Dopo aver dedicato la nostra attenzione ai singoli padiglioni, proviamo a interpretare questa Esposizione Internazionale come una palestra d’architettura, dove i materiali diventano elemento sperimentale per testare nuove soluzioni.
Il vetro a Expo
Partendo dal vetro, proviamo a guardare Expo 2015 come a una dichiarazione sullo stato dell’arte dell’architettura, terreno di sperimentazione delle possibilità dei materiali.
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- La redazione di Domus
- 16 settembre 2015
- Milano
Tra questi, il vetro merita un capitolo a sé e, tra i padiglioni che più ne hanno sfruttato le potenzialità figura sicuramente l’Azerbaijan, composto da tre sfere che rappresentano la biodiversità e la cultura di un Paese in cui diversi elementi convivono insieme. L’idea principale del Padiglione è proprio la biosfera, ovvero un sistema aperto ai flussi esterni ma capace di proteggere e favorire lo sviluppo della vita al suo interno. Ideato, progettato e realizzato da Simmetrico in collaborazione Arassociati, iDeas e AG&P, il padiglione è stato realizzato attingendo ai materiali tradizionali dell’Azerbaigian, come il legno, lavorato in modo innovativo, e abbinato a materiali universali come il vetro e il metallo.
Per la realizzazione della struttura è stato scelto il vetro Planibel Linea Azzurra di AGC Glass Europe, che è stato utilizzato per le sfere, le parti piane della facciata e i parapetti interni. Prodotto esclusivamente in Italia, questo vetro speciale chiaro è caratterizzato da un aspetto leggermente azzurrato ed è particolarmente adatto per grandi superfici vetrate. La notevole facilità con cui può essere tagliato, molato, temperato, curvato e stratificato, inoltre, lo rendono adatto a progetti complessi. Il pavimento del padiglione è stato realizzato il con Planibel Clearvision, il vetro low-iron con un aspetto estetico neutro, un’elevata trasmissione luminosa ed un’eccezionale resa colore. Vetro protagonista anche in Belgio, dove due vetri BIPV di AGC Glass Europe che incorporano celle fotovoltaiche (SunEwat XL) o una pellicola organica, ricoprono la parte meridionale della cupola geodetica e il tetto del padiglione – due caratteristiche che simbolizzano rispettivamente sia il modello ideale di pianificazione urbanistica del futuro, comprendente una zona centrale con quartieri periferici, sia la tradizionale fattoria belga. Con una superficie totale coperta di 315 metri quadri, le celle fotovoltaiche forniscono elettricità al padiglione generando approssimativamente 130 kWh di energia al giorno.
Vetro e risparmio energetico sono un binomio che funziona anche per il Padiglione Italia, in cui la stratificazione della facciata, fatta di un vetro a bassa emissività e di una seconda pelle esterna in fibrocemento, consente un delta energetico nell’edificio sempre costante e misurato. Ciò significa che nei prospetti maggiormente esposti al sole e rivestiti da ampie superfici vetrate, la tessitura di questi pannelli garantisce la schermatura dell’energia solare in eccedenza. Al contrario di molti altri padiglioni, quello degli Stati Uniti non ha adottato il tetto verde, ma ha scelto per la copertura il vetro “digitale”, che diventa blu scuro o trasparente a comando: oltre a essere un sistema di ombreggiamento, i 300 pannelli che lo compongono possono essere regolati individualmente, come fossero i pixel, giganti, di uno schermo. Infine, il cubo di vetro trasparente del Padiglione Moldavo, con il suo gioco di riflessioni dei raggi solari, invita il pubblico a porre l’attenzione su problemi sociali globali come il patrimonio ambientale, l’apertura e l’uguaglianza.