Vision Pro, il visore che Apple definisce come il suo primo “computer spaziale”, non è certo un fulmine a ciel sereno. I rumors sul suo lancio si rincorrono da anni. Durante il keynote in cui ha finalmente debuttato, viene sottolineato più volte come questo dispositivo sia un balzo lungo una linea evolutiva che tiene concettualmente insieme il Mac, l’iPhone, e perché no anche Apple Watch e iPod. E il risultato di un flirt di Apple con la realtà aumentata iniziato almeno 6 anni fa con il lancio di ARKit, grazie al quale gli sviluppatori potevano trasformare lo schermo dell’iPhone in una finestra verso un mondo in cui reale e digitale si sovrapponevano.
Apple ha riacceso il metaverso. O forse l’ha ucciso?
Apple ha presentato il suo “computer spaziale” dopo anni di indiscrezioni e attesa. Per ora è previsto solo negli Usa, costerà 3500 dollari e potrebbe finalmente cambiare il nostro rapporto con la realtà virtuale. Ma senza fretta.
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- Alessandro Scarano
- 05 giugno 2023
Ineluttabile che Vision Pro rilanci il metaverso, che dopo un iniziale hype sembrava morto e sepolto. Questo nonostante il preciso termine “metaverso” non sia mai stato nominato da Apple durante la presentazione del suo visore - probabilmente anche per non richiamare l’attenzione su Meta. Sappiamo però che quando l’azienda di Cupertino si posiziona su un segmento tecnologico, l’attenzione sale ai massimi livelli. E possiamo prevedere che metaversi vari finiti in soffitta saranno presto riattaccati alla spina e nuovi verranno lanciati nei prossimi mesi, in attesa del debutto ufficiale negli Stati Uniti del visore. Qualsiasi cosa “metaverso” voglia dire. Ma ne parleremo più avanti.
La presentazione si è svolta con un tono in bilico tra una cerimonia di cui oramai conosciamo la liturgia e uno scenario che sembrava una puntata di Black Mirror. Il visore di Apple è davvero diverso da quelli che abbiamo visto fin qui. Sembra una maschera da immersione progettata con il linguaggio di design delle AirPods Max. Come le cuffione, unisce elementi tessili e parti che più istintivamente associamo alla tecnologia come vetro e metallo. Il fatto che ci sia una batteria agganciata con un cavo dona un tocco retrofuturistico, è un elemento quasi weird per un oggetto da cui pretendiamo che ci mostri il nostro futuro. Com’è anche strano vedere nei video di presentazione i protagonisti immergersi in una realtà digitale che riempie lo schermo in un modo che ricorda un po’ l’immersione di Thom Yorke nel celebre video del brano dei Radiohead di fine anni Novanta No Surprises.
La batteria è separata dal visore per ridurne il peso, spiega Apple. Per il resto, nel Vision Pro di Apple è presenta una tecnologia davvero da fantascienza (del resto, il prezzo di lancio è di 3.499 dollari): una risoluzione altissima (23 megapixel), due processori di cui uno disegnato appositamente (un M2 e un R1), e poi fotocamere e sensori. Durante la presentazione vediamo dinosauri invadere la visuale, cabine d’aereo che si trasformano in sale cinematografiche, Topolino invadere il palcoscenico virtuale, sessioni di remote working che combinano il mondo di applicazioni virtuali che si muove dentro al visore e periferiche reali come una Magic Keyboard. “Tutto come se esistesse”, spiega Apple. Il Vision Pro è un supercomputer, uno schermo unico nel suo genere, il ponte d’accesso a intrattenimento, lavoro, esperienze, connessioni. “Abbiamo preparato questo giorno per anni”, dice Apple.
