Come l’architettura affronta le crisi del nostro tempo, raccontato da Toshiko Mori

La guest editor 2023 saluta simbolicamente Domus con una carrellata di progetti che raccontano come l’architettura si approccia al presente: “Viviamo in un mondo in costante mutamento”.

Viviamo in un mondo in costante mutamento. Le crisi che attraversiamo ogni giorno – climatiche, finanziarie, socio-economiche, politiche – aumentano il nostro senso di instabilità. L’impatto è avvertito in gran parte dalle comunità svantaggiate ed emarginate. Le innumerevoli situazioni critiche che ci troviamo ad affrontare generano brusche e violente interruzioni nelle nostre vite, e mostrano che è giunto il momento di ripensare i presupposti fondamentali delle città. Le città non sono mai statiche, evolvono costantemente.

L’idea di temporalità suggerisce che, invece di concentrarci su spazi e oggetti, dovremmo rivolgere la nostra attenzione al tempo, secondo componente essenziale e motore delle nostre vite e città.

Scrive Carlo Rovelli: “Tutta l’evoluzione della scienza indica che la migliore grammatica per pensare il mondo sia quella del cambiamento, non quella della permanenza. Dell’accadere, non dell’essere. Si può pensare il mondo come costituito da cose, sostanza, entità, qualcosa che esiste. Che permane. Oppure pensare che il mondo sia costituito da eventi, accadimenti, processi. Qualcosa che succede, che non dura, che è un continuo trasformarsi. Che non permane nel tempo”. 

Immagine di apertura: Marina Tabassum Architects, lavoro comunitario a Kurigram, Rangpur. Le comunità che risiedono sui char hanno imparato le tecniche di costruzione dei Khudi Bari, strutture con una ridotta impronta al suolo che possono essere imballate e spostate. Photo © Afsary Islam Toma

È essenziale mettere in discussione la nostra concezione di mutabilità, potenziale adattativo e possibilità di trasformazione. L’idea di temporalità suggerisce che, invece di concentrarci su spazi e oggetti, dovremmo rivolgere la nostra attenzione al tempo, secondo componente essenziale e motore delle nostre vite e città. Ci muoviamo sempre con il tempo; perciò l’idea del “dove” deve essere associata al “quando”.

Pensare temporalmente può offrire soluzioni dirette a una crisi attuale o, altre volte, diventare una strategia di pianificazione.

Come ci mostra Rahul Mehrotra, se il tempo diventasse il fulcro della costruzione delle città, potremmo liberare le potenzialità dell’architettura come strumento transitorio e agente per l’urbanistica. Il pensiero temporale diventa così un punto chiave di svolta per sopravvivere in un mondo in cui le catastrofi sono sempre più numerose e frequenti e colpiscono un’ampia fetta dell’umanità. Invece di concentrarci su forme e profili, perché non spostare l’attenzione su movimenti, eventi e processi? Pensare temporalmente può offrire soluzioni dirette a una crisi attuale o, altre volte, diventare una strategia di pianificazione.

Secondo le stime della Banca Mondiale, il numero di rifugiati a livello globale è salito a 35,3 milioni nel 2022, con un aumento di quasi 8 milioni rispetto all’anno precedente. Questo numero è quasi triplicato in un decennio, e continua a crescere vertiginosamente per via dei conflitti in Ucraina, Israele e Palestina e altre parti del mondo.

Tra gli architetti che hanno affrontato direttamente questa situazione troviamo Marina Tabassum. Insieme a Face, la sua organizzazione no-profit, segue la crisi dei rifugiati in Bangladesh di etnia rohingya, la comunità perseguitata e costretta a migrare in massa dal Myanmar e diventata una delle più grandi popolazioni apolidi al mondo. Studia poi temi legati alla crisi climatica nelle fragili comunità del delta, con lo scopo di pensare a nuove tipologie abitative capaci di sopravvivere alle crescenti inondazioni.

Shigeru Ban sta lavorando per dare un contributo alla crisi dei rifugiati ucraini, progettando e costruendo rifugi e sistemi divisori per garantire privacy e rispetto. Al contempo, sostiene anche l’industria del legno nei comuni ucraini, una delle più grandi d’Europa, così che il commercio possa continuare anche durante la guerra e l’industria sia pronta per la ricostruzione.

Le strutture temporanee di Alejandro Saldarriaga a Bogotà, in Colombia, si ispirano al Realismo Magico, la tradizione letteraria colombiana, per offrire una continuità emotiva e promuovere un senso di speranza e sogni anche nel momento di massima instabilità pandemica. A Los Angeles, che sta conoscendo un aumento esponenziale della migrazione, Michael Maltzan invita la comunità ad abitare le nuove infrastrutture della città. Nel frattempo, in Germania, l’ingegnere strutturale Mike Schlaich trae ispirazione dalla collaborazione con Christo sulle strutture temporanee e propone stadi smontabili e ricollocabili. In Ghana, DK Osseo-Asare esplora modelli alternativi per convertire i materiali di scarto in flussi economici sostenibili e contribuire alla creazione di una nuova piattaforma economica e commerciale.

Siamo in continua evoluzione fisica e creativa. Non ci fermiamo mai. Filosofi e scienziati concordano sul fatto che il tempo è un continuum e, anche se può assumere stati e forme diverse, l’idea del tempo continuo fa funzionare il nostro mondo fisico.

Nella nostra breve vita sulla Terra, progettare in modo aperto ai cambiamenti, apprezzare e comprendere tutta la nostra esistenza come temporanea, per lasciare la minima impronta e vivere in armonia con la natura, avrà un forte impatto sulle nostre vite e ci aiuterà a superare ogni nuova crisi. Partecipiamo tutti al divenire comune per creare un migliore futuro condiviso.

Immagine di apertura: Toshiko Mori Architect, Thread Artists Residences & Cultural Center, Shintian, Senegal, 2015. Foto Iwan Baan

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