Le Affinità Selettive

Il 31 ottobre un intervento di Mario Botta chiude un percorso che ha coinvolto designer e imprese del territorio brianzolo in un laboratorio progettuale lungo sei mesi.

Trent’anni fa la Triennale di Milano ospitava la mostra, ideata dal Comune di Lissone, “Le affinità elettive”: un dialogo tra 21 grandi architetti sul tema utopico dell’abitare, dove interveniva il sistema artigianale e manifatturiero del territorio.

<b>Coltivare</b>: Francesco Faccin, Allevamento Domestico. "Nutrire il pianeta con gli insetti, questo l’auspicio di molti scienziati, della Fao, degli ecologisti ma anche di molti grandi Chef. Fonte ricchissima di proteine, sali minerali, grassi “nobili” e quasi privi di colesterolo, gli insetti per molti sono la nuova frontiera della sostenibilità e del rispetto per l’ecosistema. Sono piccoli, occupano pochissimo spazio, consumano infinitamente meno acqua di qualunque altro animale da allevamento, crescono molto in fretta e si possono allevare anche nelle città. Questo aspetto dell’allevamento che si sposta verso il consumatore mi sembra interessantissimo e attuale, in linea con la filosofia del km0. Mi piacerebbe immaginare un oggetto per allevare insetti a casa, un arredo che si possa integrare nel paesaggio domestico. In cucina come un elettrodomestico? In soggiorno come un acquario? Un oggetto tecnologico e insieme familiare per un futuro prossimo dove tutti saremo costretti a rivedere il nostro modo di essere consumatori superando pregiudizi e ritrosie."
<b>Coltivare</b>: Ilaria Innocenti e Giorgio Laboratore, Colonie. Addomesticare gli insetti utili. "Sebbene molti di noi siano abituati a considerare gli insetti per lo più dannosi all’agricoltura (è molto diffuso l’uso di prodotti chimici dedicati alla loro distruzione) molti di loro sono invece preziosi alleati del nostro orto, giardino o terrazzo. Oltre a garantire l’impollinazione, fondamentale per la riproduzione delle piante, gli insetti innescano la cosiddetta lotta biologica conservativa che riduce il numero di parassiti o agenti patogeni e dannosi. Grazie all’azione dei cosiddetti “insetti utili” è quindi possibile difendere un piccolo spazio verde senza necessariamente ricorrere a prodotti chimici, dannosi per l’uomo e per l’ambiente. Lo hanno ormai capito molti agricoltori che nei loro orti ospitano nidi per insetti impollinatori o predatori di parassiti. Il progetto quindi ha come obiettivo la creazione di piccoli nidi per gli insetti utili da poter collocare in giardino o in balcone. Degli oggetti per addomesticare piccoli amici come bombi, coccinelle, farfalle o lucciole (sempre più rare nel paesaggio urbano) e rendere più rigoglioso il nostro verde. Delle nuove micro-abitazioni per portare in città e nelle case il concetto di “ecosistema” e educare alla salvaguardia della biodiversità."
<b>Coltivare</b>: Tania Da Cruz, Lia. "La mia idea per rendermi partecipe nel trovare una soluzione che aiuti, incentivi e educhi le persone che vivono negli appartamenti delle grandi città ad avvicinarsi alla coltivazione di piante e ortaggi, nasce dalla constatazione che quelli con il “pollice verde” e la smania del “fai da te” si arrangiano per costruirsi da soli sistemi di vari generi che diano la possibilità di appendere vasi e vasetti alle finestre. Logicamente questa tipologia di persone si informa da sé e non ha lo stesso bisogno di essere educata quanto quelli che invece sono meno pratici e hanno poco tempo da dedicare al bricolage. Questa seconda categoria nella società contemporanea costituisce purtroppo la maggioranza della popolazione ed é a loro che il mio progetto é rivolto. L’idea é quella di creare un sistema standardizzabile e di facile utilizzo così da poter sfruttare in maniera ottimale la luce del giorno in ambienti meno luminosi o in assenza di spazio o balcone (casi spesso riscontrati nelle aree urbane). Sempre di piú il mercato del Bio e l’importanza della freschezza viene diffusa creando una sensibilità e una maggiore attenzione nei confronti del cibo. Per questo motivo vorrei mettere a punto un sistema di appoggio verticale che risolva un problema che hanno in molti e che incentivi le persone a coltivarsi i propri ortaggi in casa."
<b>Coltivare</b>: Tecnificio, <a href="/content/domusweb/it/notizie/2015/07/10/tecnificio_aurora.html" target="_blank">Aurora</a><br>

