Grandi spirali rosse e ideogrammi cinesi accolgono gli eterogenei invitati all'inaugurazione della mostra Vertigo. Experimental design from Far East organizzata dallo SpazioFMG per l'Architettura nel giorno che precede l'inizio ufficiale del FuoriSalone 2012. Girato l'angolo di una via Savona che sta ancora finendo di allestire i suoi showroom, le tre vetrine del piccolo, ma iperattivo, spazio catturano lo sguardo e invitano ad entrare a esplorare il vertiginoso universo dell'architettura dell'Oriente, forse non così lontano.
Altre torri vennero scelte, nell'aprile del 2007, per l'inaugurazione di questa piccola galleria, nata dalla trasformazione della sala mostra di Iris Fabbrica Marmi e Graniti e frutto dell'intuizione di voler legare i valori dell'innovazione produttiva e industriale del gruppo modenese al mondo sperimentale degli architetti: erano le evocative torri di Adjara di Michele De Lucchi. Da allora, sette mostre all'anno e tanti eventi, workshop e incontri hanno avuto luogo in questa unica istituzione indipendente esistente in Italia dedicata all'architettura contemporanea e sponsorizzata da un committente privato, che ha fatto della trasparenza, semplicità, immediatezza la sua virtù. "La buona architettura dev'essere un patrimonio di tutti, che ogni persona deve poter capire e amare", spiega Luca Molinari, curatore di tutte le mostre e cerimoniere dello spazio; infatti è facile osservare fuori dalle vetrine gli sguardi dei milanesi incuriositi che rientrano dal lavoro carichi dei sacchetti, ovviamente biodegradabili, del vicino supermarket.
SpazioFMG, un compleanno da vertigine
Lo spazio espositivo milanese sceglie di celebrare il suo primo lustro di attività espositiva con una mostra oltre i limiti.
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- Caterina Maria Carla Bona
- 26 aprile 2012
- Milano
Uno "scrigno" polivalente e versatile che ha trattato negli anni temi urgenti e innovativi dell'architettura, riservando però sempre uno sguardo attento all'Italia e alla Milano in continua crescita: le quattro esposizioni Milano work in progress si sono alternate alla triade di Italians do it better, vedendo come protagonisti gli studi di progettazione che hanno fatto del mondo, vicino e lontano, il palcoscenico della migliore architettura italiana. Il duetto della mostra Costruire secondo natura venne scelto nella sua "seconda edizione" dell'autunno del 2011 come tema per celebrare il 50° anniversario di Iris Ceramica, in continuità con il credo del fondatore, Romano Minozzi, Economia = Ecologia: porre la qualità della vita come orizzonte del settore produttivo industriale, e la sensibilità ambientale, la sostenibilità evoluta, la qualità dei materiali e il loro uso consapevole come strumenti della progettazione. La mostra successiva Ennio Brion: committenza d'autore fu un'occasione preziosa per confermare lo SpazioFMG come piattaforma di dialogo tra architetti e committenti, che vuole guardare ad un brillante passato per fornire una guida ai protagonisti del futuro.
Vertigo. Experimental design from Far East vuole invece indagare il tema della vertigine nel paesaggio urbano contemporaneo, declinandolo in sfaccettature tanto differenti quanto le personalità scelte per esplorarlo: Gary Chang/EDGE Design Institute Ltd. e Barrie HoMH/BARRIE HO Architecture Interiors Ltd. di Hong Kong, e Mok Wei Wei/W Architects Pte Ltd. di Singapore. Questi tre grandi nomi della nuova architettura asiatica, durante la lecture svoltasi al Politecnico di Milano la mattina stessa dell'inaugurazione in un'Aula Rogers densamente popolata di studenti stranieri, insegnano come la presenza di limitazioni (siano esse spaziali o normative) possa diventare in realtà occasione per mettere in pratica poetiche progettuali altre, e come fare dell'alta densità virtù.
"La buona architettura dev'essere un patrimonio di tutti, che ogni persona deve poter capire e amare", spiega Luca Molinari, curatore di tutte le mostre e cerimoniere dello spazio.
