Questo articolo è apparso in origine su Domus 1060 di settembre 2021.
Il libro dei libri su Gio Ponti
Licitra, nipote dell’architetto milanese, ha curato il libro che racconta inediti contenuti biografici, i progetti e la storia di Gio Ponti.
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- Elena Sommariva
- 29 settembre 2021
Curato da Salvatore Licitra con testi di Stefano Casciani e grafica di Karl Kolbitz, Gio Ponti è un progetto imponente, che conclude una ricerca lunga più di dieci anni.
“L’idea”, spiega Licitra, nipote dell’architetto milanese, “era fare il libro dei libri su Ponti. L’obiettivo era raccontarlo come l’avrebbe voluto fare lui stesso”. Ne è nato un volume generoso di 572 pagine e formato extralarge (36 x 36 cm).
“Un libro”, prosegue Licitra, “appassionato, facile da capire, aperto a tutti, con tante immagini e spiegazioni dettagliate”. Al tempo stesso, scientifico e rigoroso, con un approfondimento biografico mai affrontato finora che, non a caso, si apre con le parole, precise e poetiche, della figlia Lisa.
“La cosa difficile è stata tenere insieme progetti tanto diversi”, prosegue il curatore. Per questo, si è optato per un impianto cronologico rigoroso, che permette d’individuare sempre quella che Licitra definisce la “tavolozza Ponti”. “Come un pittore affezionato ai suoi colori, anche Ponti aveva un suo alfabeto di pieni e vuoti, e archetipi formali”, spiega. “Era un grande navigatore, che ha attraversato tanti periodi con disinvoltura e divertimento”.
Le foto grandi e l’attenzione al dettaglio dell’inquadratura permettono poi d’immergersi negli ambienti (“L’architettura è peripatetica”, sosteneva Ponti, esiste cioè solo se qualcuno ci cammina dentro).Non mancano le piccole scoperte, come il lavoro (poco noto) per l’università di Padova e le fotografie (molte inedite) di Villa Arata.
“Mi piace l’idea di avere sistemato il nonno”, conclude Licitra. “Ora avrei voglia di andare a pescare le tantissime piccole storie su di lui: ogni committente, ogni collaborazione è un romanzo perché lui amava il confronto e il rapporto con gli altri”.
Come quella volta che i Pirelli, soddisfatti del grattacielo che ancora oggi porta il loro nome, gli chiesero di scegliere un regalo e Ponti chiese tre Citroën DS, per lui e gli altri soci, Rosselli e Fornaroli.
Ma questa storia, come dicevamo, la leggeremo in un altro libro.