Se, come postulava Lavoisier, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, si può cercare una possibile declinazione architettonica della legge fisica di conservazione della massa in Puglia, nelle campagne di Alezio in provincia di Lecce, dove a pochi chilometri dal mare, Manuel Aires Mateus ha condotto il restauro filologico di una antica torre, per due proprietari che, da Milano, hanno scelto di venire qui ad abitare. Stagliandosi monolitica nel paesaggio rurale di uliveti e vigneti, la torre col suo rigoroso impianto quadrato, le corpose masse murarie in tufo, le misurate aperture racconta un’originaria destinazione di servizio come punto di posta o di avvistamento, e le simbologie religiose sovrapposte dichiarano una stratificazione di funzioni nel corso dei secoli: dalla fondazione, probabilmente avvenuta nel XII secolo, alla fase costruttiva cinquecentesca che ha conferito al manufatto l’aspetto attuale.
Un’antica torre in Salento dove “nulla si crea e nulla si distrugge”
Manuel Aires Mateus trasforma in abitazione una torre storica nella campagna pugliese, trovando nella rilettura della materialità esistente la linea di progetto.
View Article details
- Chiara Testoni
- 27 agosto 2024
- Alezio, Lecce, Italy
- Manuel Aires Mateus (Studio Aires Mateus)
- residential
- 2024
Manuel Aires Mateus si rapporta alla preesistenza con una gestualità minima rispettando, senza volontà di protagonismo, il percorso della storia e tracciando la linea di progetto a partire dal riutilizzo dei materiali presenti in situ: la demolizione di un corpo di fabbrica, esterno e incongruo, ha fornito il tufo che è stato reimpiegato come materiale di progetto nella realizzazione della piscina e nelle pavimentazioni esterne (unici interventi ex novo); queste ultime sono state integrate laddove carenti con elementi provenienti da cave locali.
Due ulivi secolari, ormai secchi ma conservati come scultoree “sentinelle” che danno il benvenuto all’abitazione, segnalano il percorso di accesso che dal piccolo parcheggio conduce alla torre e poi alla piscina: la vasca d’acqua, realizzata in muretti in tufo di recupero e rifinita nel bordo superiore in pietra locale di Soleto, ripropone in negativo, nella terra arsa, l’impronta della torre.
Un concetto di abitare che esula dalla ricerca del comfort a tutti i costi, e che trova nel rapporto con il passato e nell’equilibrio con i cicli naturali i suoi valori fondativi.
L’edificio si distribuisce su due piani. Al piano terra un ampio salone voltato ospita il soggiorno e la cucina che, riproposta dove un camino lasciava presagire fosse l’originaria postazione di preparazione cibi, sfrutta le nicchie esistenti nella muratura per gli impianti e il mobilio su misura. Una ripida scala esistente in pietra, reintegrata solo nelle pedate per le porzioni lacunose, conduce al piano superiore dove si collocano la camera da letto, il bagno e un piccolo studio, coperti con volta a botte. Da questo livello, una scala ancora più ripida conduce in copertura – quasi in un catartico percorso ascensionale – dove si apre una terrazza da cui contemplare la campagna salentina e fare yoga.
Il progetto ha previsto il consolidamento di strutture orizzontali in copertura e solaio voltato al primo piano, oltre ad interventi localizzati di cuci-scuci nelle murature completati con tecnologie tradizionali (rinzaffo di calce e canapa). L’assenza di condizionamento e la minima dotazione impiantistica non pregiudicano il benessere microclimatico interno, grazie alle aperture opposte nel soggiorno che agevolano flussi di ventilazione incrociata, e all’inerzia termica delle possenti murature. Le finiture si rapportano con delicatezza all’esistente. Il cocciopesto in tutti i pavimenti (ad esclusione del soggiorno al piano terra, in battuto di tufo originale, e del bagno al piano primo, in travertino) e nei risarcimenti delle tracce impiantistiche murarie, crea un tenue contrasto con le scabre murature in tufo a vista. Gli arredi essenziali in legno, prevalentemente su disegno di Aires Mateus e realizzati da artigiani locali, conferiscono un carattere quasi monastico, ma intimo, all’abitazione.
Gli spazi aperti rifiutano qualsiasi “addolcimento” progettuale, configurandosi piuttosto come un paesaggio spontaneo e vivo che cambia al ritmo delle stagioni, grazie al ripristino dell’antico vigneto, alla piantumazione di ulivi e alberi da frutto, all’inserimento di foraggio per le capre. Un tavolo esterno con panca in pietra dalla geometria spigolosa, all’ombra di gelsi sterili, offre occasioni di convivialità all’aperto che cercano l’autenticità, oltre ad una scontata comodità. Un concetto di abitare che esula dalla ricerca del comfort a tutti i costi e dai capricci delle mode, e che trova nella modestia espressiva, nel rapporto con il passato e nell’equilibrio con i cicli naturali i suoi valori fondativi.
- Studio Aires Mateus
- Manuel Aires Mateus
- Maria Rebelo Pinto, Elena Sofia Calabrò
- Studiotorre67 (Matilde Castellini, Alessandro Maffioli)
- Fabrizio Ria
- Ditta Stomeo Bruno
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67
Foto Studiotorre67