Alter Nature: We Can

Dalle carote ai bonsai alle piante acustiche ai fagiani arancioni, il centro Z33 illustra i vari modi in cui la natura viene deviata, manipolata e progettata

In "Alter Nature: We Can" il centro belga per l'arte Z33 esplora le pieghe dei temi della fauna e della flora in natura. Attraverso le opere di una ventina di artisti internazionali analizziamo i modi in cui l'umanità manipola la natura e come di conseguenza il concetto di "natura" si trasformi continuamente. Le opere non riguardano l'uso della natura per soddisfare bisogni primari (come la salute, il cibo, la protezione e così via). In questo contesto c'è una miriade di progetti interessanti, ma messi insieme essi conducono inevitabilmente a contraddizioni semplicistiche. Da un lato ci sono progetti che guardano "in positivo" alla trasformazione della natura: scoprono che cosa può fare la tecnologia o indicano soluzioni. Questi progetti vengono spesso criticati perché paiono aderire senza riserve alla fede scientifica nel progresso. Dall'altra parte certi progetti mostrano l'aspetto negativo: riguardano interventi sulla natura che sono andati a finir male. Questi progetti vengono criticati per contrastare l'atteggiamento proibizionista in assoluto del piccolo mondo dell'arte. Criticano ma non offrono soluzioni. "Alter Nature: We Can" vuole superare le contrapposizioni semplicistiche. Le opere in mostra sono perciò prive di ogni carattere strettamente utilitario e l'accento cade sul contesto storico dell'intervento, sulla molteplicità delle manipolazioni e sulla variabilità del concetto di natura.

Driessens & Verstappen, Morphotheque #9 & TreeBalance (1997-2001). Opening photo Hans Op de Beeck, SecretGarden(2003-8), a silent and poetic, but also rather absurd representation of a city garden.

"Alter Nature: We Can" fa parte di "Alter Nature", progetto più vasto condotto da Z33, dall'Hasselt Fashion Museum e dal CIAP in collaborazione con la facoltà MAD dell'università di Hasselt, con l'istituto fiammingo per la biotecnologia (Vlaams Instituut voor Biotechnologie, VIB), con l'università cattolica di Lovanio (KULeuwen) e con il suo centro di ricerca sulle bioscienze (bioSCENTer).

Center for Postnatural History, Specimen collection 29. Courtesy The Center for PostNatural History
BCL (Georg Tremmel & Shiho Fukuhara), Common Flowers - Flower Commons 2009-13. The Common Flowers project is based on and uses the first commercially available genetically altered flower, the carnation. Courtesy BCL, with the support of the Austrian Cultural Forum, Brussels
Allison Kudla, Growth Pattern(2009). Growth Pattern consists of a 2,5 x 2,5m grid in which 64 Petri dishes contain tobacco plant leaves cut in specific shapes. The work takes on the form of a pattern and shows a direct link with design and the history of nature as a motif and interior design element.
David Benqué, Acoustic Botany, 2010. Acoustic Botany presents a garden for listening. Benqué suggests a combination of plant manipulations: from grafting and selective breeding methods to genetic manipulation and synthetic biology, to make flowers and plants produce sounds.
Makoto Azuma, Frozen Pine & Shik, 2010. In Frozen Pine, a Z33 commission, a bonsai pine tree is ‘freeze-sprayed’ and presented in an especially designed refrigerator. The icicles slowly extract the colour from the bonsai tree – the bonsai dies, but its beauty is preserved in optimum conditions.
Tue Greenfort, Wardian Case (Alustar-Sonatural), 2007-2011. This installation consists of a blown up “Wardian Case”, in which orchids are presented. Courtesy Johann König, Berlin
James King, Cellularity, 2010. With this project, James King asks the question of life and death, which he approaches, rather than black and white categories, as a scale; an artificial chemical cell could be for instance 20% or 70% alive according to the functions it can fulfil.