Gary Chang, presente alla mostra con tre videoritratti di Hong Kong dal titolo "La città degli estremi", "Una città dalle nuove dinamiche urbane", "Hyper-Density e Super-Intensity" nei quali ammette di "camminare come turista nella città", conferma anche nella presentazione dei progetti il suo stile immediato e d'impatto: una vertiginosa discesa di scala, dai 250 mq del 'Suitcase House Hotel' a quello inferiore all'unità del Tea & Coffee Towers, un vassoio multi-tasking per il servizio da te disegnato per Alessi (egli è stato anche curatore del progetto di Alberto Alessi (un)forbidden city, che dal 2009 ha coinvolto per la prima volta i più grandi architetti cinesi nella creazione di otto vassoi) passando per il suo appartamento di 32 mq, "piccolo perché spendo troppo negli hotel", e situato in una zona malfamata di Hong Kong. "Le zone lussuose non sono un requisito necessario per realizzare progetti di qualità", come appunto questo "domestic transformer" che tramite un sistema di pareti scorrevoli può creare 24 configurazioni spaziali differenti. "Smart use of resources, choice and change, co-existence and connectivity": ad ogni scala e in ogni contesto, l'architetto fa della continua metamorfosi la chiave vincente per la sopravvivenza in una realtà come quella delle metropoli orientali, oggetto di un'onda di sviluppo al limite del controllo. "Singapore nel 2010 è stato classificato dalle Nazioni Unite come l'unico paese col 100% di densità urbana": Mok Wei Wei snocciola una serie di dati e indici a conferma del fatto che la contesa dello spazio caratterizza ogni azione progettuale alla scala architettonica e urbanistica, in questo territorio già fortemente strutturato e regolamentato. Le risposte progettuali sono allora i quattro volumetti inediti che l'architetto presenta alla mostra, esempi applicativi delle strategie per mettere in sinergia scarsità di terra e densità urbana: terrazze condivise, tetti verdi, piani terra come spazi pubblici, integrazione del patrimonio naturale e costruito, rivolgendo anche l'attenzione al patrimonio storico e alla sua conservazione (rinnovamento del National Museum of Singapore). La ben nota superstizione cinese non abbassa però la guardia nemmeno in questi ricercati progetti dello studio w-architects: il quarto e tredicesimo piano degli edifici (numeri di cattivo presagio, in particolare il 4 in quanto omofono della parola morte) vengono svuotati oppure omessi nella numerazione.
Grandi e coloratissimi pannelli con render accattivanti e fotografie estreme, di assai difficile distinzione: Barrie Ho espone alla mostra tre progetti (Urban Re-inventor, Rhizome e Icon) che rappresentano la sua interpretazione dell'architettura verticale in un contesto di iper-densità. Durante la lecture, invece, i colori lasciano spazio al rosso su nero della tradizione cinese, coi quali illustra la sua poetica di "Unification of diversification. United in passion, vision and mission", e le sue collaborazioni progettuali con le archistar internazionali come Foster (Kai Tak Cruise Terminal Building), Hadid (la City Art Square), e Koolhaas. Una grande farfalla animata riporta i colori e anche la musica nell'Aula Rogers del Politecnico con "Urban Cocoon", progetto di rinnovamento del Central Market di Hong Kong. Ilaria Valente, moderatrice della lecture insieme a Luca Molinari, sottolinea alla fine delle presentazioni come i temi affrontati nelle città estreme di Hong Kong e Singapore siano in realtà quelli classici della riflessione e della critica architettonica europea, come la qualità dello spazio dell'abitare, il problema dell'occupazione del suolo e la conservazione del patrimonio storico e delle stratificazioni della città. Resta invece una esclusiva delle megalopoli orientali quel senso di vertigine che da il titolo alla mostra, dato dalla percezione di esasperate verticalità e sovrapposizioni di modularità apparentemente senza fine, da parte di un uomo che si sente ormai "fuori scala".
"Lunch time is urging!": Molinari, rinnovando l'invito allo spegnimento delle candeline del pomeriggio, ricorda come anche l'anno scorso il battesimo della settimana del FuoriSalone allo SpazioFMG fosse stato all'insegna dell'Oriente, con la mostra Architecture as a piece of nature. Un continuo intreccio, quindi, di fedeltà alla tradizione e volontà di rinnovamento e innovazione: accanto alle maxi lastre 150x300 cm di gres porcellanato Maxfine, frutto delle più recenti ricerche del Gruppo ed usate come superfici espositive, viene servita la tanto attesa torta di compleanno, e la co-curatrice degli eventi Simona Galateo e il manager della galleria David Poletti procedono, come novelli sposi, al taglio di quel numero cinque disteso sulla glassa, rosso come i lamponi della guarnizione e di quelle vertiginose spirali sulle vetrine.
Fino al 11 maggio 2012
Vertigo. Experimental design from Far East
SpazioFMG per l'Architettura
via Bergognone 27, Milano