Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1073, novembre 2022.
Nell’Oasi di Ines, mini-appartamento di 36 m2 ristrutturato da Paradisiartificiali, si condensano tanti temi di riflessione ‘milanesissimi’: la casa di ringhiera, un abitare minimo, lo spazio personalizzato, che parla del e al cliente. E in questo, il collettivo milanese Paradisiartificiali ha talento. Si definiscono “architetti fantasy”, “romantici”. “Ci piace interpretare il progetto con una vena fantastica e una componente ludica”, raccontano. Sancendo una complicità emotiva con i committenti, creano spazi evocativi, di forte rappresentazione scenica. Anche con budget molto ridotti, nascono progetti unici, ibridi ed espressivi, che spesso si avvalgono della collaborazione di altri creativi (in questa occasione della stylist Veronica Leali e dell’illustratore Pavel Zhovba). Ecco perché “collettivo”.
L’Oasi di Ines è al quarto piano di una casa di ringhiera, appena fuori dalla cerchia ferroviaria sud della metropoli lombarda. Tra il vuoto (ancora per poco) dello scalo di Porta Romana e i nuovi insediamenti dell’area Symbiosis rimangono degli isolati a corte di inizio Novecento che costituiscono un fronte compatto su strada. Qui, in alcuni isolati a corte d’inizio Novecento si colgono ancora tracce di una Milano popolare che, trasferendosi nella città, sostituì alla vita sull’aia quella nel cortile. Le entrate e le finestre delle abitazioni sui ballatoi, il bucato appeso fuori, i gabinetti in comune, le galline nel cortile e i gatti sulle scale raccontavano consuetudini profondamente comunitarie degli spazi abitativi. Se poco rimane di quella quotidianità, la forma dell’architettura permane e continua a suggerire un’attitudine alla condivisone nella quale il perimetro di ciascuno si fa più labile e il vicinato diventa parte integrante dell’identità domestica.
Da queste suggestioni nasce il tema della zona giorno e l’uovo, metafora della circolarità dell’esistenza, e insieme simbolo antico di speranza e rinnovamento, ne diventa protagonista. Come in un film di Kusturica, galline, piume, uova e ricette prendono vita in cucina nell’opera The chicken sisters dell’illustratore ucraino Pavel Zhovba, che, impresso su piastrelle bianche 10X10 cm di CE.SI. Ceramic, corre lungo la cucina delimitando lo spazio della casa dove si sta insieme e si mangia.
A pochi metri da questa “riunione di famiglia”, nel bagno, prende forma uno scenario più astratto. La cliente ama l’arte e la conosce. Con un gesto di sintesi un po’ surreale e un po’ provocatorio, il bagno diventa così la location per allestire una mostra personale dell’artista statunitense Ellsworth Kelly. “Volevamo che i colori delle piume, i suoni delle stoviglie e il profumo del bucato potessero trasformarsi in esperienza percettiva, ci serviva decostruire il visibile”. Con comuni piastrelle colorate, Paradisiartificiali riproduce alcune opere del maestro americano.
Ecco che in pochi metri quadri e con gesti puntuali, in un’alleanza creativa e plurale tra autori, committenza e fornitori, lo spazio si risignifica, prende vita e comincia a vibrare.