Pubblicato in origine su Domus 525/agosto 1973
L'immagine coordinata
La prima impressione è visiva.
Quando ci viene presentata una
persona, ancora prima che la
persona parli, l'impressione che
noi riceviamo è di tipo visivo.
Osservando il suo modo di vestire,
la scelta che questa persona
ha fatto dei colori, dei tessuti,
delle textures, delle forme,
da mettersi addosso per presentarsi
agli altri; ci comunica un
modo di pensare e di esistere.
Se poi andiamo a casa sua e
osserviamo i suoi mobili e tutto
l'arredamento, che carta da lettere
ha, che opere d'arte, che
libri; noi avremo visivamente
l'immagine globale della persona,
del suo mondo, dei suoi
pensieri.
Ancora prima che la persona ci
parli, noi abbiamo già saputo se
è una persona vera o falsa, se
è conservatore o rivoluzionario,
se ha una cultura moderna o
classica, se ha spirito romantico
o scientifico, e via dicendo. Da queste prime impressioni visive
noi ricaviamo delle impressioni
che determineranno il nostro
comportamento nei riguardi
di questa persona.
Questa immagine di sé, nel caso
di grandi industrie o grandi
aziende, si chiama "immagine
coordinata" o "immagine aziendale"
o "corporate image",
L'immagine coordinata
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- Bruno Munari
- 06 novembre 2011
Se noi pensiamo a una grande
industria o azienda che ha questa
immagine noi anche la vediamo:
vediamo il colore dei suoi
automezzi, vediamo la linea coerente
dei suoi prodotti e dei suoi
imballaggi, troviamo che i caratteri
tipografici sono stati scelti
da esperti che determinano un
certo gusto. L'edificio nel quale
ha la sede e le sue officine sono
stati progettati da architetti dello
stesso livello. Vediamo un marchio
ben fatto, ben progettato,
chiaro e leggibile, facile da memorizzare.
Tutta la segnaletica
interna ed esterna, nei loro edifici,
è chiara, semplice, coerente
col resto. Tutti gli stampati, dal
biglietto da visita alla pubblicità
hanno la stessa coerenza. Le
azioni che questa azienda compie,
per mezzo del suo ufficio di
pubbliche relazioni, sono di ottimo
livello culturale anche se
sono' rivolte a un vasto pubblico.
Insomma qualunque aspetto visivo
di questa azienda è stato
curato da un esperto dalla sensibilità
attuale, da qualcuno che
è informato su tutto ciò che avviene
oggi nel campo della cultura
più viva.
Questo tipo di «immagine globaie"
che una industria o una
azienda ci mostra, stabilisce subito,
per via visiva, un rapporto
di simpatia e di fiducia con il
pubblico, il quale è portato a
pensare: se questa azienda ha
studiato tutto ciò che è visibile,
avrà anche studiato nel modo
migliore anche il prodotto che
mi offre.
AI contrario, una azienda o industria
che si presenti con un manifesto
disegnato da un grafico
di terzo ordine, con caratteri tipografici
poco leggibili, con accordi
di colore di venti anni fa,
con un prodotto presentato in
un imballaggio generico o di cattivo
gusto, consegnato al negozio
di vendita con un camion
qualunque, senza un marchio riconoscibile
o con un marchio
illeggibile perché troppo pieno
di immagini (stabilimenti, stelle,
rami di alloro...) eccetera eccetera,
non dà certamente al consursumatore
una garanzia che il
proprio prodotto sia ben fatto.
Tutta questa confusione si suppone
di trovarla anche nel prodotto.
Ecco quindi che cade la
fiducia e nascono molti dubbi,
proprio perché il compratore
non ha un rapporto visivo con
l'industria, non la riconosce in
nessun aspetto, l'immagine globale
è confusa e si mescola con
tutte le altre. Non si definisce.
Non si identifica. Non ha un carattere,
un aspetto visivo, una
immagine chiara.
Naturalmente non è detto che
tutte le immagini globali si assomiglieranno,
anzi dovranno essere
tutte diverse, pur essendo
tutte nella nostra epoca, partecipi
di un clima culturale attuale.
Ed è il progettista grafico, il
visual designer che assieme al
graphic designer, agli architetti
e agli esperti dei vari rami, progetterà
e coordinerà questa immagine.
In un primo tempo vi
sarà una messa a fuoco del problema
generale, e cioè si dovrà
definire che tipo di immagine si
vuoi comunicare e a che tipo di
pubblico ci si vuoi rivolgere. In
seguito si raccoglieranno dei dati
sull'ambiente di questo tipo di
pubblico (giovani, anziani, sportivi,
casalinghe, mamme, studenti,
ecc.) per conoscere i punti di
contatto sui quali iniziare l'identificazione
dell'immagine generale.
Seguirà una verifica per conoscere
se esiste già qualche
«immagine globale" in questo
campo in altri paesi. Sia per conoscenza
che per non ripetere
una «immagine" già esistente.
Si elencheranno tutti i casi dove
questa « immagine globale» verrà
applicata: estetica industriale
negli edifici e interni, arredamento
degli uffici, tutti gli stampati,
tutti i mezzi di trasporto
dell'azienda, dalla bicicletta del
fattorino al treno merci. Tutta la
segnaletica interna ed esterna.
Saranno scelti uno o due colori
di base che dovranno essere
presenti in ogni caso. Saranno
scelti uno o due caratteri tipografici
da usare sempre, salvo
casi speciali, in vari corpi e densità.
Sarà stabilito anche un modo
di usare questi caratteri, se
dovranno essere impaginati in
modo compatto o in altri modi.
Saranno definiti dei fattori visivi
di situazioni particolari per tutte
le manifestazioni pubblicitarie.
Le «relazioni pubbliche" organizzeranno
manifestazioni di un
certo tipo che sia dello stesso
livello della «immagine globale".
Cinema, televisione, ,e qualunque
altro mezzo di comunicazione
visiva, dovranno comunicare
nello stesso spirito.
Questo non vuoi dire monotonia,
come un inesperto potrebbe
pensare, bensì grande variazione
nello stesso stile. Ogni stile, nelle
epoche passate, ci ha dato
grande varietà di immagini, però
noi le possiamo individuare e
non confondere con immagini di
altri stili. Perché il Liberty ha (per
esempio) un certo tipo di linea
curva, che si presenta in mille
modi, ma però diversa da una
linea razionale fatta col compasso.
Una industria e una azienda senza
« immagine globale" e quindi
senza immagine o con immagine
confusa, appare (per riprendere
il primo esempio) come una
persona che si presenta con
giacca sportiva su calzoni da
smoking, a piedi nudi e un soprabito
di plastica militare. Oppure
in un completo grigio medio
economico con camicia bianca
e cravatta blu medio. Scarpe
nere da manichino.