Il genio diverso: il libro di Paolo Portoghesi sul Borromini

Oltre seicento pagine tra architettura e simbologia, tenebre e splendore, dedicate alla vita di uno dei più grandi artisti del Barocco, in una edizione rivista e ampliata del celebre testo del 1967.

È voluminoso, denso e seducente il libro che Paolo Portoghesi dedica al Borromini. Immagini e riflessioni di grande rilievo, che raccontano la vita e le opere di uno dei più grandi protagonisti del Seicento visto da un altro protagonista, questa volta del Novecento. Un genio ricostruito da un maestro della critica, autore di originali studi dal Rinascimento a oggi e architetto protagonista di una delle stagioni più felici, e controverse, del secondo novecento italiano.

Portoghesi ripercorre la vita dell’artista in un viaggio che ne ricostruisce l’animo e la spinta creativa. Ad emergere è un genio “diverso”, dotato di una personalità forte, fatta di chiaroscuri su cui domina una orgogliosa indipendenza. Siamo di fronte così a un’analisi di un precoce talento, del suo volersi continuamente superare, spiccare dal contesto, vincere a ogni costo e per indiscutibile merito fino all’apice, che ne rappresenta il rovesciamento. Fino ad ammalarsi nella spasmodica ricerca della bellezza e del suo ideale.

Palazzo Barberini. A Borromini è tradizionalmente attribuita la scala circolare del palazzo Barberini, raffinata elaborazione di un modello che risale a Bramante e che ha ricevuto in ambiente romano sviluppi originali per merito del Vignola a Caprarola e del Mascherino nel palazzo del Quirinale. Courtesy di Skira editore.

Descritto nella letteratura come un visionario platonico, un architetto stravagante, bizzarro, Borromini è cresciuto in un contesto artistico alla cui definizione ha contribuito forse più di ogni altro, così dimostra la straordinaria risonanza che lo stesso ha avuto lungo i secoli, che tracciano il percorso luminoso di un uomo contraddittorio come la sua ardente fede e quella vena di segretezza che sfocerà poi nel suo inaspettato suicidio. Il libro di Portoghesi è il racconto di un continuo tentativo, da parte del Borromini, di esibire il mondo con la sua complessità semantica e iconografica, rispettando al tempo stesso le leggi dell’architettura, a lui contemporanee, nello sforzo di avvicinarsi al divino tramite opere dai volti ascetici e spirituali che s’inseriscono nello spazio urbano assecondandolo e nel contempo spettacolarizzandolo nella pratica architettonica, pensata come sorpresa nel tessuto in cui s’inserisce. 

Inconsapevolmente o meno, Portoghesi sembra far proprio un prezioso suggerimento di Ernst Gombrich, che in apertura della Storia dell’arte raccontata, scriveva: “Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti”. E infatti così Borromini viene descritto, come un artista “necessario”, con una personalità che non avrebbe potuto non esserci, ma che resta ancor tutta da scoprire, sospesa tra il passato e il suo presente, sempre interpretato in un senso visionario. 

Oratorio dei Filippini, particolare della facciata principale. Courtesy di Skira editore.

Altri studi, altri capitoli monografici sono stati dedicati al talento di Borromini, pagine che narravano la sua vita e le sue opere con una scrittura simile a quella dei diari intellettuali. Affrontavano il periodo di produzione di artisti come Gian Lorenzo Bernini, Simon Vouet, Pietro da Cortona e lo stesso Francesco Borromini, definiti da Giuliano Briganti “la generazione del 1630”. Qui però le cose cambiano, il timbro si alza, il senso va in profondità ed entra nel canone barocco: oltre alla ragione, Portoghesi fa parlare il sentimento. E infatti il vero centro del libro è nei capitoli che analizzano il mondo sentimentale di Borromini, il suo linguaggio e la sua estetica fatto di forme e simboli, il colore del percorso artistico di una figura che ha assunto una posizione da co-protagonista, soprattutto a Roma, di un periodo storico che vede definirsi quelli che saranno destinati a divenire gli aspetti più distintivi della modernità. Alla luce di tutto questo è sempre più chiaro che se il Bernini persegue la contiguità il Borromini sconfina nell’illusione con effetti di meraviglia che riesce a far convivere in un’autonomia degli spazi con l’utilizzo della sua grammatica architettonica.

Inserito nel contesto delle più complesse vicende dell’arte seicentesca, e al tempo stesso sospeso in una sorta di splendido isolamento, il volume di Portoghesi delinea le peculiarità e il carattere dell’artista, dal suo sorgere sulla scena romana alla diffusione e proliferazione delle sue opere, anche attraverso la simbologia argomentata nelle facciate, nei dispositivi planimetrici o nella scansione scultorea degli spazi. Un’esperienza unica e diretta, sentimentale e personale che nemmeno le pagine di un maestro della critica del Novecento possono sostituire. 

Titolo:
Borromini, la vita e le opere
A cura di :
Paolo Portoghesi
Casa Editrice:
Skira
Pagine:
632

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