Extraterreno

Justin McGuirk individua nell’ossessione per la funzionalità messa in moto dal Modernismo, e amplificata dal mercato, la causa del proliferare di prodotti super-efficienti che, anziché regalarci tempo libero, creano nuove schiavitù.

Questo articolo è stato pubblicato su Domus 968, aprile 2013
Illustrazioni di Danilo Agutoli


Se siamo ciò che consumiamo, allora nulla meglio delle bevande energetiche manifesta la nostra condizione all’inizio del XXI secolo. Sistemi di spaccio di caffeina in barattolo, gli “energy drink” promettono di renderci performanti, si tratti del terreno burocratico di un foglio di calcolo e di target prestazionali o delle superfici di gioco su cui facciamo a pezzi tutte le nostre fantasie di essere questo o quello. La trasformazione in merce dell’energia latente ha generato un settore multimiliardario in dollari, perché, nell’ottica protestante, il messaggio sottinteso nel capitalismo ci fa capire che possiamo mettere in discussione il nostro talento, di certo non il nostro ritmo di lavoro. Una lattina di Relentless (‘inarrestabile’, ‘senza tregua’) uno stimolatore a base di glucosio venduto sotto un logo in caratteri gotici, è un passo verso una vita “senza mezze misure”. Relentless è una dose che ci aiuta a porre rapidamente rimedio a una performance mediocre: l’equivalente di una supposta Duracell, e la trovi nel negozio all’angolo. Relentless è un manifesto di una sola parola.

Jawbone® ICON™. Cuffiette Bluetooth che eliminano qualsiasi rumore di fondo e si collegano a diversi dispositivi. Main feature: tecnologia militare NoiseAssassin® 2,5 con riduzione del vento; sensore di attività vocale che rileva le vibrazioni del parlato; streaming di musica e audio; si collega a più apparecchiature. Illustrazione di Danilo Agutoli


Il grande cliché del tardo capitalismo è che la nostra è l’età dell’eccesso. Ma eccesso di cosa? Marc Augé ha definito quella che ha chiamato ‘supermodernità’ in termini di eccesso di spazio—di aeroporti, centri commerciali e altri sperperi spaziali. Ma se l’architettura è infestata di non-luoghi e luoghi-spazzatura, il design, dal canto suo, indulge in un altro tipo di eccesso. Il design sta annegando in un surplus di prestazioni. È intrappolato in un ciclo a 2.000 giri al minuto, messo in moto dal Modernismo. Inarrestabile. I modernisti ci hanno lasciato come credo la funzione, e una volta che ci siamo abituati al suo gusto il mercato ha preso il sopravvento, facendo quello che sa fare meglio: ha portato l’ossessione modernista per la funzionalità alla sua assurda conclusione. Le grandi marche hanno ammucchiato funzione sopra funzione, hanno perfezionato e incrementato, accelerato e sostituito, spendendo miliardi in ricerca e sviluppo a caccia dell’evoluzione infinitesimale. Noi, i consumatori, abbiamo provato a tenere il passo, ma siamo rimasti perennemente a inseguire.

MBT trainers. Linea di scarpe progettate per migliorare la postura, ridurre il dolore lombare e incrementare l’attività muscolare grazie al principio di sbilanciamento. Main features: Masai Sensor in poliuretano morbido all’altezza del tallone, per dare la sensazione di camminare su un terreno cedevole; suola intermedia con area di bilanciamento; suola esterna resistente, per aderire alle diverse superfici; sottopiede multifunzionale in poliuretano termoplastico a doppia intensità. Illustrazione di Danilo Agutoli


Condannati al desiderio e alla gelosia, abbiamo guardato rapiti mentre i prodotti di consumo assumevano una lucentezza spettrale. I prodotti non erano più soltanto buoni, erano incredibili. Non si limitavano a funzionare, ma iper-funzionavano. La nostra è l’età dell’extraterreno. Ben lontano dal significare quel che sembra significare (ovvero, molto ordinario), ‘extraterreno’ diventa piuttosto un riferimento all’essere di un altro mondo. I prodotti extraterreni sono al tempo stesso banali e troppo buoni per il nostro mondo. Appartenendo al regno della iper-prestazione, mettono alla prova il limite della nostra comprensione. Dove noi falliamo, loro hanno successo. Sono la reificazione di tutto quello che vorremmo poter fare, del nostro desiderio di essere performanti.

