Le foto che raccontano il ponte di Manhattan, palcoscenico della vita di New York

Tra graffiti e skater, gli scatti della fotografa Francesca Magnani, in mostra a Berlino dal 4 marzo, raccontano la vita di un ponte e di chi, in qualche modo, lì ha trovato se stesso.

Nel 2015, il Canadian Centre for Architecture di Montreal presentò un progetto curatoriale condotto da Francesco Garutti, dedicato alla controversa vicenda che interessò i circa 200 ponti di Long Island commissionati a inizio Novecento dall’urbanista e amministratore pubblico di New York Robert Moses. Articolata in una pubblicazione digitale dal titolo Can Design be Devious? e un film-documentario Misleading Innocence (tracing what a bridge can do), la storia urbana di questi “artefatti tecnici” si snoda in file narrative complesse, da cui scaturisce un’immagine dell’oggetto-ponte che è intrinsecamente ambivalente nel suo modo di fare politica, di attivare relazioni sociali o disciplinari, e di incarnare la propria funzione originaria. 

Uno degli aspetti più interessanti di queste ricerca, al di là del suo contribuito nel dibattito sull’interpretazione culturale degli elementi infrastrutturali, stava nella volontà di guardare al ponte da diverse prospettive, per raccontarlo come qualcosa di vivo e capace di sottrarsi alla sua natura strumentale risemantizzandosi continuamente, riuscendo nell’impresa di contenere una moltitudine di realtà, storie, aspettative e possibilità senza alterare la sua forma materiale. 

Francesca Magnani, La luce si riflette sotto al ponte
"La luce si riflette sotto al ponte", Sands Street, Brooklyn, 6 febbraio 2023. Dalla serie “Il ponte blu” © Francesca Magnani

Questo oggetto di confine, specialmente in una New York complessa e sfaccettata, ha la qualità di estendere ed espandere l’intero ecosistema che lo circonda. Facendo incrociare e coesistere nella propria tridimensionalità paesaggi ed esperienze umane che vivono al di fuori di esso in uno stato di separazione e incomunicabilità, il ponte diventa un elemento che accomuna quella mappatura intima e personale della città che si deposita nella memoria di chiunque la attraversi.

Francesca Magnani, fotografa di origine padovana arrivata a New York nel 1997 e da sempre interessata alla sua realtà urbana, ha raccontato a Domus come la città emerga dai suoi scatti proprio grazie a un percorso spaziale pazientemente costruito in anni di camminate, fatte per necessità e interesse, in cui lo sguardo può vagare e posarsi liberamente sull’inatteso: 

La mia fotografia è molto legata alla mappa della città di New York, oltre che a una mappa interiore che ho creato camminando in queste strade per oltre 25 anni. Conoscere la città è stato un percorso parallelo a conoscere me stessa, qui. Fotografo per sentire meglio i miei pensieri e come modo di avvicinarmi agli altri.

All’iconico Manhattan Bridge che connette le zone di Dumbo e Chinatown, Magnani ha dedicato una serie fotografica intitolata “Il ponte blu”, facente seguito al progetto sul Williamsburg Bridge “Il ponte rosa”, e che sarà il cuore della mostra “The Blue Bridge: Meeting on and beneath the Manhattan Bridge” all’Artspring Pop-Up Store di Berlino a partire dal 4 marzo.

Francesca Magnani, Lavoro in corso
"Lavori in corso", Manhattan Bridge, 20 dicembre 2019. Dalla serie “Il ponte blu” © Francesca Magnani

In queste immagini di Magnani a essere protagonisti sono quegli spazi di creatività concessa che si articolano tra i piloni e le colonne del Manhattan Bridge, come il famoso skatepark LES Coleman, e le persone che irrompono nei “teatri” delle sue passeggiate quotidiane. Pur restando al centro, il ponte qui funge da cornice e palcoscenico per l’incontro con espressioni di vita metropolitana plurali e libere, capaci di risvegliare l’immaginazione mettendone in discussione le pratiche di utilizzo e modalità di esistenza. 

Tra gli scatti più evocativi del progetto spiccano quelli dedicati al collettivo di skaterboarder boliviane ImillaSkate, immortalate davanti ai graffiti nelle loro poleras, voluminose gonne colorate tipiche della tradizione andina, e mostrate nell’atto di trasformare questo simbolo di dominazione in uno strumento di rivendicazione identitaria e resistenza culturale. “Mi è piaciuto molto vederle in un posto a me familiare, scritto e riscritto. Un angolo di New York in cui ogni muro è un palinsesto di graffiti, grafie, idiomi, ideogrammi”, racconta Magnani. “Avendo sullo sfondo questi segni, i visi di queste ragazze acquistano per me una valenza antica, ancestrale, quasi mitica.”

Grazie all’obiettivo di Magnani, il tempo frenetico della città svanisce nel tempo frammentato della fotografia, ma il Manhattan Bridge rimane un oggetto in continua trasformazione, diverso in ogni singola inquadratura, mai statico. Cambia costantemente, materialmente e relazionalmente, nei colori e nelle luci, facendosi specchio delle relazioni imprevedibili che lo attraversano e dell’interesse quasi antropologico che Magnani gli riserva. La forza della “coincidenza che non è coincidenza”, ci spiega, “che porta le persone a trovarsi senza sapere che si stessero cercando”, è l’essenza che anima “Il ponte blu”, dove la narrativa della rappresentazione si muove fluidamente tra la concretezza fisica del ponte e le immagini sentimentali che ad esso si sovrappongono trovandovi una sintesi.

Francesca Magnani, Carlos vestito da uomo ragno
"Carlos vestito da Uomo Ragno", LES Coleman Skate Park, 20 ottobre 2024. Dalla serie “Il ponte blu” © Francesca Magnani

Passo dopo passo, la sensibilità di Magnani scova il modo e il momento giusto per tradurre visivamente la stratificazione di questo luogo-oggetto senza scomporlo nelle sue parti: ne rivela la complessità rompendone la superficie di monotonia per mezzo di intersezioni storiche e umane inaspettate, reali quanto simboliche. Ci restituisce l'immagine di un ponte che non solo si attraversa meccanicamente per raggiungere un’altra sponda, ma in cui si può vivere e lasciar crescere parte delle proprie radici. 

Mostra: Francesca Magnani. The Blue Bridge Meeting on and under the Manhattan Bridge Luogo: Artspring Pop Up Store, Berlino, Germania Date: dal 4 marzo 2025 al 28 marzo 2025

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