Emre Hüner

L’artista turco focalizza con coerenza il suo lavoro sull’immaginare realtà spaziali architettoniche, possibili insediamenti e inconsuete soluzioni del rapporto tra soggettività e oggetti.

Come si può affrontare il paesaggio dell’architettura con metafore geologiche soggettive? Come si può dar conto della rete e della struttura di livelli della Terra con un’analisi dinamica delle stratificazioni sociali e geologiche?

Sono domande che indubbiamente conducono a immaginare e a sperimentare spazi in grado di ridefinire il nostro rapporto con la ‘forma’.

In apertura e sopra: Emre Hüner, Anthropofagy, 2013. Courtesy RODEO, Istanbul

L’artista di Istanbul Emre Hüner focalizza con coerenza il suo lavoro sull’immaginare realtà spaziali architettoniche, possibili insediamenti e inconsuete soluzioni del rapporto tra soggettività e oggetti. Aeolian, la recente mostra di Hüner nella galleria Rodeo e della Collezione Nesrin Esirtgen presenta una serie di strutture espositive in cui il pubblico può seguire la creazione della forma da parte dell’artista. Quest’ultima si materializza in sculture di ceramica, immagini, disegni e video basati su due delle sperimentazioni spaziali e architettoniche di Hüner: una visita a ‘Fordlandia’ le rovine industriali dell’insediamento costruito nel 1928 da Henry Ford nella foresta amazzonica per produrre gomma destinata alla sua azienda; e un soggiorno alle Hawaii, nelle ville Shangri-La di Doris Duke.

Emre Hüner, Aeolian Processes #2, 2012. Courtesy RODEO, Istanbul

Queste esperienze spaziali hanno indotto Hüner a mettere in discussione due paesaggi dove la modernità capitalista viene calata in ambienti fisici esotici, nella consapevolezza dell’evoluzione degli artefatti. Decifrare le forme di ceramica e i disegni di Hüner tra i vari strati di sedimentazione della ‘forma’ mi induce a pormi una domanda: come è possibile esperire altri possibili ‘tempi’ e ‘spazi’, vissuti o meno, e quale aspetto potrebbero avere i relativi ‘artefatti’ formali? Le metafore del paesaggio spaziale si possono immaginare e leggere nell’auto-organizzazione della vita umana. La “prospettiva geologica” della storia umana di Manuel De Landa offre un protocollo – forse noto, ma non comunemente condiviso – per comprendere la cultura materiale. Sottolinea De Landa come “la cultura e la società umane non siano differenti dai processi di auto-organizzazione intrinseci alla biosfera e all’idrosfera (venti, anelli di retroazione, uragani) o, per altro, dalla lava e dal magma che, come nastri trasportatori spontanei, spostano le piastre tettoniche e nel corso dei millenni hanno configurato tutte le caratteristiche geologiche che hanno influito sulla storia dell’uomo”.

Emre Hüner, Aeolian, vista dell'installazione. Courtesy RODEO, Istanbul

Il titolo della mostra di Hüner – Aeolian – si riferisce alla capacità del vento di dar forma alla superficie della Terra e di altri pianeti. Grazie a questa metafora Hüner ammette che il suo obiettivo è “creare un’astrazione dell’architettura utopica o immaginaria, paesaggi planetari e possibili insediamenti sui pianeti, idee di conflitto e di ruderi di civiltà, continuando a mantenere l’attenzione sulla fisicità e sulla trama superficiale della ceramica e degli altri materiali”. La sensibilità dell’artista alla superficie dei materiali e alle loro trasformazioni formali si può osservare in due filmati a 16 millimetri (Aeolian Process #1 e #2). Il processo e i particolari dei materiali come ‘natura morta’ in espansione, osservati da Hüner in studio, implicano una serie di parallelismi con la storia della formazione degli artefatti che spesso si rinvengono nella stratigrafia terrestre.

Emre Hüner, Aeolian, vista dell'installazione. Courtesy RODEO, Istanbul

Si possono leggere i modelli d’architettura come ‘artefatti di artefatti’? Modelli realizzati e non, per non parlare dell’edificio e del progetto che rappresentano, spesso sono distanti gli uni dagli altri. Il modello, il prototipo, restano inutili o rimangono pura rappresentazione. Hüner sceglie di ignorare questi aspetti del modello d’architettura. Anzi, va alla ricerca delle tracce di un materiale che si sarebbe potuto realizzare con altre possibilità di vita reale nel suo terzo film a 16 millimetri, dove si può vedere il modello che rappresenta la prima proposta della casa Shangri-La, risalente agli anni Venti. Hüner ha ritrovato questo modello che, nonostante comprenda particolari perfettamente costruiti, è segnato dalla sua età nel tempo e nello spazio. Ciò lo caratterizza come l’incarnazione di un artefatto distinto dal senso della villa costruita. Il modello è la rappresentazione di un ‘rudere’, con un suo tempo labirintico, come l’insediamento di Fordlandia.

Emre Hüner, Anthropophagy (dettaglio), 2013. Courtesy RODEO, Istanbul

L’esperienza formale di Hüner può essere compresa nel contesto di un ‘neomaterialismo’, positiva prospettiva filosofica della materialità che pensatori come Manuel De Landa e Quentin Meillassoux delineano nei loro scritti. Forse si possono leggere le forme spaziali metaforiche di Hüner come gli “archeofossili” che Meillassoux descrive come “non solo materiali che indicano le tracce di una vita passata […] ma che indicano l’esistenza di una realtà o di un evento ancestrale […]”. Il che pone un’ulteriore domanda: come può una ‘forma artistica’ così contestualizzata passare da metaforica esperienza affermativa alla sfera del discorso?