Quando James Dyson, il mago dell’aspirare e soffiare, ha lanciato il Dyson Airblade Tap, il mondo si è fermato in un nanosecondo di incredulità collettiva. Sei veramente andato un passo più in là? Hai sul serio integrato l’asciugamani ad aria in un rubinetto? Il sito web satirico The Daily Mash ha risposto con il titolo di testa, “L’umanità dice a Dyson: forse l’avevamo già risolto il dilemma ‘mani bagnate’!”. Questo titolo, tuttavia, fraintende del tutto ciò che spinge i prodotti verso l’iper-prestazione. Non si tratta di un bisogno, è una questione di mercato. Quel che Dyson offre al mercato è un’ulteriore microefficienza: ci risparmia il mezzo secondo che ci vuole per spostare le mani dal lavandino all’asciugamani elettrico attaccato al muro, vicino al lavandino stesso.

Cosmonaute, Breitling. Cronografo in serie limitata (1.962 esemplari) nato come omaggio allo storico Navitimer del 1962, che ha partecipato alla conquista dello spazio a bordo della Aurora 7. Main features: cronografo a ¼ di secondo, totalizzatori di 30 minuti e di 12 ore, datario; movimento meccanico a carica manuale; 28.800 alternanze/ora; emblema della missione Aurora 7 e scala di conversione tra gradi Celsius e Fahrenheit incisi sul fondocassa; i9mpermeabilità: 3 bar; riserva di carica superiore a 70 h. Illustrazione di Danilo Agutoli


Questa, certamente, è la medesima premessa della Cucina di Francoforte degli anni Venti, che ottimizzava i movimenti in uno spazio compatto, di modo che la casalinga sprecasse meno energie. Nel Dyson Airblade Tap, il progetto modernista è vivo e vegeto ma, anziché tradursi in un beneficio per la donna di casa, permette di risparmiare microsecondi nei bagni di un aeroporto, rendendo più scorrevole il viaggio verso il cancello d’imbarco. Si rivelerà massimamente utile a tutti coloro che dominano sullo spazio-spazzatura, come i grandi manager, magari sul genere di quelli che sfoggiano orologi Breitling Cosmonaute. Il quadrante zeppo di numeri del Cosmonaute misura il tempo in quarti di secondo. Superando la capacità umana di percepire differenziali di tale natura, l’orologio concretizza l’ethos dell’iper-prestazione, diventando un manifesto ideale in forma di semplice congegno. Anziché stimolarle, soddisfa le ambizioni dei broker, che nei loro uffici ai piani alti aspirano a sentirsi come piloti in un duello aereo a 10.000 metri di altezza.

Gillette® Fusion®. Serie di rasoi di ultima generazione a più lame dotati di piccoli congegni che aumentano le prestazioni. Main features: sistema a 5 lame ravvicinate per ridurre la pressione sulla pelle; striscia sottile in cima al rasoio che rilascia sostanze lubrificanti; telaio di protezione dotato di 15 microalette per tendere la pelle; micropettine che aiuta a guidare i peli verso le lame. Illustrazione di Danilo Agutoli


Nell’arredo, l’iper-prestazione ha raggiunto la sua apoteosi nella sedia Aeron. Quello che era cominciato come un processo per progettare una comoda poltroncina per persone di età avanzata, ha finito per produrre un trofeo da sala riunioni nell’epoca del boom dotcom. La sfacciata tecnicità della Aeron era il suo punto forte. Il suo comfort meccanizzato sfoglia via gli strati di spugna e pelle, lasciando in vista il sedile in rete e un marchingegno fatto di leve e meccanismi per regolare l’inclinazione. In realtà, questo sistema tecnico non era stato concepito solo per diventare una sedia. I suoi progettisti stavano sviluppando un concetto chiamato Metaforms, che si riteneva avrebbe prodotto una soluzione globale di arredo per ogni necessità e compito, per ogni comportamento umano—ma che si è ridotto a una poltroncina. Che, in quanto tale, svolgeva il suo compito fin troppo bene. Rendeva possibile stare seduti per un’ora di fila senza interruzioni, trasformandoci in schiavi del lavoro. Anticipando crudelmente ogni nostra mossa, ci incatenava a una vita di iper-prestazioni.

