Questa selezione di dieci casi studio dall’archivio di Domusweb raccoglie una serie di riflessioni e di progetti sullo spazio pubblico. In questi contesti, le azioni delle arti e dell’architettura sono state determinanti nella ridefinizione dell’uso di uno spazio, riportandolo con efficacia alla sua collettività di riferimento.
Riconquistare lo spazio pubblico: 10 casi studio
Dall’archivio di Domusweb una selezione di azioni che le arti e l’architettura hanno messo in campo per ridefinire lo spazio pubblico.
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- Giulia Ricci
- 14 settembre 2018
Il concetto di spazio pubblico si è radicalmente trasformato negli ultimi decenni. L’ambiguità che ne è derivata, è emersa dalla scissione fra la proprietà e l’uso dello spazio condiviso. I fenomeni che hanno investito la città contemporanea, dalla privatizzazione dello spazio pubblico alla progressiva densificazione delle grandi città, sono fra le ragioni di questo spostamento. Lo spazio condiviso ha assunto nel tempo una valenza politica, spesso divenendo emblema per la collettività che vi si è riconosciuta e che ne ha rivendicato il diritto all’uso. Di conseguenza, è questo il terreno privilegiato in cui si attuano il conflitto, la negoziazione o la mediazione, e quindi il diritto alla città, per dirla con le parole di Henri Lefebvre. In questi contesti, le arti e l’architettura hanno avuto un ruolo sostanziale nella riappropriazione dello spazio urbanizzato da parte dei suoi abitanti e frequentatori.
Allo Storefront for Art and Architecture, ricercatori e designer con il gruppo di percussioni e danza Cobras hanno sperimentato il collegamento tra performance e politica dello spazio pubblico.
Il lavoro di Mark Reigelman II è centrale nella riqualificazione del sito della raffineria di zucchero Domino, sul waterfront di Williamsburg.
Il collettivo romano ha realizzato una struttura modulare di legno, un playground per l’incontro e il tempo libero.
A Hudson Yards, Kunlé Adeyemi realizza un padiglione che interpreta il ruolo sociale delle arti e della cultura popolare.
Situato a Ritsona, Grecia, il nuovo progetto del team multidisciplinare esorta a ripensare la natura stessa dei campi per rifugiati.
Dopo la Rivoluzione dei gelsomini, le strade e le piazze tunisine sono diventate territorio di nuove forme di espressione: dal festival biennale d'arte nello spazio pubblico dei coreografi Selma e Sofiane Ouissi alla marcia simbolica verso la democrazia dell’artista multidisciplinare Houda Ghorbel.
Il placemaking è entrato prepotentemente nel glossario delle espressioni di riferimento dell'arte pubblica, espandendo i suoi confini alla pratica artistica nel Nord Europa e successivamente nel cosiddetto Sud globale.
“Teatri i Gjelbërimit” mette in mostra la sovrabbondanza di schizzi, pensieri, idee e sogni di una gigantesca Tirana, un teatro riempito all’inverosimile d’amore per la città.
Il Museo del Novecento di Milano ripercorre la storia dei celebri gonfiabili che l’artista per 15 anni ha lasciato liberi nello spazio pubblico per un utilizzo imprevedibile.
The Arch, un laboratorio di sperimentazione sociale e di costruzione che ha coinvolto la comunità locale della città belga.