  Oggi queste due istituzioni si ripresentano insieme in un percorso, dedicato al tema dell’alimentazione: “Le affinità selettive: Premio Lissone Design. Speciale EXPO 2015”, curato da Aldo Colonnetti. Una serie di mostre ospitate, inizialmente, nella Sala Agorà della Triennale, per approdare poi al MAC, Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, il tutto durante i sei mesi di EXPO: protagonisti 12 designer dell’ultima generazione chiamati ad interpretare le tre fasi fondamentali del sistema dell’alimentazione: Coltivare, Cucinare, Mangiare.

<b>Cucinare</b>: Dossofiorito, Il Consolo. "In molte regioni del Sud Italia sopravvive un’usanza atavica che è emblematica di un modo di intendere il cucinare come cura degli altri per eccellenza. Nelle sue varianti dialettali essa prende il nome di cuonzolo, cunsulu, u cuonz, termine che può essere tradotto in italiano come il Consolo, l’arte di consolare. Si tratta di un rituale ben preciso che regola i gesti di solidarietà e compassione nei confronti di persone care colpite da un lutto. Il sostegno si manifesta infatti in maniera pratica e materiale attraverso la preparazione di pietanze calde, che per diversi giorni vengono recapitate, corredate da posate e stoviglie a casa del defunto. La famiglia in lutto, così sollevata da occupazioni mondane, potrà maggiormente concentrarsi nell’elaborazione del proprio dolore; mentre le persone affaccendate nella preparazione di pasti prelibati metteranno in atto, attraverso il cibo, una sentita celebrazione della persona scomparsa. Il Consolo è una pentola, ispirata all’omonima usanza meridionale, pensata per avvalersi del potere confortante e celebrativo del cibo non solo nell’eventualità di un evento luttuoso, ma anche come rimedio alle quotidiane difficoltà della vita: un’influenza, una brutta giornata al lavoro, un’animata discussione in famiglia... La pentola infatti consente non solo la tradizionale preparazione di brodo o altro pasto caldo, ma anche il suo inusuale trasporto. Questa piccola funzione aggiuntiva permette di ricorrere facilmente al buon cibo caldo, fatto in casa, come strumento di consolazione e supporto ad altri, anche al di fuori del focolare domestico e dell’intimità della propria casa."
<b>Cucinare</b>: Francesco Meda, Tre in Uno. "Il progetto nasce dall’idea di poter cucinare un piatto tipico italiano, ad esempio“ il risotto”, utilizzando un’unica fonte di calore come un fuoco a gas o una piastra elettrica a induzione. L’oggetto è composto da una piastra ferro magnetica che viene posizionata sulla fonte di calore più grande a disposizione su cui vengono poste la pentola centrale in alluminio e i due pentolini di rame ad essa adiacenti. L’assemblaggio compatto consente di risparmiare energia perché si utilizza un singolo fuoco e perché il calore rimane confinato e trasmesso alle pentole laterali. Ne consegue il vantaggio anche di ridurre l’uso di altri fuochi che normalmente sono necessari alla preparazione di un risotto come quello per la pentola principale dove viene fatto il soffritto, per la pentola per riscaldare il brodo, il pentolino per mantecare il burro, la pentola per scaldare gli ingredienti aggiuntivi come funghi, piselli, gamberi etc. In questo caso tutte queste pentole sono integrate e sfruttano una singola fonte di calore. I materiali utilizzati sono l’alluminio e il rame perché buoni conduttori di calore. Le maniglie sono rivestite in sughero per evitare di scottarsi."
<b>Cucinare</b>: Gionata Gatto e Alessia Cadamuro, (H)eat. "Ispirato dai recenti studi scientifici sulle potenzialità dei sali fusi, questo progetto investiga il valore di un nuovo strumento per la cottura, dipendente dal sole ma capace di funzionare anche dopo il suo tramonto. Accostando le proprietà termiche dei Nitrati di Sodio (NaNo3) e Potassio (KNO3), (H)eat, è progettato per diventare strumento di cottura e allo stesso tempo accumulo termico. Portata sopra i 120°, la miscela di sali inizia a fondere, per poi acquisire temperatura e mantenerla per diverse ore, prima di iniziare il ritorno al suo originale stato solido. Con il sussidio delle giuste lenti i sali potrebbero raggiungere temperature di 500°, aprendo le porte a nuovi scenari culinari e ritualità legate al cibo. Oltre alla ricerca sullo strumento il progetto coinvolge anche uno studio sperimentale sulle funzioni delle temperature e le nuove possibilità a queste collegate durante le fasi del giorno."
<b>Cucinare</b>: Lanzavecchia+Wai, SUNplace. Collaborative solar cooking. "SUNplace è una stazione di cucina che permette di riappropriarsi del rito del convivio utilizzando l’energia del sole che è la più elementare, antica, pulita e autarchica fonte di energia. Con SUNplace diventa tangibile e utilizzabile la forza di questa energia che è intorno a noi e che non viene sfruttata. SUNplace é oggetto e luogo fisico dove sperimentare in compagnia la cucina solare, unica risorsa pulita e illimitata che abbiamo. Un tavolo sulla cui superficie si può cucinare a emissioni zero sfruttando i raggi del sole concentrati da una lente fresnel su una pietra ollare o una griglia di ghisa. Questo sistema di cottura sarà accompagnato da tools disegnati ad hoc per cucinare in maniera sicura e divertente e da un’App che consiglierà come ottimizzare i tempi e gestire la cottura dei diversi ingredienti coniugando un ideale antico alla nostra realtà d’oggi. La stazione richiederà il pieno coinvolgimento dei suoi utenti, e il risultato dipenderà dal lavoro di squadra, che con i suoi i ruoli e le dinamiche favorirà i rapporti interpersonali. Tutto sarà più buono se pensato preparato e cucinato insieme. Cosi come storicamente il focolare domestico era centro della tribù e della famiglia SUNplace vuole recuperare il rituale del pasto come atto condiviso. SUNplace potrà diventare un nuovo nucleo del vivere fuori casa che come gli antichi “fireplace” riscalda intrattiene e nutre."