La meccanizzazione doveva essere liberatoria. Il problema del determinismo tecnologico è che la tecnologia determina il nostro comportamento almeno quanto noi determiniamo il suo. Siegfried Giedion ci mise in guardia a questo proposito già 65 anni fa. Mechanization Takes Command è pieno di “soluzioni puramente tecniche”, che “non trovavano risposta nella temperie emozionale dell’epoca”. Nel libro troverete l’antenata ottocentesca dell’Aeron: la Invalid Chair del 1838, esemplare reclinabile a più snodi che rappresenta fondamentalmente una La-Z-Boy meno obesa— La-Z-Boy è naturalmente tutt’altro che obesa, ma nel suo essere ultraperformante fa in modo che lo diventiamo noi. Tuttavia, Giedion ha messo in chiaro che meccanizzazione voleva dire progresso. Negli anni Sessanta, Reyner Banham è stato altrettanto chiaro. Per Banham, le lavatrici e le unità di smaltimento dei rifiuti erano strumenti di liberazione sociale. Questi gadget e questi meccanismi liberavano le donne (sua madre, per esempio) dalla schiavitù di trascorrere la giornata chinate su pentoloni di rame.

Australian cigarettes. In Australia, una legge per sostenere la lotta contro il fumo, approvata dal tribunale lo scorso dicembre, impone nuove regole per il packaging dei pacchetti delle sigarette. Lo scopo è togliere l’alone di glamour che ne permea il consumo, soprattutto tra i più giovani. Main features: marchi poco visibili e privi dei caratteri tipografici distintivi; immagini crude o di malattie. Illustrazione di Danilo Agutoli


Se l’obiettivo di tale meccanizzazione era avere più tempo libero, allora anche il tempo libero è diventato il soggetto delle pretese della iper-prestazione. Il motore fuoribordo idealizzato da Bahnam è diventato un jet-ski. I maglioni che portavamo in montagna sono diventati abbigliamento tecnico, un paesaggio fatto di marchi e materiali miracolosi come Gore-Tex® e ThinsulateTM — abbigliamento sportivo degno dell’Everest ma indossato per avventurarsi nelle strade del centro. La logica dei prodotti performanti, nella sua auto-perpetuazione, ha prodotto dei discendenti dotati di poteri mutanti. Pensiamo alle scarpe MBT. Somigliano a una calzatura ortopedica con suola curva, e tuttavia, anche senza un nome capace di catturare l’attenzione, la mbt vende milioni di paia all’anno. La promessa iper-prestazionale fatta dall’azienda è che la scarpa lavora al posto nostro, rafforzando la muscolatura e rassodando le chiappe mentre camminiamo. Non c’è da stupirsi che la gente straveda per loro. Ecco poi la cugina FitFlop, un’infradito che vi fa stare in forma. “Caffeina per i piedi”, promette lo slogan. Senza tregua?

I prodotti extraterreni si manifestano pienamente quando mettono alla prova la nostra capacità di capirli. Le cuffie a rumore zero della Bose sono un prodotto di consumo che equivale alla fisica delle particelle elementari. Impiegano una specie di antimateria contro le onde sonore antagoniste per offrire un’esperienza di ascolto condita con il più prezioso ingrediente-prodotto della vita: l’assenza di distrazioni. Come un barattolo di deodorante Febreze®, che ha fama di “eliminare gli odori, non di mascherarli”, la cuffia ingaggia un duello aereo contro le forze del rumore di fondo. L’analogia bellica è appropriata, dato che una tale tecnologia si infiltra nel mercato partendo dalle applicazioni in campo militare. L’apparecchio Bluetooth Jawbone® ICONTM, per esempio, vanta l’impiego della tecnologia “di livello militare” NoiseAssassin®. Nel feticismo delle merci, l’espressione “di livello militare” provoca l’irresistibile “effetto erba gatta”. Se va bene per l’esercito, figuriamoci se non va bene per noi.

Dyson Airblade Tap. Asciugamani ad aria e rubinetto sono uniti in un unico prodotto da installare sopra al lavabo. Main features: asciuga le mani in 12 secondi; i getti d’aria viaggiano a 692 km/h; un filtro HEPA che rimuove il 99,97% di batteri a 0,3 micrometri dall’aria usata per asciugare le mani. Illustrazione di Danilo Agutoli


