Come è arrivato all’idea della mostra? Perché ha selezionato degli esempi di design italiano e tedesco? “Probabilmente avremmo potuto anche mettere a confronto il design giapponese e quello inglese. Ma se si viaggia nel mondo appare chiaro che in molti paesi, soprattutto in Asia e negli Stati Uniti, il design tedesco e quello italiano sono considerati alla stregua di miti. (…) Allo stesso tempo però sappiamo che questi due paesi hanno concezioni molto differenti del design, cioè sono per così dire due poli di attrazione per le forme che questa attività potrebbe assumere. (…) Attualmente la realtà storica sta cambiando: gli italiani lavorano per aziende tedesche e viceversa, e improvvisamente le strutture mediatiche entrano molto più a far parte dei discorsi. Penso che le differenze tra il design italiano e quello tedesco non possano durare più a lungo, il che ha anche un risvolto positivo. Così in un certo senso si pone un punto fermo a tutto quanto; ora possiamo pensare a una nuova storia.”