Riapre Notre Dame: è tutto come prima, ma non il design

Il restauro è stato così filologico che si è spinto a impiegare materiali a rischio tossico e a utilizzare vecchie tecniche costruttive. Solo i progetti di arredi e paramenti cambiano il volto della consuetudine.

Sono le sette di sera del 15 aprile 2019 quando la cattedrale di Notre Dame, gioiello dell’architettura gotica del XII secolo nonché tra le chiese più visitate al mondo, vede il suo tetto consumarsi sotto la furia delle fiamme. I pompieri impiegheranno tutta la notte a spegnere l’incendio, e la struttura arriverà ad un passo dal collasso. Mentre i francesi rimangono allibiti di fronte alla devastazione di uno dei simboli della propria storia nazionale, il primo bilancio dei danni è drammatico: è crollata la guglia di Eugène Viollet-le-Duc, di cui era in corso il restauro, mentre la “foresta”, la struttura di travi in quercia che da ottocento anni sosteneva il tetto, è andata in cenere, travolgendo un pezzo della volta all’altezza del transetto. La chiesa, invasa dai detriti, è esposta alle intemperie e tutta la struttura ha bisogno di essere stabilizzata.

A fronte di uno shock così severo, la ricostruzione diventa una prerogativa di riscatto nazionale. Il cantiere viene messo in campo celermente, sostenuto anche dalla generosità di molti privati che, da tutto il mondo, contribuiranno all’imponente budget per il restauro, attualmente stimato intorno ai 700 milioni di euro. In una prima fase iniziale, che arriverà fino all’estate 2021, l’obiettivo principale sarà quello della messa in sicurezza statica della struttura, della preservazione delle opere, e della bonifica della polvere di piombo - materiale impiegato nel Medioevo per la copertura del tetto, nonché per la guglia - dispersasi durante l’incendio.

Cattedrale di Notre Dame, Parigi. Foto Arnaud Sabatier

Nel frattempo, il dibattito sulle opportunità legate alla ricostruzione si infiamma: come intervenire su questa architettura del passato? Perché non immaginare una reintegrazione contemporanea, che rifletta il corso della storia e delle stratificazioni che questa inevitabilmente apporta al costruito? L’immaginazione a tratti fantasiosa di architetti e renderisti da tutto il mondo non tarderà a proporre soluzioni il più delle volte tanto esilaranti quanto irrealizzabili. Ci penserà il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron a tagliare corto: Notre Dame sarà ricostruita telle quelle, ivi compresa la guglia di Viollet-Le-Duc, intervento postumo risalente al diciannovesimo secolo. Anche per quanto riguarda il ricorso al piombo, le polemiche sono presto messe a tacere. A fronte delle denunce di residenti e associazioni per i danni già provocati e per quelli potenziali, una expertise dell’Alto consiglio per la salute pubblica decreterà nel 2021 l’assenza di rischi per la salute, aprendo di fatto la strada al suo riutilizzo. 

A partire dall’autunno 2021, la ricostruzione vera e propria ha inizio. lo stato di salute di ogni pietra viene passato al vaglio, consolidando o intervenendo là dove una sostituzione si rende necessaria. Le volte crollate vengono ricostruite con un lavoro certosino. La foresta è ripristinata con querce provenienti da tutta la Francia, testimonianza simbolica del contributo offerto da tutto un paese. Ogni tronco è tagliato, ascia alla mano, con la stessa tecnica utilizzata nel Medioevo. Nel frattempo, negli atelier di tutto il paese si restaurano vetrate, statue, gargolle, finanche l’organo scampato miracolosamente alle fiamme. Seguendo un approccio integrativo al restauro, ciò che è troppo rovinato viene sostituito da repliche realizzate da maestri d’arte specializzati. Saranno 2500 gli artigiani al lavoro per la riapertura.

Jean-Charles de Castelbajac con uno degli abiti liturgici da lui disegnati. Foto Alix Marnat

Il 7 dicembre 2024, a poco più di cinque anni dall’incendio, Notre Dame riaprirà con una cerimonia ufficiale presieduta dall’Arcivescovo di Parigi alla presenza di numerosi capi di stato e mecenati, mentre il giorno successivo la cattedrale potrà riaprire le porte ai propri fedeli. Grazie alla pulizia e al restauro, la chiesa ha ritrovato una nuova luminosità: varcata la soglia, i colori di pittura e vetrate, vividissimi, spiccano sulla pietra chiara, restituendo un barlume dell’emozione che i pellegrini dovevano provare varcando il suo Portale del Giudizio. Qualche novità si affaccia però a questo processo di restituzione che ha fatto della fedeltà al progetto originario una pietra angolare, prendendosi il rischio di un aspetto po’ troppo patinato. Il contributo più squisitamente contemporaneo arriva là dove le variazioni sono tradizionalmente mal viste: i paramenti sacri. 

