De bello civili

Il Primo Ministro britannico annuncia un incremento della spesa militare: necessità di difesa o volontà di potenza? Un interrogativo che nel passato echeggiava già tra le tele dei grandi maestri dell'arte.  

Il 25 febbraio, il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato un significativo incremento della spesa militare del Regno Unito, portandola al 2,5% entro il 2027, rispetto all'attuale 2,3%. Una decisione motivata dalla necessità di affrontare le mutate sfide alla sicurezza in Europa. “Questo governo avvierà il più grande aumento della spesa militare dalla fine della Guerra Fredda”, ha dichiarato Starmer alla Camera dei Comuni. L’annuncio precede di due giorni l'incontro di Starmer a Washington con il presidente degli Stati Uniti, il quale ha ripetutamente sollecitato i paesi europei ad aumentare i loro contributi alla Nato.

La battaglia, nella sua essenza, si manifesta come uno scontro di forze, di macchine e sistemi, una prova di valore, una tragedia umana e un momento storico.

“Il mondo è cambiato dopo l’invasione russa dell’Ucraina”, ha affermato Starmer. “Anche le caratteristiche della guerra sono mutate, come dimostra la situazione sul campo in Ucraina, e pertanto è giunto il momento di rafforzare e modernizzare le no-stre forze armate”. E mentre le macchine da guerra si riattivano, il conflitto muta forma e con fortuna si avvia verso la fine, si trasforma in un’entità ibrida, dove il campo di battaglia si estende anche dal reale al virtuale. Ma sotto la superficie tecnologica, persistono le dinamiche ancestrali, le tensioni che hanno plasmato la storia umana.

L’arte, fedele testimone, ha saputo cogliere queste metamorfosi, trasformando la battaglia in un'allegoria del potere, della violenza e dell’umano, immortalando le batta-glie in una varietà di forme, dalla rappresentazione realistica alla trasfigurazione sim-bolica, dipingendo non solo cronache visive, ma anche interpretazioni del conflitto, che indagano la natura della violenza, il significato dell'eroismo e la tragedia. La battaglia, nella sua essenza, si manifesta come uno scontro di forze, di macchine e sistemi, una prova di valore, una tragedia umana e un momento storico. Le diverse tecniche di battaglia, dall’uso della falange all'impiego di armi da fuoco, riflettono l’evoluzione del pensiero strategico e la ricerca di nuove forme di dominio.

Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, 1438-1440

Paolo Uccello, ossessionato dalla prospettiva, trasforma la battaglia di San Romano in un'elaborata coreografia geometrica, dove le lance, i cavalli e i soldati sono dispo-sti con precisione matematica, creando un senso di ordine nel caos. I soldati, si dispongono sulla scena come figure geometriche, obbedendo a leggi pro-spettiche che definiscono la struttura dell'immagine. La scena si trasforma in un tea-tro di figure, dove la battaglia diviene una sorta di danza coreografata, un rituale geo-metrico che celebra il potere della forma. I colori, vividi e contrastanti, sottolineano la dimensione artificiale della scena, trasformando la battaglia in un evento astratto, in una pura manifestazione della volontà di conoscenza dell'artista.

Leonardo da Vinci; Battaglia di Anghiari, 1503-1505

Leonardo da Vinci, nella battaglia di Anghiari, si concentra sull'espressione delle emozioni umane, raffigurando la rabbia, la paura e il dolore dei combattenti. Il centro della scena è occupato dalla lotta per lo stendardo, simbolo di potere e di or-goglio, che scatena una furia primordiale nei combattenti. I cavalli, le cui forme pos-senti e contorte esprimono la violenza dello scontro, sono il fulcro della composi-zione, e intorno a loro si aggrovigliano i corpi dei soldati, i cui volti trasfigurati dalla rabbia e dal dolore rivelano la bestialità della guerra. Leonardo studia l’anatomia e la dinamica dei corpi in movimento, trasformando la battaglia in un'indagine sulla forma e sulla forza. Il chiaroscuro, utilizzato con mae-stria, scolpisce le figure, accentuando le espressioni di rabbia e di terrore, e confe-rendo alla scena un'intensità drammatica senza precedenti.

Raffaello, Battaglia di Ostia, 1514

Raffaello Sanzio invece, nella battaglia di Ostia, mette in scena una battaglia a cui dona un senso di grandiosità e dinamismo, celebrando la vittoria della cristianità. Non un mero resoconto di un evento storico, bensì una glorificazione del potere pa-pale. Il genio urbinate trasforma l'episodio bellico in una scena di grandiosità epica, dove l'azione si svolge con un dinamismo controllato, guidato da un'intenzione celebrativa. L'opera si snoda in una narrazione fluida, dove le figure eroiche si stagliano con pla-sticità, esprimendo forza e determinazione. La composizione, orchestrata con mae-stria, conduce l'occhio dello spettatore attraverso i diversi episodi dello scontro, dalla concitazione della battaglia navale alla resa dei nemici.

Francisco de Goya, El Tres de Mayo, 1813

Nella contemporaneità lasciamo le lance, gli scudi e le spade e arriviamo ai fucili: Goya, Il 3 Maggio 1808. Una cruda dissezione della violenza, un’immersione nell'a-bisso dell'orrore che la guerra scatena. Goya non celebra eroi o vittorie, ma ci pone di fronte alla brutalità della repressione, alla tragica vulnerabilità dell'essere umano. La scena si svolge in un’atmosfera di cupa solennità, dove la notte avvolge le vittime, stagliate contro la luce sinistra della lanterna. La linea di fucilazione, un muro di sol-dati si erge implacabile di fronte al gruppo di condannati, figure isolate nella loro an-goscia. Il condannato al centro, con le braccia spalancate, diventa l'emblema di una sofferenza universale, un martire della brutalità. Goya utilizza il colore e la luce in modo drammatico, creando contrasti violenti che accentuano la tragicità dell’evento. La luce gialla della lanterna, che illumina i volti delle vittime e le bocche dei fucili, trasforma la scena in un teatro di ombre, dove la morte incombe inesorabile. Il colore bruno della terra e il nero delle uniformi militari contribuiscono a creare un'atmosfera di desolazione e di lutto.

Queste opere, pur nella loro diversità, offrono una testimonianza potente e duratura della capacità dell'arte di immortalare e interpretare uno dei fenomeni più complessi e controversi della storia umana. La difesa è davvero la necessità di sicurezza?

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