  L’evento conclusivo, in programma il 31 ottobre, coinvolge coloro che saranno i futuri progettisti e le future maestranze nell’ambito del settore legno, arredo, design: gli studenti dell’Istituto G.Meroni di Lissone. Testimone d’eccezione dell’evento sarà l’architetto Mario Botta, protagonista
delle “Affinità elettive” del 1985, che incontrerà gli studenti e le imprese del territorio.

Contestualmente verrà presentato il catalogo delle “Affinità selettive”, che racconta la storia di un progetto lungo sei mesi e che getta le basi per un rilancio del sodalizio tra le diverse professionalità che sono espressione di un territorio e di un distretto unici al mondo.

<b>Mangiare</b>: Attila Veress, The Anatomy of Eating. "Il progetto si propone di analizzare e commentare/educare differenti scenari che riguardano le nostre abitudini alimentari globali, i nostri gesti e tabù. Attraverso una serie di oggetti sia ironici che educativi cercherò di rappresentare le tendenze attuali e future del consumo alimentare, toccando temi quali l’importanza della dieta equilibrata e di potenziali alimenti futuri come gli insetti. Il progetto lavora sulla percezione del cibo nel piatto: come possiamo alterare la percezione di quanto si mangia e come possiamo ingannare i nostri sensi in un’esperienza che sia eccitante. Giocando con le proporzioni e con la geometria generale del piatto possiamo aiutare l’utente a mangiare la giusta quantità di cibo e, forse, anche convincerlo a provare nuove esperienze culinarie. L’intento è usare il piatto per diffondere un messaggio positivo, dove esso stesso può avere la forza di cambiare durante l’uso, dimostrando di avere più di una “vita”: come se ogni volta rivelasse una nuova “tela” in cui mangiare e condividere esperienze. Qualunque sia il risultato finale, il progetto avrà lo scopo di presentare come il design del contenitore può alterare drammaticamente il compimento dell’atto del mangiare, pur senza perderne lo scopo fondamentale."
<b>Mangiare</b>: Giorgio Biscaro, E.A.T. Education At Table. "Mangiare è un atto di acquisizione che, essendo riferito a un quantitativo di risorse preciso e definito, implica necessariamente concetti meno positivi di sottrazione e distribuzione. Queste nozioni, che nella pratica comune caratterizzata dalle variazioni di piccola entità perdono di visibilità ed evidenza, possono invece apparirci apprezzabili quando si analizza attraverso un processo di comparazione empirica il loro impatto su scala globale. Con questa premessa, e fermamente convinti della necessità di sfruttare il progetto come vettore di conoscenza e consapevolezza, si è scelto di progettare un sistema di oggetti per la tavola non necessariamente auto-dichiaranti quanto invece allegorici ed evocativi di tematiche universali incentrate sull’utilizzo delle risorse alimentari su scala globale. E.A.T. (Education At Table) è una collezione di oggetti caratterizzati da grande densità semantica, in cui le interfacce e i comportamenti tipici dei prodotti atti alla consumazione dei cibo vengono