“Qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando”. La frase perentoria di Henry Ford ha accompagnato questa nuova ricerca, dopo quella del 2022, per individuare una mia personale “Top Ten” di proposte volutamente eterogenee. Il “ben fatto”, non necessariamente visibile, sarà il mio ago della bilancia.
10 progetti selezionati da un designer al Salone 2023
Tra le numerose nuove proposte, Lorenzo Damiani ha selezionato le più interessanti tra quelle viste in fiera, scegliendole con l’occhio del designer.
Foto di Marco Menghi
Courtesy Salone del Mobile.Milano, foto di Alessandro Russotti
Courtesy Flos
Foto di Daniele Ratti
Courtesy Nichetto Studio
Courtesy Nichetto Studio
Courtesy Mattiazzi, foto di Florian Bohem
Courtesy Mattiazzi
Courtesy astep
Courtesy astep
Courtesy La Kini
Courtesy La Kini
Courtesy Magis
Foto di Lorenzo Damiani
Foto di Daniele Ratti
Foto di Lorenzo Damiani
Cortesy Stefan Putzer
Courtesy Plank
Courtesy Plank
View Article details
- Lorenzo Damiani
- 27 aprile 2023
Anno nuovo, vita nuova. Questo 2023 sembra quasi un anno zero per il Salone del Mobile di Milano, con i suoi 1962 espositori per oltre 170.300 mq di superficie. La nuova distribuzione di alcuni spazi – con l’obiettivo di offrire un unico livello dedicato all’esposizione – ha riconsiderato le “rendite di posizione” che alcune aziende avevano acquisito nel corso degli anni: se prima ci si muoveva tra i padiglioni aiutati dalla memoria delle visite degli anni precedenti, quest’anno c’è una buona dose di novità e accostamenti inediti. Un aspetto che ritengo sgradevole, per usare un eufemismo, è la sempre crescente richiesta delle aziende di registrare i dati dei visitatori all’ingresso del proprio stand “sparando” il biglietto, pena l’esclusione: qualcuno dovrebbe porre fine a questa assurdità. The City of Lights è il punto di partenza della mia Top Ten.
1. Per The City of Lights (ideatore e curatore scientifico Beppe Finessi): Mandalaki, Halo Horizon, presente alla mostra Albe, luci di domani curata da Matteo Pirola; Costellazione 6, Umberto Riva, parte della mostra Costellazioni, progetto di allestimento Formafantasma
2. Black Flag, Konstantin Grcic, Flos
3. Taky, Luca Nichetto, Wittmann
4. Oto, Studio CE, Mattiazzi
5. LT8, Osvaldo Borsani, Astep
6. Flow, Paolo Ulian, Antoniolupi
7. Twain, Konstantin Grcic e Hella Joungerius, Magis
8. Magia, Michele Groppi, Davide Groppi
9. Ombra, Stefan Putzer, Salone Satellite
10. Randevu, Biagio Cisotti + Sandra Laube, Plank
Il gruppo di progettisti italiano Mandalaki ha creato uno strumento ottico che permette di ottenere una proiezione di sfumature ispirate alla natura, per avere la luce del sole all’interno degli ambienti. Da vedere e rivedere.
Ormai la modularità e la declinazione di un’idea per creare una famiglia è divenuta normalità per un certo tipo di apparecchi illuminanti ma, spesso, si riesce a individuare il progetto generatore dell’intera collezione: in questo caso, tutte le variazioni proposte (come il nome stesso suggerisce) mantengono un forte carattere autoriale. Gli snodi presenti nella composizione permettono di variare il corpo di questo prodotto al variare delle necessità di illuminazione dello spazio, per poi richiudere il tutto contro la parete. Il corpo a sbalzo nel vuoto dell’ambiente rimane sempre ortogonale alla parete di riferimento e parallelo al pavimento, portando la luce anche in mezzo a una stanza.