L’azienda definisce il Vision Pro come il primo di un nuovo genere di computer, quello “spaziale” (l’ambiguità dell’italiano in questo caso suona interessante), come il Mac ha cambiato la storia dei personal computer e l’iPhone nel campo del mobile. Ci sono nuove tecnologie, per un totale di 5000 e oltre brevetti. C’è Eyesight che svela gli occhi di chi usa il visore; c’è Optic ID che è il corrispettivo di FaceID per l’iPhone e permette di identificarsi e pagare. C’è la magia di controllare il tutto con gli occhi e con dei semplici movimenti delle mani, senza bisogno di joystick o levette.
In questo roboante sfoggio di opzioni e funzioni messe a disposizione dal nuovo visore e dal suo sistema operativo VisionOS, ci sono stati due momenti della presentazione guidata da Tim Cook, tra le più lunghe di sequenze dedicate da Apple a un singolo prodotto negli ultimi anni, che hanno toccato una corda diversa. Perché mostrano come Vision Pro potrebbe ridefinire non soltanto la nostra idea di computer, ma la percezione stessa che abbiamo di noi stessi e del concetto di umanità, nei prossimi anni. La prima sembra una versione estesa delle Live Photos. Sono quelle foto che l’iPhone cattura e che se le tieni premute si animano per qualche secondo, con un effetto un po’ alla album di Harry Potter. Sono frammenti di vita spesso più forti di una immagine fissa. Vision Pro sarà in grado di fotografare i momenti che viviamo con una potente fotocamera 3D, per poi riviverli all’interno del visore ogni volta che vorremo. Entreremo nelle nostre memorie in un modo che prima era esclusivo a quel misterioso processo delle nostre menti che chiamiamo ricordo. Forse, sarà la parola ricordo stessa a cambiare.
La seconda riguarda quelle che Apple chiama “persona”. Che sono dei simulacri di noi stessi, che ci sostituiranno quando faremo una chiamata dal visore, per esempio una videochiamata su FaceTime. Perché questo è il primo dispositivo Apple attraverso cui guardiamo e non che guardiamo noi. E viceversa: non ha una telecamera con cui ci guarda e con cui farci guardare durante le telefonate. E quindi ricostruisce la nostra immagine. La anima. Le dà vita. Nelle videochiamate, saremo noi e non saremo noi.
Il debutto di Vision Pro apre una nuova era, forse non solo per Apple, ma in qualche modo chiude anche il cerchio di una manciata di mesi – neanche quaranta – in cui il design della nostra vita ha subito un robusto innesto digitale. Complice la pandemia, certo. Che ha reso le estensioni tecnologiche, hardware e software, un elemento imprescindibile per vivere - per lavorare, per andare a scuola, per ordinare cibo, per comunicare con amici e familiari, e così via. In questa accelerazione che è seguita allo scoppio del Covid a oggi, una serie di nuove tecnologie ci hanno fatto affacciare su una realtà che sembrava ancora più fantascienza del già molto fantascientifico lockdown globale. Intelligenze artificiali, Nft. E poi il Metaverso. Di cui si era parlato tantissimo, anche per via della trasformazione di Facebook in Meta. E che poi abbiamo abbandonato per strada.
Forse senza neanche capire bene di cosa si trattasse. Secondo Matthew Bell, che scrive di Metaverso da anni e nel 2022 gli ha dedicato un libro dallo spavaldissimo titolo The Metaverse: And How It Will Revolutionize Everything , dobbiamo metterci in testa che il Metaverso non sarà dentro una dispositivo o un OS, ma un sistema di mondi in cui potremo circolare senza soluzione di continuità. Un po’ come ci muoviamo tra diversi siti sul World Wide Web. Uno scenario ancora lontanissimo che magari il Vision Pro potrebbe innescare. Ma se ci aspettiamo che da domani il Metaverso è acceso, rischiamo solo di ucciderlo a causa dell’ennesimo Hype. Anche perché con 3500 dollari circa di prezzo d’entrata, il “computer spaziale” non democratizzerà presto il Metaverso. Ma aspettiamoci che se questo è Pro, Apple abbia già in serbo una versione base da lanciare prima o poi. E sottolineiamo il “poi”.
Tutte le immagini courtesy Apple 2023