Case d’asta e gallerie sono state riaperte con un numero limitato di visitatori e un aumento delle misure sanitarie. Il risultato? Completamente inaspettato o per meglio dire, sicuramente augurato. Il mercato dell’arte riprende, e a quanto pare, con una risposta più che generosa. Le prime a suggerire una ripresa molto soddisfacente sono state le case d’asta parigine. I collezionisti potevano visionare i lotti solo tramite appuntamento, muniti di mascherine e guanti, alcuni si son rivelati più impazienti e intrepidi partecipando al momento della vendita direttamente in sala, anche se con sedute ridotte, mentre la risposta più considerevole è stata quella online.
Il mercato dell’arte post coronavirus
Riaprono le aste, anche grazie all’online, con ottimi risultati. Ma nonostante l’euforia, sarà necessario essere cauti.
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- Valentina Petrucci
- 26 giugno 2020
Un’offerta interrotta in maniera brusca con un mercato praticamente sospeso ma desideroso, in cui la difficoltà più grande non era tanto la vendita, quanto la possibilità di reperire le opere in assenza di mobilità. Già negli anni passati le case d’asta hanno ampiamente utilizzato il canale online per accogliere offerte dalla ricca clientela straniera, poiché altrettanto è “ricco” il numero di norme fiscali, tributarie e giuridiche in genere, che sono la principale causa della scarsità di acquisti stranieri, specialmente in Italia, uno dei più grandi bacini di reperimento di beni ed opere, che ovviamente influiscono in maniera negativa sia per l’affidamento che nell’acquisto. Non era di certo facile fare previsioni, ma guardando al passato, l’incremento della vendita di beni di lusso aveva sempre raggiunto il picco subito dopo crisi finanziare, come quella del 2008 in Asia, in cui la risposta dei collezionisti è stata nell’immediato più che consistente.
Le due case d’asta più note, Christie’s e Sotheby’s, dall’inizio del lockdown hanno tenuto circa una dozzina d’aste, esclusivamente online, ottenendo grandi risultati, mentre case d’asta come Bonhams, Philips, Il Ponte hanno invece deciso di chiudere tutto, ovviamente scelte diverse ma entrambe comprensibili. Quest’ultima, il Ponte, tra le prime in Italia ad accogliere il pubblico in sala, ha organizzato un fitto calendario a cui è già stato dato il via il 9 e 10 giugno, con un risultato a dir poco sorprendente. Nella sede di Palazzo Crivelli si è tenuta la vendita di arredi e dipinti antichi, reparto da anni in forte calo, soprattutto in Italia. L’asta si è conclusa con il 72% di lotti venduti, il 152% di rivalutazione dei prezzi di base e inaspettatamente solo il 53% delle aggiudicazioni sono state on line.
“Le aste creano nuovi valori e trasformano il desiderio in feticismo” affermava il critico d’arte Jerry Saltz e il web, entrato prepotentemente in ogni ambito economico, entra così anche nel mondo della cultura e del mecenatismo. Internet è la storia di questo decennio perché è stato motore di ogni cambiamento della nostra vita quotidiana: dal commercio alla comunicazione, dalla politica alla cultura e Il Ponte, approfittando del progresso e costretto dal Coronavirus, ha presentato un tour virtuale che ha permesso, non solo la visione dei lotti stessi ma di ammirare le sale antiche del palazzo per i clienti stranieri che non avevano mai avuto occasione di farlo. Un successo sorprendente ma ancora poco certo, poiché nei mesi del lockdown la comunicazione dell’arte online, soprattutto in quelle gallerie o case d’aste che avevano strategicamente deciso la chiusura totale, andavano ad intasare, avendo già sviluppato un’ottima comunicazione social, con contenuti ai fini della vendita poco significativi, ma di continua presenza, proprio per non abbandonare la curiosità del collezionista.
Artnet ad esempio, ha argutamente cambiato la propria rubrica settimanale “Editors’ Picks: Things Not to Miss in New York this week” con… “in the Virtual Art World This Week”: un invito a non rinunciare all’arte, ma a prepararsi ad un approccio completamente diverso. Ma la vera domanda è: quanto durerà questa euforia? Le gallerie, almeno quelle che sono riuscite a resistere a questo periodo d’inattività, avranno ancora le risorse da investire in fiere o nella rivoluzione digitale, che a quanto pare è in forte accelerata evolutiva, quando dovranno affrontare, con molta probabilità, altri mesi duri di probabile e profetizzata recessione?
Immagine di apertura: foto Mattia Borgioli per Il Ponte Casa d’Aste