Ho voluto inserire questo prodotto, anche se è stato presentato nel 2022. Mi ha molto colpito per la sua presenza scultorea, ottenuta attraverso l’utilizzo di un legno lamellare di faggio; la sezione circolare della base, scelta per offrire la massima stabilità, si riduce attraverso uno schiacciamento della materia nella parte superiore, generando così la superficie appropriata per ottenere una comoda maniglia che suggerisce l’attitudine nomade di Taky. Il piano a sbalzo non può certamente passare inosservato.
Una famiglia di elementi dalla funzione “aperta” e ibrida, interpretabili in modi completamente differenti dai rispettivi utilizzatori. Realizzati in legno Okoumè, questi oggetti dalla struttura decisa e basica ci ricordano come un progetto possa essere risolto con una scintilla, ovvero un semplice particolare che dialoga – ma in pieno contrasto – con la composizione: questo avviene con Oto, in cui il collegamento sinuoso si inserisce in modo inatteso tra le due componenti verticale e orizzontale.
Questa riedizione storica ci regala un prodotto che dialoga strettamente con l’architettura, della quale entra a far parte. Attraverso un sistema a pressione, LT8 può essere facilmente fissata tra pavimento e soffitto senza forare o rovinare nulla; il rapporto tra la lampada e la parete diviene necessario per leggere meglio la presenza della luce stessa nell’ambiente. Progettata e rifinita in ogni suo particolare, questa raffinata riedizione rispetta pienamente il progetto del suo autore con un’attenzione all’utilizzo di led e alla possibilità di sostituire qualsiasi componente per garantire un’autentica longevità all'oggetto.
Lavabo freestanding in marmo di Carrara plasmato dalla fluidità dell’acqua. La ricerca progettuale del designer, spesso rivolta a indagare nuove possibilità di lavorazione e di utilizzo dei materiali lapidei, ha creato un oggetto sperimentale dalle rigorose forme geometriche e caratterizzato dalla lieve presenza di increspature irregolari, generate dall’incrocio dei due getti d’acqua necessari per realizzare l’anello superiore di marmo.
Questo prodotto stupisce gli “addetti ai lavori” già per i suoi autori. Due personalità progettuali differenti, unite per ragionare sui processi produttivi, reinterpretano la storica sedia Safari con l’obiettivo di renderla più aderente alle esigenze e al gusto contemporaneo. Massello di legno tornito, cinghie con cricchetto dai colori decisi e un rivestimento finemente decorato – che evidenzia l’esperienza della designer olandese in ambito tessile – trasformano questa rivisitazione in un nuovo classico. Molto interessante, a livello costruttivo, la sfera che garantisce il fissaggio del bracciolo in cuoio alla gamba; in coppia, invece, le sfere divengono guida per il passaggio della cinghia. E’ semplice, così, montare la propria Twain e bloccare in trazione la struttura stringendo il cricchetto.
Un sistema di illuminazione costituito da elementi di sezione cilindrica, realizzati con una resina che interagisce sulla rifrazione della luce e, contemporaneamente, nasconde alla vista la fonte luminosa a led. Un apparente semplice sistema di rotazione permette di orientare la luce nello spazio, attraverso la rotazione del cilindro stesso in resina. Una magia completata da un sistema di cavetti d’acciaio, che permette ai diffusori di galleggiare nello spazio in modo ordinato.
Anche quest’anno un giro al Salone Satellite mi ha portato a scoprire l’interessante progetto di un giovane designer: uno sgabello che gioca sul rapporto tra cemento e legno massello e sulla loro differenza di superficie e di peso. Le classiche spine di legno sono lasciate in bella vista, evidenziate con un cambio di colore. Mi ha colpito questa proposta perché il designer ha progettato uno sgabello senza rifarsi all’estetica del “bel disegno”, mantenendo un grado di finitura molto alto per un prototipo proposto da un giovanissimo.
Questo tavolino pieghevole in metallo dalle forme semplici, forse progettato per passare inosservato, racchiude nello snodo una piccola invenzione che permette al piano e alle stesse gambe di richiudersi e appiattirsi: in questo modo il tavolino può essere comodamente appeso alla parete con un conseguente risparmio di spazio. Questo è l’esempio in cui la qualità si trova anche dove non si vede.