Dagli anni ’50 a oggi la realizzazione della rete autostradale italiana è stata, forse più che altrove, costruzione d’infrastrutture ma anche elaborazione d’immaginari e narrazioni. Una seconda unità d’Italia si è realizzata lungo l’Autostrada del Sole nel 1964. La Torino-Savona, la Milano-Genova e la Firenze-Mare sono state le autostrade delle vacanze di massa e degli ingorghi agostani. I tormenti della Salerno-Reggio Calabria hanno finito per rappresentare speranze e delusioni di tutto il Mezzogiorno. Attorno alle autostrade alpine, invece, si è delineato innanzitutto un mito del superamento del confine, in senso eroico ma anche pragmatico, che accomuna i tracciati che risalgono la Val di Susa, la Val d’Aosta e le valli friulane. Tra tutte, però, è l’Autostrada del Brennero, che dal cuore della Pianura Padana punta risoluta verso nord, a materializzare al meglio la visione di un’Italia proiettata oltre le Alpi, un’Italia pienamente europea, controparte esterofila dell’Italia ombelicale dell’Autostrada del Sole.
Autostrada del Brennero, la via che attraversa i paesaggi dall’Italia verso l’Europa
Dal cuore della pianura padana al confine austriaco, compie 50 anni l’autostrada che intrattiene un dialogo complesso con le geografie antropiche e naturali che la circondano. Una mostra la racconta.
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- Alessandro Benetti
- 25 ottobre 2023
Sul piano cronologico quella del Brennero rientra a pieno titolo tra le autostrade italiane della seconda generazione, quelle del boom e degli anni successivi di crescita, prima congiunturale e poi definitivamente zoppicante, che saldano fra di loro i frammenti dell’embrionale rete fascista e l’arricchiscono di nuovi assi e direttrici. Sono realizzate sulla base delle direttive e dei finanziamenti della legge Romita del 1955 e costruite di buona lena fino alla sospensione a tempo indeterminato di ogni nuovo cantiere decisa venti anni dopo, in tempi di crisi petrolifere. La storia dell’Autostrada del Brennero, che collega Modena al passo alpino da cui prende il nome sfiorando città importanti come Mantova, Verona, Trento e Bolzano comincia nel 1959, quando viene fondata l’Autostrada del Brennero SpA. I progetti definitivi sono approvati quattro anni più tardi, l’intero tracciato è completato nel 1974. Con i suoi 313,5 chilometri è oggi la quinta autostrada italiana per lunghezza, oltre che un tassello della rotta europea E45, che congiunge la Scandinavia al Sud Italia.
L’Autostrada del Brennero è, certamente, ricca di ponti e viadotti, gallerie e svincoli anche di dimensioni notevoli ed è stata progettata da ottimi ingegneri come i fratelli Bruno e Lino Gentilini, ma non è il luogo di colossali monumenti ingegneristici à la Ponte Morandi. Le sue vicende hanno coinvolto eccellenti architetti, su tutti Costantino Dardi, progettista dell’area di servizio di Garda Ovest, ma le sue opere d’arte non hanno in generale una particolare esuberanza formale o potenza scultorea. Sul suo percorso, inoltre, non s’incrociano le architetture-icona che punteggiano altre autostrade italiane – dalla chiesa di San Giovanni Battista all’Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci (1964) agli autogrill a ponte degli anni ’60 e ‘70 di Angelo Bianchetti e Melchiorre Bega. La sua componente più ricorrente e riconoscibile sono i guardrail bruniti in acciaio cor-ten, parte del progetto d’inserimento paesaggistico elaborato da Pietro Porcinai, incaricato della consulenza su questo tema. L’identità visuale dell’infrastruttura è affidata in primo luogo a un elemento che, per il suo specifico trattamento materico e cromatico, la “coordina” con il suo paesaggio piuttosto che distaccarla da esso. L’Autostrada del Brennero esiste come figura ma ricerca fin dalla sua concezione un dialogo serrato con il suo sfondo.
È questa, forse, la sua principale specificità e qualità rispetto a tante altre autostrade italiane. E la raccontano anche a partire da questa chiave di lettura Andrea Gritti, Elena Fontanella e Claudia Zanda del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, curatori della bella mostra “Autostrada del Brennero. Architetture e paesaggi” alla Fondazione Museo storico del Trentino.
Gritti, Fontanella e Zanda definiscono l’Autostrada del Brennero come “un’architettura territoriale”, enfatizzando la possibilità di analizzarla come un oggetto unitario, seppur complesso e stratificato. Dalla loro narrazione l’autostrada emerge innanzitutto come una sequenza di “nodi” e opere d’arte, ciascuna con le proprie specificità dimensionali, materiali e formali. La descrivono in questi termini la quadreria di disegni e fotografie storiche e un lunghissimo diagramma che le dispone tutte in sequenza. Al contempo, però, l’autostrada è anche “un palinsesto dentro un palinsesto territoriale”, di cui è necessario investigare al contempo “l’interno è l’intorno”. Se ne occupano le carte tematiche elaborate in GIS da Marco Voltini, che evidenziano caratteristiche ed evoluzioni dei tanti sistemi insediativi che attraversa; le fotografie contemporanee di Giovanni Hänninen, che la osservano ma si permettono anche di divagare nei suoi dintorni; per concludere, i 15 modelli a pianta circolare in scala 1:2000, che si estendono per un raggio di 500 metri attorno a ogni area di servizio. Composti ciascuno da 167 sezioni di metacrilato di tre millimetri di spessore, assemblate a secco tramite barre filettate in acciaio, e sospesi a poche decine di centimetri da terra al centro del percorso espositivo, questi modelli forniscono la migliore visione sintetica di un territorio dalle trame molteplici e dell’“ambientamento” dell’infrastruttura al loro interno. La si osserva intersecare la maglia dei campi coltivati e sfiorare i tanti centri abitati della pianura produttiva, prima, e poi adagiarsi o distaccarsi dai contrafforti alpini della valle dell’Adige, le cui ondulazioni si fanno sempre più potenti e ripide, fino all’imbocco della valle dell’Isarco e allo slancio finale verso il valico e l’estero. Trascritta in queste maquette eleganti, astratte e diafane, l’Autostrada del Brennero sembra esistere in tutti questi paesaggi come cucitura, anziché cicatrice, delicata “sfumatura” piuttosto che campitura piena.
- Autostrada del Brennero. Architetture e paesaggi
- Fondazione Museo storico del Trentino, Le Gallerie, piazza di Piedicastello, Trento
- dal 29 settembre al 4 febbraio
- Andrea Gritti, Elena Fontanella e Claudia Zanda
- Giovanni Hänninen