Dentro il campus verticale di Studio Gang a Parigi

Nel nuovo quartiere Paris Rive Gauche, l’hub dell’Università di Chicago appena completato sviluppa in altezza tutte le sue relazioni, e lega il genius loci all’identità del committente attraverso i materiali.

“Pensare globalmente, agire localmente”. È il mantra con cui Jeanne Gang introduce la filosofia di Studio Gang, da lei fondato nel 1997 a Chicago. Siamo in visita al campus parigino della Università di Chicago John W. Boyer Center, uno dei quattro hub che questa prestigiosa istituzione accademica mantiene al di fuori degli Stati Uniti.

L’ateneo disponeva da anni di un pied-à-terre nella capitale francese: la nuova costruzione, il primo progetto di Studio Gang completato in Francia, è più grande della sede precedente, ma non è affetta dal gigantismo che distingue i comuni complessi universitari. Aperta da pochi mesi, si propone di accogliere attività di didattica e ricerca, ma anche di offrirsi come un luogo di incontro e scambio con la città ospitante.

In questo contesto urbano, il progetto della University of Chicago rappresenta qualcosa di completamente nuovo, una nuova terra su cui stiamo edificando.

Jeanne Gang

Studio Gang, Università di Chicago, John W. Boyer Center, Parigi, 2024. Foto Corentin Lespagnol

L’edificio si trova non lontano dalla Senna e vicinissimo al Périphérique, la tangenziale che cinge la città, in una fetta del 13° arrondissement che è pressoché l’ultimo lembo di terra dove l’architettura di Parigi può ancora essere costruita, oltre che ripensata sull’esistente.

Non lontano, le torri Duo di Jean Nouvel si impongono sulla linea dell’orizzonte con il loro equilibrio apparentemente instabile mentre, in direzione del centro, la Bibliotèque Nationale de France di Dominique Perrault spiega le pagine dei suoi edifici-libro. Intorno, una lottizzazione spiccatamente cartesiana annovera esclusivamente edifici contemporanei, costruiti negli ultimi vent’anni su ex terreni industriali e ferroviari. Va da sé che si tratti di uno dei luoghi più lontani dallo stereotipo della Parigi da cartolina, quella dei tetti in zinco e delle facciate riccamente decorate. Eppure, il nuovissimo quartiere, che ha preso il nome di Paris Rive Gauche, si promette di ricreare ciò che la storica e più celebre Rive Gauche, quella del Quartiere Latino, riuscì a rappresentare dagli anni ’50 prima di essere progressivamente neutralizzata dal turismo: un ecosistema di fertile vivacità per gli studenti, che nella zona pullulano – sono circa 30.000 – grazie alla presenza di diverse istituzioni universitarie. 

La sede parigina della University of Chicago rappresenta un nuovo tipo di grafting, o innesto, riprendendo il titolo del volume pubblicato da Gang lo scorso anno, The Art of Architectural Grafting (ed. Park Books), nel quale l’architetta americana delinea un nuovo paradigma per la rigenerazione architettonica ispirato alla metafora dell’innesto tra specie botaniche.

“In questo contesto urbano, il progetto della University of Chicago rappresenta qualcosa di completamente nuovo, una nuova terra su cui stiamo edificando. Anche se non si tratta di un innesto su edifici esistenti e antichi, incarna comunque l'idea di dare nuova vita a uno spazio, costruendo sopra ciò che esisteva prima”, racconta Jeanne Gang a Domus.

Esattamente sotto il blocco dell’edificio, una stazione della rete ferroviaria RER, quella del trasporto intercomunale, fa capolino con la sua entrata, oggi chiusa per lavori ma ben visibile dai prospetti dell’Università, che l’hanno inglobata in un angolo del lotto.

Studio Gang, Università di Chicago, John W. Boyer Center, Parigi, 2024. Foto Fabrice Fouillet

Il rapporto con identità ed elementi architettonici antecedenti, sia locali che internazionali, è quanto emerge ad un ulteriore sguardo sui prospetti. A distinguerli in maniera netta è infatti la presenza di 900 elementi cilindrici con anima in fibra di vetro e rivestimento in pietra calcarea, la classica pierre de Paris degli edifici haussmaniani. Materiale sostenibile, proveniente da una cava a soli 40 km, il cilindro è qui utilizzato in veste di brise soleil, oltre che come filtro osmotico per spezzare la piena visibilità offerta dalle pareti vetrate continue degli uffici e delle classi.

Il richiamo va però oltre la reinterpretazione del genius loci rappresentato dal materiale. Una pietra calcarea molto simile, solo un po’ più grigiastra, è stata impiegata per la costruzione dell’edificio neogotico che accoglie il nucleo più antico dell’Università di Chicago nel suo campus in Illinois. La presenza di queste piccole colonnine in facciata, dunque, è intesa come un richiamo allo stile e alla materialità delle colonne primigenie.

Studio Gang, Università di Chicago, John W. Boyer Center, Parigi, 2024. Foto Fabrice Fouillet

Varcata l’entrata, l’architettura dell’edificio svela una composizione molto più introspettiva, tesa a rovesciare – anche qui, metaforicamente – lo sprawl dei campus americani per ricostruire all’interno ed in altezza ciò che la densità di Parigi impone come uno stile di vita.

Nasce da questa consapevolezza l’idea del campus verticale, che prende vita con la trasformazione dello spazio servente della scalinata in un atrio, elevato così a cuore pulsante e interfaccia di scambio tra tutte le aule e le stanze dell’edificio. Nel progetto di Studio Gang, la scalinata centrale mette in opera una connessione tanto fisica quanto visiva, esaltando la coesione dell’insieme attraverso il senso di apertura e ariosità elevato sulla lunghezza.

Anche i materiali di rivestimento, primo tra tutti il legno, sottolineano il carattere avvolgente dello spazio, oltre a svolgere una funzione fonoassorbente essenziale. All’ultimo piano, una grande aula per conferenze è connessa ad un rooftop aperto sulla città ed allestito a giardino urbano.

Studio Gang, Università di Chicago, John W. Boyer Center, Parigi, 2024. Foto Fabrice Fouillet

Come già menzionato, la sostenibilità è una parte fondamentale dell’“actionable idealism” che anima la pratica di Studio Gang, e si allinea con le regole più stringenti che la città di Parigi ha promosso con il suo nuovo piano bioclimatico, in vigore dal 2024. Una sostenibilità resa tangibile, ad esempio, attraverso la struttura di legno massiccio innestata sui piastri d’acciaio della stazione sotterranea del métro, e ancora attraverso la ventilazione naturale resa particolarmente efficace, l’uso di pannelli solari sul tetto, e l’innesto di spazi verdi per favorire la biodiversità urbana.

“Sono una delle poche americane ad aver scelto Parigi come base per le nostre operazioni in Europa invece di Londra, ma io credo molto in Parigi”, ci racconta Gang a proposito dei prossimi progetti che l’attendono in Francia e nel continente. Una nuova forma di innesto, anche culturale, che vedrà Studio Gang e il suo team locale, co-diretto da Ana Flor e Rodia Valladares, confrontarsi tra gli altri con il progetto di una nuova torre nell’area della Défense e un hub per uffici e laboratori a Grenoble. 

Immagine di apertura: Foto Fabrice Fouillet

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