Ci sono oggetti che entrano a fare parte del paesaggio urbano in maniera graduale, fino al punto che non ti ricordi quando abbiano fatto la loro comparsa e sembra che siano sempre stati lì. Alcuni vengono da grosse operazioni di riorganizzazione della mobilità o dell’uso degli spazi. Prendi come esempio le rastrelliere delle bici elettriche, i monopattini che si affollano sul bordo del marciapiede, o i gazebo fuori da bar e ristoranti. Tutte cose nate negli ultimi anni e frutto di certi accordi presi in sede istituzionale.
Altre cose nascono dal basso. Come lo spuntare come funghi dei lockbox o keybox, che non raggiungono forse la densità dei lucchetti su Ponte Milvio, ma sono diventati oramai una presenza fissa delle città e soprattutto di quelle dove si fanno parecchi affitti a breve termine degli appartamenti, soprattutto su Airbnb - ma la tipologia oramai investe tante piattaforme, anche quelle specializzate nell’hotelerie come Booking. Non staremo qui a discutere del perché si preferisca un appartamento a un albergo, né di come la “airbnbizzazione” delle città abbia creato situazioni di grave disagio per chi ci deve vivere. Il bad boy oramai bad old man della letteratura francese Michel Houllebecq ne La carta e il territorio immaginava un’Europa che era tutta un museo a cielo aperto e quei portachiavi attaccati a pali e feritoie, che permettono un fast check in ai turisti, sono diventati il simbolo della museificazione del Vecchio Continente.
Un simbolo disturbante. Che si nasconde, come la proverbiale mano da occultare dopo aver lanciato il sasso. Una delle città più turistiche di sempre, giò solo perché la storia della nascita del turismo la riguarda in pieno, è Firenze, che nell’Ottocento era meta fissa del Grand Tour. Si suggeriva di soggiornarvi per qualche mese. Adesso invece il turismo Firenze lo subisce e vieterà i lockbox nel centro storico dal 2025. Non riuscendo a regolare gli affitti a breve termine, – ma si possono davvero regolare? – la risposta è stata colpire l’epifenomeno. Un po’ come quando non ci piacciamo: c’è chi va dallo psicologo, chi dal chirurgo estetico, Firenze ha deciso di rompere lo specchio. Intanto, un po’ in tutta Italia, come già in Spagna, scattano le proteste contro gli affitti brevi. La preda simbolica sono proprio i keybox. Come a cavallo del 2000 i lucchetti di Ponte Milvio e poi di Parigi e di mezzo mondo sigillavano l’amore delle coppie, la protesta contro i “lucchetti portachiavi” iconizza un sentimento di frustrazione per città che costano sempre di più e sembrano volerci accogliere solo per spendere soldi, non per viverci bene.
Stipendi bassi, cibo che costa sempre di più, prezzi dell’energia ai massimi storici, case introvabili o fuori mercato per chi nelle città ci vive. Il turismo di massa è un ottimo obbiettivo da prendere di mira, un po’ come nell’adagio molto patriarcale che vuole la botte piena e la moglie ubriaca tutti desiderano pochissimi turisti, molto gentili, che spendono tantissimo e non rubano risorse. Chissà cosa sceglierebbe Firenze tra nessun turismo e il turismo di oggi. E se avesse davvero ragione Houllebecq e il nostro destino fosse diventare le figure viventi di un enorme museo a cielo aperto, non ci converrebbe iniziare a prepararci?
foto di apertura Jerome da Adobe Stock