utilizzati e ricombinati per aumentare la consapevolezza comportamentale e demografica nell’utilizzatore. Fra gli oggetti progettati, una forchetta a doppia testa (rappresentazione simbolica del fatto che nel momento in cui si assume del cibo, inevitabilmente si sta privando qualcun’altro dello stesso), una bottiglia e bicchiere serigrafati (che in luogo del contenuto, rappresentano le quantità di acqua pro capite assunte in diverse regioni del pianeta), un set di ceramiche (le cui forme del bordo rappresentano ognuna un continente diverso e sono geometricamente proporzionali alla quantità media di calorie assunte giornalmente dagli abitanti di quella specifica area geografica)."
<b>Mangiare</b>: Natascia Fenolgio, Divinity Food. "Ho affrontato questo progetto pensando di realizzare un set di oggetti per la tavola (dove la tavola non è piu un luogo ben definito), oggetti utili alla condivisione ma che potessoro raccontare le culture del mondo. Contenitori che possono comunicare tra loro e con i commensali, attrezzi del futuro che hanno una loro intelligenza, una memoria, capaci di muoversi, rimbalzare, volare a mezzaria, in grado di raggiungerti in ogni ambiente della casa solo ascoltando un tuo richiamo. Vettovaglie del futuro con un’estetica antica. Ho provato a capire quanta quantità di elio ci vorrebbe all’interno di un pesce-pallone-contenitore, che potesse volare a mezzaria, dal quale poter comodamente prendere gli alimenti e consumarli dove preferisci. Penso di aver sbagliato a fare i calcoli oppure davvero ci vuole un pallone grande come una mongolfiera? Per me un modo si trova."
<b>Mangiare</b>: Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto, Storia di un fico. "Il modo in cui interpretiamo oggi il cibo che portiamo sulle nostre tavole e l’atto stesso del mangiare sono mutati radicalmente rispetto al passato. Assumendo un carattere maggiormente frugale e disinteressato, il rito del mangiare ha perso quasi completamente l’aspetto più conviviale e sociale che normalmente lo distingueva, e possibile solo grazie allo star bene a tavola. Il mangiare è vissuto attualmente come gesto veloce e frenetico, spesso in solitudine. È venuta appunto a cadere la sfera della convivialità, sostituita oggi da pranzi veloci in fast food e catene dove tante persone mangiano insieme una accanto all’altra il proprio panino, ma difficilmente scambiano una parola o si interrogano sul cibo con cui si stanno nutrendo. Il nostro progetto pone come obiettivo il ridare valore ad un momento quotidiano così importante, andando a sottolineare tutti quegli aspetti sociali, religiosi, politici, comunicativi legati al rito del mangiare. Se è vero che siamo ciò che mangiamo, questa è la giusta occasione per cercare di ridefinire la nostra identità e comprendere se il rito del mangiare può ancora in qualche modo influire nell’evoluzione delle nostre società."


31 ottobre 2015, h.10.30
incontro con Mario Botta
Le Affinità Selettive
a cura di Aldo Colonnetti
biblioteca Bermani dell’Istituto Meroni
via Antonio Stoppani 38, Milano