Varcare la soglia e oltrepassare la vetrina bianca "da lavori in corso" della piccola galleria parigina di Saint-Germain-de-Prés e immergersi nell'incontro di Didier Faustino con l'opera di Gordon Matta-Clark è quasi come assistere a un sopralluogo. Quella realizzata alla galleria Natalie Seroussi non è semplicemente la scenografia per una mostra, ma piuttosto un altro evento sulle comuni possibilità di relazione del corpo con l'architettura.
Le splendide fotografie e i reperti di anarchitettura esposti e realizzati da Gordon Matta-Clark prima della sua morte (oramai più di 35 anni fa) rimangono integri e potenti così come tutto il suo pensiero decostruttivista. Didier Faustino, con il suo intervento in galleria, opera per riattivarne le pratiche manipolative.
È ancora una volta l'edificio a essere coinvolto e trattato come un oggetto poetico, visto che entrambi – l'anarchitetto e il mésarchitecte – lavorano all'interno di una grammatica plastica dirompente, persino nei residui documentativi. I materiali utilizzati sono semplici: la nuda tautologia del cantiere con i suoi tubi impalcatura, il plywood (compensato) e il gesto concreto che taglia il piccolissimo spazio in diagonale. Certo, rileggere con questa estrema naturalità gli interventi di decoupage iconoclasti e minimalisti di Matta-Clark in Office Baroque del 1977 o in Conical Intersect del 1975-1978 è per Didier Faustino un ritornare sui suoi passi.
Matta-Clark visto da Didier Faustino
Il progetto espositivo realizzato da Didier Faustino sull'opera di Gordon Matta-Clark non è semplicemente la scenografia per una mostra, ma piuttosto un evento a se stante sulle comuni possibilità di relazione del corpo con l'architettura.
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- Ivo Bonacorsi
- 04 dicembre 2012
- Parigi
Le radici del suo lavoro – e Faustino non ne ha mai fatto mistero – sono tutti nel segno dell'artista americano, nella fascinazione per l'opera di questo gigante oramai celebrato a livello museale ed entrato nell'Olimpo della pratica artistica contemporanea. Più che alla scrittura e al tracciato minimale delle sue operazioni, Faustino sembra attento a volere evocare l'aspetto che lega Matta-Clark alla performance più che all'architettura. Nel caso specifico, l'aspetto che rende questo piccolo tributo ancora più strettamente connesso al lavoro in situ, visto che sarà lui a ristrutturare i locali della galleria, a partire dall'inverno prossimo.
Non curatela dunque, ma pratica architettonica effettiva. Per riassemblare un pensiero e per utilizzare le parole di Matta-Clark, "la ricerca del modo più semplice per creare qualcosa di complesso, senza dovere costruire o aggiungere niente". Molto interessante è anche la piccola e meticolosa collezione di testi e interviste che accompagna la mostra, tutti raccolti nel giornale della galleria 34 rue de Seine. Simili a materiale da costruzione, i testi sono tutti relativi a interventi realizzati e progetti di Matta-Clark, come due splendide interviste: la prima a Florent Bex, direttore onorario del MUHKA di Anversa, e la seconda al filmmaker Marc Petitjean, grande referenza filmica dietro le imprese 'architetturali' dell'artista. Centrare questa mostra sui due making of di Office Baroque e Conical Intersect è restituire la dimensione contingente e teatrale dell'anarchitettura così come la relazione con un pubblico reale, in cui il cantiere diventa un luogo di scena. Ed è sicuramente alla dimensione sociale della scultura che Didier Faustino si è ispirato per ricollocare i reperti sensibili dell'arabesco panorama tracciato da un sognatore minimalista.
Le radici del suo lavoro – e Faustino non ne ha mai fatto mistero – sono tutti nel segno dell'artista americano, nella fascinazione per l'opera di questo gigante.
Fino al 19 dicembre 2012
Gordon Matta-Clark Interventions
Galerie Natalie Seroussi
34 rue de Seine, Parigi