ONG locale Amal Biladi, diventerà un centro comunitario per bambini e adolescenti e sarà dedicata ai 22 giovani morti nel villaggio durante il terremoto.