Quando nel 2015 gli viene incaricato il ruolo di direttore creativo presso la Maison Balenciaga, Demna Gvasalia era uno stilista georgiano, appena trentenne, piuttosto sconosciuto. Certo si era dimostrato un giovane promettente, potendo vantare il diploma presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa oltre che fruttuose collaborazioni da Martin Margiela o Louis Vuitton. Inoltre, soltanto l’anno prima aveva fondato, insieme al fratello Guram, il brand Vetements, la cui prima collezione fu curata ed esposta all’interno degli spazi di Le Depot, un piccolo gay club parigino, pilastro centrale della cultura queer francese e di diverse sottoculture a partire dagli anni ‘70.
Un incarico difficile, quello che Demna era pronto a coprire: dal sofferto ritiro del fondatore Cristobal Balenciaga del 1968, la casa di moda era rimasta dormiente fino al 1986, per poi essere comprata dal Gruppo Kering nel 2001. Nonostante le vendite, i numeri e il successo, Balenciaga accusava un disperato bisogno di qualcosa di nuovo, un qualcosa che spolverasse i codici del marchio, un qualcosa che togliesse la ruggine, un punto di vista più attuale che però non voltasse le spalle al passato e alla tradizione.
Stravolgendo l’identità di Balenciaga, Demna si è inserito a capofitto in un mercato della moda sempre più esigente e vorace, dove sopravvivono solo i più forti o le mosse azzardate: una voce unica, riflessiva, non curante di macchiarsi di oscurità o controversie, capace di osservare la contemporaneità in tutte le sue sfaccettature, dalle scomode politiche al camp e al kitsch, servendosi della provocazione come immancabile strumento di comunicazione. La moda proposta da Demna faceva i conti con i volumi spropositati dell’oversize e con un’estetica dark e a tratti anti-umana, mentre lo street style si insinuava nell’alta moda per codificare il nuovo Balenciaga. “It’s my story now and I don’t want to try to be Cristóbal Balenciaga, which I could never be. But I can be myself”, aveva detto in un’intervista ai microfoni di System Magazine nel 2021. Rispettando la sua promessa, Demna è stato antitesi e al tempo stesso perfetto erede di Cristobal, facendosi Balenciaga ed estendendo il marchio ovunque.
It’s my story now and I don’t want to try to be Cristóbal Balenciaga, which I could never be. But I can be myself
Demna
Eppure, anche l’era di Demna da Maison Balenciaga era destinata a finire: tramite un comunicato, il gruppo Kering ha appena indicato proprio Demna come nuovo direttore creativo di Gucci, che il mese scorso ha salutato Sabato De Sarno, non dimostratosi capace di risollevare le sorti della casa fiorentina dopo l’uscita di Alessandro Michele, oggi da Valentino. L’addio ufficiale avverrà a luglio, con l’ultima couture collection.
In questo modo, anche Demna prende parte al valzer dei direttori creativi, il termine con cui il mondo della moda spiega l’inesauribile viavai di designer tra le Maison più rinomate. La notizia, assolutamente inaspettata, lascia in molti con grandissimi dubbi: proprio come accadeva dieci anni fa, Demna si trova a prendere in mano le redini di una prestigiosa casa di moda, che però necessita disperatamente di risorgere. Sarà in grado di declinare al mondo Gucci un’estetica riconoscibile e già consolidata come la sua? Ma soprattutto - la domanda che tutti si chiedono - Demna salverà Gucci o le darà il colpo di grazia?
1. Kim e Demna al Met Gala, 2021
Sono tante le celebrità che possono vantare lo status di Balenciaga Ambassador, ma la musa per eccellenza di Demna è stata senz’altro Kim Kardashian, di cui il designer ammira la capacità di aver costruito un brand estremamente riconoscibile attorno alla sua persona (una delle più ambite missioni di Demna per Balenciaga). I due debuttano come coppia creativa nel 2021, in occasione del Met Gala, uno degli eventi di moda più attesi e rinomati dell’anno, sfilando praticamente come delle ombre, coperti di nero dalla testa ai piedi, trasformandosi in concettuali silhouette che sfidassero sfacciatamente le regole della moda e dell’evento stesso.
2. Ritorno alla Haute Couture, 2021
Maison Balenciaga torna con la prima collezione haute couture dopo 53 anni, firmata Demna Gvasalia. I più attenti possono riconoscere nel serioso silenzio della sfilata, come fosse una funzione religiosa, oltre che nel numero dell’abito che ogni modella porta con sé, dei nostalgici richiami al modus operandi delle stesse sfilate all’epoca del fondatore. Con questa collezione Demna apre le porte a un’ulteriore sperimentazione stilistica, basata sul debutto di elementi come jeans e felpe sportive come parte della nuova realtà haute couture.
3. Collezione Autunno Inverno, 2022
Un incapsulato campo di neve dalla forma circolare, dove le modelle sfilano a tentoni, inciampando sul terreno ostile. Così Demna pensa la collezione AW 2022, in un chiaro messaggio anti guerra universale, che però attinge anche alla storia personale del designer georgiano.
4. Lo scandalo della campagna “Gift Shop”, 2022
Il rischio di cadere, specialmente quando si vola così in alto e in modo così provocatorio, può diventare inevitabile. Così Demna è stato l’Icaro del 2022, con l’ambigua campagna natalizia che vedeva dei bambini accompagnati da orsetti di peluche vestiti da manette e catene, in palese stile bondage. Questi scatti sono stati accusati di promuovere la pedopornografia, costringendo l’intera Maison nonché Demna stesso a scusarsi pubblicamente per il “malinteso”, oltre che a una serie di collaborazioni della casa di moda con associazioni a tutela dei diritti umani e dei bambini.
5. Armor Dress della Haute Couture Collection, 2023
Un omaggio a Giovanna D’Arco, la scintillante armatura indossata da Eliza Douglas, con la gonna a campana stampata in 3D e laminata al cromo, in occasione della Couture Collection 2023. Con questo abito Demna voleva creare una realtà onirica dove un abito diventa un’armatura e una protezione, oltre che un ponte che connette l’io interiore e quello esteriore. L’abito oggi è esposto al Louvre di Parigi.
Immagine di apertura: Demna, armor dress. Courtesy Balenciaga
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