Il suo lavoro è legato al ritmo cromatico e alla forza dell'oro. Facendo eco alle vetrate colorate, il colore è onnipresente sulle pianete bianche, attorno alla croce dorata.

Con la complicità della Diocesi di Parigi, Jean-Charles de Castelbajac, celebre artista francese abituato a far convivere il mondo della moda con quello del design, ha progettato una linea di abiti liturgici grafica ed incisiva, basata sulla restituzione astratta dell’esperienza della luce nella cattedrale. “La luce e il suo splendore hanno guidato il mio gesto creativo, ho pensato alla brillantezza del colore sulla risorgente pietra bionda di Notre-Dame. Il mio lavoro è legato al ritmo cromatico e alla forza dell'oro. Facendo eco alle vetrate colorate, il colore è onnipresente sulle pianete bianche, attorno alla croce dorata”. Abiti e accessori sono stati prodotti da cinque maison d’art specializzate nella confezione, nel ricamo a mano e nella metallurgia: Lesage, Goossens, Paloma, Atelier Montex e Maison Michel, tutti residenti sotto il tetto di 19M, il quartier generale di Chanel dedicato ai mestieri d’arte.

Ionna Vautrin, sedia per la Cattedrale di Notre-Dame. Foto Sebastien Chebassier

Le 1500 sedie della navata centrale, progettate da Ionna Vautrin e prodotte da Bosc, falegnameria a conduzione familiare di Hagetmau, decaduto distretto della sedia nel sud est della Francia, sono state anch’esse concepite all’unisono con l’architettura come una prova di umiltà di fronte alla grandiosità emblematica di questo luogo. Vautrin ha parlato di “semplicità nobile”: sempre usando le sue parole, “la trasparenza e l'altezza della sedia le conferiscono una postura di umiltà e abnegazione, sottolineando al contempo la vertiginosa verticalità della cattedrale. Il suo schienale leggermente abbassato invita i fedeli a utilizzarlo come tavolo di preghiera appoggiandosi in prima fila. La sua silhouette morbida e affabile accoglie comodamente i visitatori per seguire una funzione, ascoltare un concerto o meditare”. Impilabili, possono essere attaccate l’una con l’altra attraverso un giunto in ottone per definire delle linee perfettamente rettilinee.

La trasparenza e l’altezza della sedia le conferiscono una postura di umiltà e abnegazione, sottolineando al contempo la vertiginosa verticalità della cattedrale.

Un altro designer, Guillaume Bardet, è invece l’autore di un altro importante tassello della ricostruzione: l’arredo liturgico. Più simbolico della sedia, seppure ugualmente funzionale, l’altare viene concepito da Bardet sotto un segno parsimonioso ma accogliente, decisamente senza tempo, privo di qualsiasi tentazione decorativa. La scelta del materiale ricade sul bronzo, mimetico ma espressivo. Oltre all’altare, il suo contributo si estende al pulpito, la cattedra, il battistero e il tabernacolo.

Altre novità potrebbero essere presto annunciate con la riapertura. A meno che la crisi politica in corso non offuschi – il governo di Michel Barnier è appena caduto - Macron potrebbe svelare l’8 dicembre il nome dell’artista selezionato per la realizzazione delle nuove vetrate che dovrebbero sostituire quelle di Viollet le Duc. Sono otto, al momento, gli artisti in lizza nell’ultima fase del concorso - Jean-Michel Alberola, Daniel Buren, Claire Tabouret, Philippe Parreno, Yan Pei-Ming, Christine Safa, Gérard Traquandi e Flavie Vincent-Petit - sebbene la Commissione nazionale per il patrimonio e l’architettura abbia dato parere negativo all’intervento. Sul fronte della sicurezza, invece, la chiesa è stata dotata di un nuovo sistema antincendio con sensori che attivano serrande tagliafuoco e una nebulizzazione d’acqua alle primissime allerte della presenza di fuoco. Le cause dell’incendio dell’aprile 2019 non sono al momento state determinate.

Immaigne di apertura: Foto Arnaud Sabatier

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