Domus si è occupata più volte di moda, e sempre in maniera eccezionale. Quest’anno Domus partecipa a Pitti Uomo – dal 13 al 16 giugno – con una mostra d’archivio allestita nel cuore della Fortezza da Basso che ripercorre le tappe del rapporto tra moda e architettura attraverso il design degli spazi.
Domus e la moda
Domus partecipa a Pitti Uomo – dal 13 al 16 giugno 2017 – con una mostra d’archivio che ripercorre le tappe del rapporto tra moda e architettura attraverso il design degli spazi.
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- 12 giugno 2017
- Firenze
In particolare, il tema del design degli spazi dedicati alla moda viene affrontato in maniera programmatica già nel 1942 dal direttore Melchiorre Bega: “Domus esce oggi per uno sguardo fuori casa, nelle strade italiane, dove l’architettura del negozio ci offre ormai un ampio documento di un’esperienza ventennale”. E ancora: “Anche gli arredamenti meno recenti sono interessanti perché significativi di un passaggio non casuale ma necessario verso il negozio come lo concepiamo oggi”.
L’architettura, come la moda, è espressione fisica e concreta di un contesto storico, sociale e culturale, che viene rappresentato dagli spazi che abitiamo, come dai vestiti che indossiamo. A volte critica e sprezzante nei confronti della moda, l’architettura ne è stata spesso affascinata: se Le Corbusier manifestò un’ostilità ben mascherata, affermando che in architettura lo stile non aveva più significato delle piume sul cappellino di una signora: “Graziose, ma non veramente importanti”, ad Adolf Loos, invece, il tema dell’abito era sempre piaciuto. E l’interesse degli architetti “sta proprio nell’associazione ambiente-abito” – sottolinea Alessandro Mendini in uno speciale Domus Moda nel 1985 – “da un lato – è il caso dei progetti di Michael Graves, Kazuhide Takahama, Gae Aulenti, Clino Castelli, Antonia Astori –, il negozio si rivela come il luogo ideale per la sperimentazione della propria metodologia, su un progetto a breve durata; dall’altro lato l’ordinamento rigoroso dei componenti allestitivi sembra rispondere ad un’interpretazione dell’ambiente, inteso come contenitore neutro di tipologie intercambiabili.”
Il percorso della mostra cristallizza i momenti più importanti del design degli spazi dedicati alla moda. Dai primi esempi conosciuti di negozi firmati realizzati tra gli anni ’40 e ’60, passando attraverso le sperimentazioni degli anni ’70 fino ad arrivare ai sodalizi più recenti in cui all’architettura è stato chiesto di tradurre in forme tangibili i valori sottesi dal marchio.
Architetti da una parte, stilisti e marchi dall’altra uniscono le forze per esprimere idee di identità personale, sociale e culturale. Dalle macchine espositive ideate da Giancarlo De Carlo e Cini Boeri, passando attraverso la via del gioco tra architettura e moda individuata da Shiro Kuramata, la mostra porta a scoprire un Norman Foster ante litteram; e ancora, attraverso il total look dei negozi Esprit disegnati da Sottsass Associati e il calibrato equilibrio di austerità e sensualità materica di David Chipperfield si arriva fino all’architettura voluta da Rei Kawakubo per i suoi negozi Comme des Garçons che, attraverso un radicalismo simile a quello dei suoi abiti, ha segnato una rottura con ogni precedente in fatto di forma e di materiali.
Archivi Domus. Cuore e storia di Domus, gli Archivi sono legati in modo intrinseco alle vicende della rivista, custodiscono un ingente patrimonio documentario costituito da materiali di diversa provenienza e natura serviti negli anni per le pubblicazioni editoriali.
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