Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su Domus 1074, dicembre 2022.
Che cos’è la Rcf Arena di Reggio Emilia, quella del concerto di Kanye West
Vi raccontiamo la storia della più grande venue per la musica dal vivo in Europa, già nota come Campovolo, che ospiterà Ye, (aka Kanye West), in un concerto di cui si parla tantissimo e che forse nemmeno si farà.
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- Giulia Ricci
- 20 ottobre 2023
Nell’area non operativa dell’aeroporto di Reggio Emilia, nota ai più come Campovolo, è stata completata l’arena per eventi e concerti di Iotti + Pavarani Architetti, Tassoni & Partners e Studio Lsa. Questo luogo, profondamente legato alla storia della città, rappresenta un patrimonio per i suoi abitanti. Raccontano i progettisti che “l’area è stata utilizzata per anni per le manifestazioni cittadine, comprese le feste dell’Unità, ma anche per concerti importanti, come quello leggendario degli U2 del 1997”, nonché quelli di Ligabue, a partire dal 2005. Finalmente trasformata in permanente, la struttura è la più grande per concerti all’aperto di questo tipo in Europa, con una capienza fino a 100.000 persone. I circa 20 ettari dell’intervento ricompongono un sistema organico di spazi di aggregazione attrezzati e un anello di percorsi ciclo-pedonali di 5 km fra il torrente Rodano a est, che prelude alla campagna, e l’aerostazione, verso la città. Ad avviare la trasformazione dell’area demaniale di Enac è stata una collaborazione fra partner pubblici e privati: la società Aeroporto di Reggio Emilia, partecipata che ha in concessione tutta l’area aeroportuale, ha conferito tramite una gara pubblica la possibilità di gestire l’area non operativa fino al 2035 a C.Volo, una cordata di imprese del territorio e committente di Rcf Arena.
Un’iniziativa che ha trovato fin da subito, continuano i progettisti, “una corrispondenza nella pubblica amministrazione, già impegnata in nella rigenerazione dell’area nord della città”, e che oggi è supportata da “un’importante filiera organizzativa del mondo dello spettacolo” – fra cui Ferdinando Salzano, fondatore di Friends&Partners, e Claudio Maioli, manager di Ligabue. Gli studi coinvolti hanno dato forma, completandosi per competenze, a uno spazio modulabile per consentire diversi usi, suddiviso in tre macroaree. Il boulevard, di 50.000 m2, è assieme area di accoglienza e spazio per le iniziative del territorio. La zona backstage ha un accesso separato ed è attrezzata per il management, la produzione e la sicurezza degli eventi. Sull’arena vera e propria, un’area di 85.000 m2 trattati a prato dalla forma irregolare (quasi un plettro), si sono concentrati gli sforzi per realizzare “un’esperienza coinvolgente e immersiva”.
Si è configurato quindi, a cavallo fra “budget, tecnologia e obiettivi, un progetto low-tech, che si sposa con l’approccio generale: una rigenerazione urbana ottenuta con mezzi contenuti legati al progetto del paesaggio” spiegano i progettisti. La modellazione del suolo è quindi il cuore dell’azione progettuale: la superficie del prato digrada verso il palco per migliorare visibilità e acustica, mentre l’orientamento riduce al minimo l’impatto sulle vicine aree abitate. Una “corona leggera e permeabile” di sostegni verticali sorreggono elementi dinamici di tessuto bianco e blu per cingere la cavea e accompagnare i flussi. Ciò che si vede, però, non è tutto: integrata all’intervento architettonico c’è una tecnologia complessa che, oltre ai ripetitori audio, comprende sistemi wifi avanzati. I progettisti, non a caso, usano l’immagine di “una collina che non esisteva e che ora è lì per lo spettacolo”.