“Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001” è una mostra complessa che ristabilisce il ruolo culturale della moda italiana – da troppo tempo priva di una politica statale che organizzi e sostenga la sua presenza nei musei e negli ambiti della ricerca accademica – dentro e fuori i confini nazionali in un trentennio cruciale. Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi hanno ideato e curato questo grande progetto corale che, ancora una volta dopo “Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968”, riattiva la narrativa visionaria e multiforme della moda del nostro Paese.
Italiana 1971-2001: tre decenni di moda in mostra a Milano
Curata da Maria Luisa Frisa e Stefano Tonchi, “Italiana” riunisce abiti e accessori che hanno segnato intere epoche e rivoluzioni del quotidiano. E nei quali è facile riconoscersi.
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- Rossella Locatelli
- 08 marzo 2018
- Milano
“La moda italiana è stata quella che meglio nel mondo ha saputo interpretare gli uomini e le donne della fine del Novecento fornendo loro gli abiti della quotidianità. È quel laboratorio creativo che, oltre a produrre oggetti straordinari che popolano il mondo, ha creato entità incredibili come la figura dello stilista, l’industria e l’artigianato. Dal loro incontro nasce questo percorso che ne celebra la qualità senza nessuna intenzione nostalgica. Nel tentativo di restituire una complessità che è tutta da indagare, “Italiana” non è organizzata in modo cronologico. Il focus è quello del nostro sguardo, di chi quegli anni li ha vissuti e si è avvicinato alla moda perché straordinario punto d’osservazione sulla contemporaneità”, racconta Maria Luisa Frisa.
Attraverso una serie di temi – Identità, Democrazia, In forma di logo, Diorama, Project Room, Bazar, Postproduzione, Glocal, L’Italia degli oggetti – la moda italiana di quei 30 anni seminali ci appare come uno strumento identitario ed emblematico: in quegli abiti, in quegli accessori non solo riconosciamo noi stessi, riconosciamo anche intere epoche e rivoluzioni del quotidiano.
In relazione alla sezione “Identità”, Maria Luisa Frisa spiega: “Si tratta di un tema attualissimo su cui la moda italiana ha riflettuto in maniera autonoma e diversa rispetto a quello che era stato fatto in altri Paesi. Io dico sempre che lo smoking di Yves Saint Laurent è una straordinaria invenzione, ma legata all’androgino degli anni Venti; la moda italiana ha ridefinito il concetto di mascolinità e femminilità in una visione più contemporanea, dopo le battaglie femministe e l’affermazione dell’uomo moda. La moda in Italia si adatta ai cambiamenti”. Per restituire questo rapporto simbiotico tra moda e storia sociale, politica e culturale del nostro Paese, Maria Luisa Frisa non ha dubbi: “Le mostre sono importanti. Sono dei display visibili che rendono comprensibile l’oggetto di cui stiamo parlando. La mostra è un fatto fisico, costruisce un dialogo tra gli oggetti e definisce un percorso”.
La mostra si muove tra salti e connessioni inattese tra moda, arte, design e fotografia. Nella sala “Glocal” Giulio Paolini e Luigi Ontani dialogano con la Magna Grecia neobarocca di Gianni Versace, l’ironia delle cartoline di Franco Moschino e un bellissimo servizio di Alfa Castaldi per L’Uomo Vogue del 1979 dedicato al tabarro.
La moda come oggetto progettato è al centro della sezione “Project Room” con le ricerche sperimentali di Nanni Strada – Il Manto e la Pelle (1974), la sua collezione Etnologica per Sportmax (1971-1972) – e le esperienze d’avanguardia del dressing design di Archizoom (1971-1973) fino all’elaborata maglieria di ricerca di Missoni, Krizia, Pour Toi e Fuzzi degli anni Ottanta. Ritroviamo qui esposto vario e prezioso materiale d’archivio del progetto elaborato da Archizoom con Fiorucci Vestirsi è facile (1972) che Maria Luisa Frisa definisce “una declinazione straordinaria del design della moda e dell’architettura che riflette sull’utopia dell’abito”. In “Diorama”, sopra una moquette, rielaborazione di una stampa di Gianni Versace del 1996, si materializza un paesaggio eclettico composto da oggetti della moda – l’abito LED di Cinzia Ruggeri e una tuta-ventaglio di Krizia entrambi d’inizio anni Ottanta – e oggetti iconici del design come lo specchio Ultrafragola di Ettore Sottsass, Dalilatre di Gaetano Pesce, la lampada Luminator di Pietro Chiesa e la poltrona Mies di Archizoom.
In questa sezione un focus dedicato a Domus, con gli scatti di Cinzia Ruggeri ritratta da Occhiomagico nel 1983 e una selezione di quelle immagini visionarie create spesso dello studio Alchimia che riempivano le pagine e le copertine di Domus moda, supplemento voluto da Alessandro Mendini nel 1981, tra i primi a intuire e sottolineare l’importanza di introdurre la moda nel dibattito sulla cultura italiana del design.
- Italiana. L’Italia vista dalla moda 1971-2001
- 22 febbraio – 6 maggio 2018
- Maria Luisa Frisa, Stefano Tonchi
- Palazzo Reale
- piazza Duomo, Milano