Domus 1093 è in edicola

Il numero di settembre, curato da Norman Foster, indaga come i temi sanitari hanno plasmato le discipline del progetto, dal design alla città, verso il futuro.

Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1093.

“Fin dall’antichità, le città e i loro edifici sono stati plasmati da diversi fattori. Le questioni sanitarie sono tra i principali”, così Norman Foster nell’editoriale del numero di settembre della rivista. Domus 1093 è una ricerca sul futuro della salute attraverso il progetto, con uno sguardo verso il passato. A livello urbano, possiamo pensare alla trasformazione ottocentesca di Parigi concepita dal Barone Haussmann, per esempio, o al Greater London Plan di Patrick Abercrombie del 1944. Per l’architettura, è in Austria, nelle ville di Otto Wagner a Steinhof destinate a pazienti psichiatrici, e in Finlandia, nel sanatorio di Paimio di Alvar e Aino Aalto del 1933, che l’architetto inglese trova “le radici di una svolta atta a riconnettersi con la natura”. Oggi, questa tendenza cerca una sintonia con la promozione della città compatta: si vuole così coniugare la tutela della biodiversità – da cui, secondo l’Oms, siamo dipendenti per il nostro benessere – a una maggiore vivibilità e uno stimolo al movimento fisico grazie alla pedonalizzazione.

I tre saggi della storica dell’architettura Beatriz Colomina, di Yolanda Erburu Arbizu (responsabile della sostenibilità e degli affari aziendali di Sanitas e Bupa Europe e America Latina, direttrice generale della Fondazione Sanitas e amministratrice delegata della Fundación Sanitas presso Sanitas Mayores) e di Gianrico Farrugia, presidente e amministratore delegato di Mayo Clinic espandono alcuni temi specifici.

Colomina si concentra sulla radicalità di pensiero che Aino e Alvar Aalto hanno espresso nella progettazione del Sanatorio di Paimio. Erburu Arbizu ragiona attorno alle azioni che contribuiranno a rendere più salubri le città, per affrontare la crisi climatica e tutelare chi le abita. Farrugia, invece, scrive dell’ospedale del futuro, su come bisognerebbe reimmaginare l’infrastruttura materiale dei luoghi della sanità per migliorare sia le prestazioni mediche sia l’esperienza dei pazienti.

Domus 1093, settembre 2024

La sezione Architettura raccoglie una serie di interventi recenti che espandono la concezione canonica delle strutture di cura. Manuela Hötzl scrive dell’Med Uni Campus Graz di Riegler Riewe Architekten, che si adatta al clima della città austriaca attraverso la morfologia urbana, ma è all’interno che esprime un nuovo paradigma per la sanità e la ricerca. Shaikh Ayaz analizza il T & TV Institute of Nursing dell’ospedale Ashaktashram indiano di Surat, una scuola professionale che unisce minimalismo funzionale e intento di alimentare lo spirito di iniziativa di chi vi studia. Guanghui Ding guarda a uno degli ultimi lavori di Atelier FCJZ, l’International Exchange Center dell’Università di Medicina di Wenzhou, dove la divisione della massa in volumi più ridotti e le coperture a sbalzo conferiscono comfort spaziale e climatico all’intervento.

 Anders Rubing racconta della visita all’ospedale pediatrico di Bergen, in Norvegia, chiamato Glassblokkene e progettato da KHR Architecture, PKA Arkitekter e Henning Larsen Architects, che si distingue per la ricerca di equilibrio fra trasparenza modernista e privacy dei pazienti. Nei Paesi Bassi, riporta Noor Mens, il Tergooi Medical Center di Wiegerinck Architekten rappresenta molto più di una traduzione formale di requisiti funzionali e rende contemporanea la lezione rivoluzionaria dell’architettura e dell’urbanistica moderne di Hilversum, da W.M. Dudok a Jan Duiker. Infine, nel Victorian Heart Hospital di Conrad Gargett (oggi, dopo la fusione, parte dello studio Architectus) e Wardle, di cui scrive Kirsten Day, il contatto con la natura è massimizzato attraverso un giardino dalla forma radiale ispirato al più antico orto botanico al mondo, quello istituito nel 1545 dall’Università di Padova.

Per la sezione Design, Luisa Nannipieri raccoglie una serie di “idee salvavita”: “Introdurre innovazioni nel mondo della salute non è mai una cosa semplice. Soprattutto quando si tratta di prodotti che devono essere utilizzati in contesti emergenziali”. In questo ambito, i premi di design giocano un ruolo importante: non solo per il supporto economico, ma anche perché facilitano la creazione di reti. I progetti sono Golden Capsule di Shin Yeonghwan, Bai Yuan, Yujin Chae e Kim Daeyeon; Life Chariot di Piotr Tłuszcz e VacciBox di Norah Magero.

Domus 1093, settembre 2024

Invece, in Archivio, Norman Foster ragiona su come, storicamente, il processo di sanificazione urbano, dai miasmi velenosi fino al particolato, conseguente alla richiesta di aria pulita, abbia dato forma alle città.
Per Foster sull’arte, viene scelta l’opera di Maya Lin Decoding the Tree of Life, che dimostra quanto l’arte sia importante per l’architettura, soprattutto in un edificio dove le persone sono chiamate a prendersi cura le une delle altre come per il Penn Medicine Pavilion presso l’Università della Pennsilvania a Filadelfia di Foster + Partners.

In Book reviews, Luca Galofaro recensisce tre libri, di Peter Coveney e Roger Highfield, Jonathan Kennedy e David B. Agus – che guardano ai virus e al mondo animale per imparare a vivere meglio. Postscript è dedicato all’ingegno umano in relazione alla rivoluzione verde.

L’intervista di Norman Foster a David Agus si focalizza sulla visione dell’oncologo americano secondo la quale salute, città e architettura sono indissolubilmente legate e indaga le caratteristiche che avranno le strutture di cura di domani.

In Cover story, il fotografo canadese Edward Burtynsky ci porta all’interno dell’Institute for Quantum Computing della University of Waterloo, un affascinante polo dell’innovazione dove i confini del sapere umano si ampliano continuamente.

Nella sezione Diario, Elena Sommariva racconta del quarto edificio del programma Children’s Book Forest realizzato in Giappone, a Kumamoto, da Tadao Ando Architect & Associates. Paul Smith tratta dell’elemento della facciata in Common places, mentre Francesco Franchi osserva un ritorno alla grafica degli anni Ottanta nel nuovo packaging dei succhi di frutta Grandi, dell’azienda finlandese Valio. Il Ring Pavilion di Piovenefabi in una ex area militare ai margini del quartiere di Vilvoorde, a circa 10 km a nord di Bruxelles, è oggetto della rubrica Human Design di Paola Carimati, mentre in Talenti Silvana Annicchiarico racconta del lavoro di Sina Sohrab, in particolare quello per una biblioteca segreta nei Pirenei realizzata per i pastori locali. In Emerging territories, Javier Arpa Fernández analizza Melbourne in relazione alle dinamiche territoriali indigene. Cristina Moro, in Mnemosine, tratteggia la relazione fra Gio Ponti e Massimo Campigli, che ritrova qui nella bottiglia Dama Campigliesca, rieditata da Venini sulla base dei disegni originali del 1949-1950. In Punti di Vista, Giulia Ricci discute con gli architetti Michael Maltzan e Cristian Vivas della progettazione dell’accoglienza ai senzatetto, con particolare riferimento a Los Angeles e Barcellona.

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