E non è solo la militarizzazione dell’anti-suono ad aver fatto ingresso nel mercato, ma anche la militarizzazione del suono. ‘Repellenti’ per adolescenti come il Mosquito usano frequenze ultrasoniche per tenere alla larga dagli spazi pubblici i giovanissimi non graditi. Forme così spinte di antiliberalismo funzionano solo perché questi prodotti possono prendere di mira l’udito degli under 25. I prodotti stanno diventando iper-performanti non solo nell’attrarre, ma anche nel respingere. L’imballaggio blister, per esempio, è così efficace nel prevenire il furto che impedisce anche all’acquirente di avere accesso al prodotto. Tutto quello che vi serviva era una penna USB, eppure vi trovate a dover provare ogni attrezzo affilato a vostra disposizione contro un’armatura di plastica termoformata solo per liberarla dall’involucro. La deterrenza è una nuova forma di seduzione. I pacchetti di sigarette australiane hanno eliminato il glamour della marca a favore di un glamour gotico di morte. I messaggi di pericolo per la salute sono diventati un orrifico spettacolo di gengive marcescenti e organi imputriditi. Ma forse i più efficaci tra questi messaggi sono quelli che prendono di mira le nostre prestazioni—sessuali, s’intende.

L’ansia di prestazione in camera da letto è esacerbata dalla paranoia del maschio riguardo ai gingilli appostati in fondo all’ultimo cassetto, come i Rabbit o altri gadget che garantiscono soddisfazione. Non meraviglia, allora, che alcuni uomini dirottino la loro ansia di prestazione verso un mondo di prodotti per il piacere autonomo. Il produttore giapponese di giocattoli sessuali Tenga ha portato la masturbazione nel regno dell’iper-prestazione, con tecnologia allo “stato dell’arte”. I suoi Flip Hole Masturbator evitano ogni simulazione della forma femminile per passare a qualcosa di puramente tecnico, una Unità Centrale di Processo in silicone. Così, la storia d’amore tra l’uomo e la tecnologia è consumata alla lettera.

Rolling Head Cup, Tenga. Giocattolo sessuale per il piacere maschile, parte di una linea studiata anche sotto il profilo del design. Main features: serbatoio per lozione emolliente; corpo flessibile; sfiato per il controllo della suzione a vuoto; sfera rotante che stimola il glande; protuberanze interne. Aeron chair Herman Miller. Sedia per ufficio ergonomica disegnata nel 1994 da Don Chadwick e Bill Stumpf. Main features: disponibile in tre dimensioni; meccanismo cinematico di inclinazione con regolatore di tensione; cuscinetti lombari; braccia adattabili separatamente; rivestimento Pellicle per distribuire il calore e favorire la circolazione dell’aria. Illustrazioni di Danilo Agutoli


Naturalmente, quello che è cominciato con le poltroncine Aeron e proseguito con i rasoi Gillette a tre lame (poi a quattro, poi a cinque) culmina in un’altra corsa nello spazio di prodotti tecnologici. Microsoft contro Apple. Apple contro Samsung. Un tempo c’era il feticismo della miniaturizzazione, oggi invece gli smartphone Samsung Galaxy si fanno sempre più grandi a ogni nuova versione, ingrossandosi a ospitare universi nascosti di funzioni. Nulla incapsula meglio l’iper-performance dello smartphone, così versatile da aver portato all’estinzione interi generi di prodotti monofunzionali. Lo smartphone primeggia nella lotta darwiniana dell’iper-prestazione attraverso la sua capacità di servire da ‘piattaforma’. Oggi, la tecnologia deve essere in grado di moltiplicare la nostra capacità di comunicare, di condividere. La tecnologia deve consentirci di essere noi stessi per il maggior numero possibile di altri.

Questa è la differenza essenziale con il congegno dei tempi di Banham. Ancora nel 1965, Banham era convinto che fosse in crisi perché veniva assorbito nell’infrastruttura della città. Si riteneva che esso dovesse liberare l’individuo dalla città. Il suo amato camper multifunzione consentiva all’individuo di partire in cerca della propria strada, di essere indipendente, come i pionieri del West americano. Per contro, oggi i gadget devono avvilupparci più a fondo nella rete. I gadget sono diventati sociali. La misura della loro performance è la connettività. La misura della nostra performance è la larghezza di banda delle nostre personalità. Le nostre personalità sono trasformate in prodotto dai proprietari della rete, e le loro prestazioni sono giudicate dal valore delle loro azioni. Perciò bisogna condividere, condividere, condividere. Senza tregua. Justin McGuirk (@justinmcguirk). Critico di architettura e design

Australian cigarettes. In Australia, una legge per sostenere la lotta contro il fumo, approvata dal tribunale lo scorso dicembre, impone nuove regole per il packaging dei pacchetti delle sigarette. Lo scopo è togliere l’alone di glamour che ne permea il consumo, soprattutto tra i più giovani. Main features: marchi poco visibili e privi dei caratteri tipografici distintivi; immagini crude o di malattie. Illustrazione di Danilo Agutoli