La “guerriglia” storica che, principalmente in Italia, contrappone nell’immaginario architetti e ingegneri – per luogo comune, si danno per creativi indomiti i primi e per pedanti esecutori i secondi – ha davvero poco senso di fronte alla ragionevole consapevolezza che architettura e ingegneria si innervano reciprocamente: senza la valutazione delle sollecitazioni che comprimono, trazionano e torcono una forma, in condizioni sia ordinarie sia eccezionali, e senza la sua conseguente modellazione, la diatriba tra arte e tecnica degenera in quella più deflagrante tra equilibrio statico e collasso strutturale. Dal sistema trilitico alle megastrutture complesse, l’architettura contemporanea sta vivendo un innegabile processo d’ingegnerizzazione, a prova del fatto che l’innovazione tecnologico-ingegneristica sta acquisendo un ruolo sempre più sinergico rispetto alla composizione architettonica (al netto di spettacolarizzazioni talvolta mirate al mero marketing territoriale o a deviare l’attenzione da disfunzionalità sociali, economiche e urbanistiche latenti).
10 ingegneri che hanno fatto la storia dell’architettura
Da Eiffel a Calatrava, passando per Nervi e Dieste, ripercorriamo il pensiero dei grandi maestri del costruire che interpretano l’architettura come equilibrio tra forma e struttura.
Torre Eiffel, Parigi, Francia 1889. Foto Filip Andrejevic da Unsplash
Torre Eiffel, Parigi, Francia 1889. Foto Pedro Gandra da Unsplash
Torre Šuchov, Mosca, Russia 1922. Foto Oleg Tarabanov da wikimedia commons
Šuchov Tower, Mosca, Russia 1922. Foto Arssenev da wikimedia commons
Palazzetto dello Sport, Roma, Italia 1957 (con Annibale Vitellozzi). Foto InfoSearcher999 da wikimedia commons
Palazzetto dello Sport, Roma, Italia 1957 (con Annibale Vitellozzi). Foto Wojtek Gurak da Flickr
Sydney Opera House, Sydney, Australia 1973 (con Jørn Utzon). Foto Diliff da wikimedia commons
Sydney Opera House, Sydney, Australia 1973 (con Jørn Utzon). Foto nickliv da wikimedia commons
Ristorante Los Manantiales, Città del Messico, Messico 1958. Foto Gallery 400 da Flickr
Città del Messico, Messico 1958. Foto Dge da wikimedia commons
Chiesa del Cristo Operaio, Atlántida, Uruguay 1959. Foto Nicolas Barriola da Wikipedia
Chiesa del Cristo Operaio, Atlántida, Uruguay 1959. Foto Nicolas Barriola da Wikipedia
Viadotto sul torrente Sfalassà, Reggio Calabria, Italia 1972. Foto Glabb da Wikipedia
Padiglione Philips, Bruxelles, Belgio 1958 (con Le Corbusier). Foto Wouter Hagens da Wikipedia
Viadotto sul fiume Basento, Potenza, Italia 1976. Foto Wikimapia.org da Wikipedia
Ciutat de les Arts i les Ciències, Valencia, Spagna 1996. Foto Américo Toledano da wikimedia commons
Ciutat de les Arts i les Ciències, Valencia, Spagna 1996. Foto Martin de Lusenet da Flickr
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- Chiara Testoni
- 12 febbraio 2025
Per rintracciare le origini di questa sinergia, ripercorriamo l’opera di grandi autori di formazione tecnico-ingegneristica che, dal passato ad oggi, e spesso “all’ombra” di famosi architetti (Xenakis, Arup), hanno concepito il disegno architettonico a partire dagli equilibri delle forze in campo (e non viceversa), spingendolo a livelli di efficienza (statica e poetica) estremamente elevati: dall’evanescenza delle strutture metalliche di Eiffel, Šuchov e Zorzi; alle dinamiche plastiche del laterizio di Dieste; alle drammatiche manipolazioni cementizie, tra onde sinuose e nervature scarnificate di Nervi, Candela, Musmeci e Calatrava.
Il nome dell’ingegnere e imprenditore francese Gustave Eiffel è strettamente legato a quello dell’omonima torre parigina. L'opera, realizzata in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi del 1889, intendeva non solo celebrare lo Stato ma anche esaltare le possibilità costruttive offerte dall'acciaio che in quegli anni stava conoscendo una grande diffusione. La costruzione dell'opera, impensabile se non grazie alle nuove tecnologie, fu portata a termine in soli tre anni (dal 1886 al 1889). La forma sinuosa ed elegante non deriva da valutazioni estetiche ma da un calcolo dettagliato per contrastare la forza del vento.
L’ingegnere russo fu pioniere nell’utilizzo dell’acciaio strutturale. Tra le sue opere, rientra la celeberrima torre Šuchov per le trasmissioni radio nel sobborgo di Šabolovka a Mosca, edificata in meno di due anni (tra il 1920 e il 1922). La struttura, un traliccio di acciaio a forma di iperboloide di rotazione, è composta da 6 elementi impilati, assemblati a terra all'interno della torre e poi sollevati in posizione, uno sull’altro, secondo un sistema di montaggio “telescopico” che ha conferito stabilità alla struttura leggera, riducendone la tendenza alla deformazione. La torre ha svolto la sua funzione di trasmissione fino al 2002 e oggi attende un restauro.
