Con il progetto presentato da Atelier Biagetti all’ultima edizione della Design Week di Milano si compie una trilogia: dopo “Bodybuilding” (2015) e “No sex” (2016), “God” è la terza tappa di un percorso coerente e unitario che dà conto di una visione implacabile e dissacrante della società contemporanea.
Atelier Biagetti: God
“God” del duo di Atelier Biagetti è la terza tappa di un percorso coerente e unitario che dà conto di una visione implacabile e dissacrante della società contemporanea. #MDW2017
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- Francesco Maggiore
- 18 aprile 2017
- Milano
Tre tappe, curate da Maria Cristina Didero, che si pongono come luoghi di riflessione su temi che corrispondono ad altrettante ossessioni della cultura contemporanea. Temi individuati attraverso un’osservazione attenta e critica rispetto ai modi di vivere se stessi, gli altri, la propria casa e gli oggetti. La prima installazione è legata al culto smodato del corpo e quindi all’idea di bellezza oggi sempre più stereotipata. Dal corpo si passa con “No sex” all’elemento fondante della psicologia dove freudianamente il sesso viene messo al centro di tutti i pensieri. Da questa considerazione Atelier Biagetti cerca di immaginare come questo tema possa compiersi in un allestimento ludico e surreale teso tra negazione e allusione erotica.
God è il terzo momento che in qualche modo raccoglie l’eredità delle due precedenti tappe all’interno di un sistema che critica la cecità dei sensi. Così in questo nuovo progetto la fortuna, il denaro, il paradiso, la voglia di vincere, la felicità divengono materia e materiali di riflessione artistica e progettuale dando vita a oggetti che duchampianamente vengo decontestualizzati alludendo a dimensioni oniriche tese tra paradisi fiscali e supermercati di lusso: un tavolo di cristallo è sorretto da un tornello d’oro, una lampada da parete rimanda alla chiusura di una cassaforte, una seduta è interpretata come un’altalena dorata, mentre una valigia diviene una lampada da terra.
Ogni singola installazione è pensata come luogo in cui lo spettatore possa essere coinvolto emotivamente, sensorialmente; l’intento è quello di costruire una scena, pensata come il set di un film, in cui potersi sorprendere e incantare; vere e proprie stanze di decompressione rispetto a quanto vissuto nel quotidiano, sia reale sia virtuale. Si tratta di allestimenti auratici, assoluti e surreali, che richiamano alla mente la perfezione compositiva dei set cinematografici di Kubrik.
Per Laura Baldassarri e Alberto Biagetti il design diventa così uno strumento di coinvolgimento emozionale. Il design perde la sua configurazione novecentesca definita nell’equilibrio tra forma e funzione per divenire luogo estetico, poetico, emotivo con cui instaurare relazioni spaziali, fisiche e sociali. Un approccio che prende le mosse dal design radicale degli anni ‘80 e che ora, come allora, critica quanto viene prodotto dall’industria. Si legge una volontà di ribaltare il concetto di “iperbellezza”, a cui oggi sono sottoposti gli oggetti di design per via della fruizione informatica e digitale, con l’idea di matericità ridando dignità alla percezione tattile e sensoriale degli oggetti. Viene posta la stessa attenzione all’idea e all’esecuzione, coniugando un approccio artistico, creativo e ideativo a una propensione maniacale alla costruzione e realizzazione dell’opera.
Queste occasioni si contraddistinguono per essere al tempo stesso allestimenti e performance; in questa attitudine sembra ritrovarsi un filo diretto con le avanguardie storiche del Novecento ma contemporaneamente sembra essere il risultato di una tabula rasa culturale.
3–9 aprile 2017
God
a cura di Maria Cristina Didero
Atelier Biagetti
Piazza Arcole, 4 Milano