Domus: Come è nata questa collaborazione con Lobmeyr e perché i lecca-lecca?
Bertille & Mathieu: Siamo stati invitati da Passionswege a collaborare con Lobmeyr in occasione del festival del design e a creare qualcosa da esporre nel loro showroom. Il punto di partenza concettuale era la similitudine tra il processo di fabbricazione del cristallo e quello delle caramelle. Entrambi partono da una polvere fusa con il calore, diventano trasparenti e si possono soffiare, stampandoli o dando loro una forma. Un altro punto era la nostra intenzione di mettere in risalto i prodotti di Lobmeyr senza parlare direttamente né del lungo tempo che occorre per la loro incisione né di quanto siano costosi. Abbiamo scelto un modo molto immediato e popolare di sperimentarne la precisione e abbiamo allestito una fabbrica di caramelle in cui produciamo in diretta dei lecca-lecca di zucchero usando dei cristalli come schema e ispirazione fondamentale. Alla fine i lecca-lecca vengono venduti a 1 euro e sono contemporaneamente il modo più accessibile di accostarsi a Lobmeyr e un lussuoso piacere effimero. Era nostro desiderio aprire le porte a un pubblico che di solito non entra in questo genere di negozio, e offrirgli una prospettiva non troppo elitaria delle stupende collezioni di Lobmeyr.
Domus: Parlando dei vostri lavori: dove trovate il primo impulso creativo di un progetto? Camminando, leggendo, sognando?
Bertille & Mathieu: Di solito iniziamo con un’ampia discussione che può durare parecchie ore (e parecchi caffè). Non facciamo schizzi ma ci limitiamo a chiacchierare, soprattutto però di un certo argomento, e l’ispirazione arriva con l’incrociarsi inatteso delle idee.
Domus: Come rappresentate fisicamente la prima idea di un progetto: con un disegno su un taccuino, mettendo insieme dei materiali, prendendo delle note?
Bertille & Mathieu: In genere disegniamo, ma per rappresentare le idee a tutto tondo spezzo usiamo oggetti preesistenti come materia prima e li mettiamo insieme o li cambiamo di posizione e così via. Cosa che può essere contemporaneamente pericolosa e interessante: secondo gli oggetti che usiamo, possono essere troppo forti dal punto di vista visivo e influenzare il progetto.
Domus: Qual è il vostro più antico ricordo del design?
Bertille Laguet: A quattro anni mi facevo la casetta con le sedie Cesca di Marcel Breuer dei miei genitori. Usavo due sedie, schienale contro schienale, e ci mettevo sopra un lenzuolo.
Domus: Quali oggetti sintetizzano o rappresentano per eccellenza il design?
Bertille & Mathieu: Diciamo la sedia Thonet n. 14. È un riferimento molto antico ma ancora significativo e contemporaneo. Era una visione così radicale e moderna per la metà dell’Ottocento, quando il concetto di design come lo conosciamo oggi non esisteva. La sedia è un brillante compromesso tra funzionalità, semplicità, mentalità industriale, uso delle migliori qualità di un materiale senza eccessi razionalisti e conservando un’eleganza poetica che stimola la fantasia e continua a inserirsi bene nel nostro ambiente a centocinquant’anni di distanza.
Domus: Qual è l’oggetto più irrinunciabile per l’umanità?
Bertille & Mathieu: Il foglio di carta. Perché con i fogli di carta si fanno i libri e i libri sono in grado di ricordare per anni le storie (belle e brutte) degli uomini e di tramandarne il racconto.
Domus: Pensate che si debba tener conto della storia del design quando si crea un prodotto nuovo oppure preferite guardare al futuro piuttosto che al passato?
Bertille & Mathieu: Del passato bisogna sempre tener conto perché, a differenza del futuro, lo conosciamo. Conosciamo quel che ha funzionato e quel che a quanto pare è stato uno sbaglio. Ma naturalmente una cosa che non ha funzionato nel passato oggi o in futuro potrebbe funzionare. Quindi invece di fuggire in avanti verso il futuro cerchiamo di avere i piedi ben piantati nel presente e di trovare ispirazione nell’esistente, pur mantenendo uno sguardo appassionato ma critico sul passato e un occhio curioso ma intelligente sul futuro.