Fedelissimo al cemento armato (Nikolaus Pevsner lo definì "il più geniale modellatore di cemento armato della nostra epoca"), Nervi era un intellettuale a tutto tondo (ingegnere, architetto, costruttore, scrittore, docente universitario, inventore). Le sue realizzazioni, basate su ardite soluzioni tecnico-strutturali, raggiungono risultati di straordinaria eleganza, in un sommo equilibrio tra calcolo e poetica. Sue anche le profonde innovazioni nei processi costruttivi: dall’invenzione del ferrocemento (1943) al “sistema Nervi”, un insieme di soluzioni tecniche che introducono un nuovo modo di costruire (economico, rapido e, in forte anticipo sui tempi, sostenibile, grazie al controllo dei costi, dei tempi e degli sfridi di cantiere).
Ingegnere inglese di origini danesi, Ove Arup è stato il fondatore della Arup Group Limited (1946), società di ingegneria, progettazione, pianificazione e costruzione oggi attiva in tutto il mondo. Convinto sostenitore del “total design”, quale pratica integrata di architettura e ingegneria, è stato l’”ingegnere-ombra” che ha reso possibile la realizzazione di opere iconiche nella storia dell’architettura: da piccoli capolavori, come la vasca per i pinguini dello zoo di Londra con la doppia spirale in cemento armato (Berthold Lubetkin, 1934), ai landmarks della Sydney Opera House (Jørn Utzon, 1973) e del Centre Pompidou di Parigi (Renzo Piano e Richard Rogers, 1977).
Architetto e uomo di calcolo, Fèlix Candela, come i grandi maestri d’opera dell’antichità, ha sintetizzato nella sua figura di professionista quella di architetto, ingegnere e costruttore, divenendo un riferimento per molti autori contemporanei tra cui Santiago Calatrava. Attraverso l’uso del cemento armato, che sapeva spingere ai massimi risultati espressivi, il suo lavoro è caratterizzato dalla progettazione di strutture complesse, magistralmente lasciate a vista, a cui fanno da contraltare le coperture sottili in calcestruzzo armato, che conferiscono un carattere etereo e leggero a opere anche di grandi dimensioni. Un esempio illustre è il Ristorante Los Manantiales, a Città del Messico, composto da quattro parabole iperboliche che si intersecando componendo uno spazio drammatico: una struttura riproposta da Candela quarant’anni dopo ne L’ Oceanogràfic di Valencia (con Calatrava).
Nella pluralità di lavori realizzati (tutti in Uruguay: dai capannoni industriali, ai silos per il grano, dai mercati alle chiese), Dieste ha sviluppato un linguaggio fortemente caratterizzato dall’uso del laterizio. Particolarmente innovativi furono l’impiego della volta gaussiana (una struttura di copertura a conchiglia di mattoni, la cui resistenza è garantita da un arco a doppia curvatura particolarmente efficace contro l’instabilità a carico di punta, ed economica rispetto al cemento armato) e dei mattoni rinforzati con barre di acciaio e cemento (che ribattezzò "ceramica armata", posata su cassaforme mobili per raggiungere la forma desiderata). Un esempio raffinato è la chiesta del Cristo Obrero di Atlántida (1959), nel 2021 dichiarata patrimonio dell'umanità Unesco.
Ingegnere “moderno”, Zorzi ha fatto della convenienza la cifra del suo lavoro, depurandola da connotazioni prettamente utilitaristiche e codificando piuttosto un lessico in cui la ricerca della “riduzione” (materica e formale) nella composizione e la razionalità del calcolo consentono l’equilibrio tra Utilitas e Venustas. Negli anni Sessanta è tra i primi in Italia ad affrontare il sistema delle costruzioni a sbalzo nella progettazione di ponti e viadotti; nei manufatti industriali, marittimi e impiantistici ricerca soluzioni tipologiche attraverso l’impiego di componenti costruttivi prodotti industrialmente. Celebre è il ponte in acciaio sul torrente Sfalassà, sull’ Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uno dei più grandi al mondo per la sua tipologia.
Autentico pioniere della ricerca sonora, l’ingegnere-musicista di origini franco-greche fu tra l’altro anche assistente di Le Corbusier, con cui realizzò il Padiglione Philips all'Expo di Bruxelles (1958). Xenakis dà forma concreta all’idea di Le Corbusier di un involucro composto da gusci sospesi e volte ondulate: tra schizzi e annotazioni su conoidi e paraboloidi iperbolici, e modelli in scala per valutare le deformazioni e simulare il comportamento della messa in opera, Xenakis giunge alla soluzione definitiva adottando gusci sottili autoportanti. All’interno un’installazione della durata di 10 minuti concepita da Le Corbusier (“Le poème électronique”, una combinazione di luci, proiezioni e musica composte da Edgard Varèse e dallo stesso Xenakis) celebrava la nuova era elettronica.
Come sostiene Luigi Prestinenza Puglisi, con Musmeci si inverte il processo della progettazione strutturale: se prima di lui si partiva da una forma predeterminata da verificare attraverso l’incognita del calcolo delle forze, con Musmeci ad essere imposte sono le tensioni da cui poi la forma dell’opera scaturisce come conseguenza. Il risultato è un’espressione di eleganza pura e di “minimum” costruttivo che, esulando da esercizi formali, insegue piuttosto un’efficienza strutturale quanto più affine alle leggi della natura. Celebre è il viadotto sul fiume Basento, a Potenza, la cui struttura complessa di sapore organico sembra cercare lo statuto di opera d’arte infrastrutturale.
Architetto, ingegnere e scultore, Santiago Calatrava è ritenuto uno dei massimi eredi contemporanei dell’approccio formalista-strutturalista di Félix Candela e Pier Luigi Nervi. Un interprete che deriva, da un lato, la forma costruita dal sistema di forze e tensioni che la pervadono e, dall’altro, da un immaginario fortemente ispirato alla natura, con il risultato di un’architettura-scultura altamente riconoscibile e potentemente drammatica, che contraddice la statica delle masse attraverso configurazioni dinamiche e plastiche.