Il progetto di rigenerazione delle serre ai Giardini Margherita di Bologna, curato dallo studio Laprimastanza, può essere visto come un esperimento di ibridazione tra umano e non umano, tra artificiale e natura, più radicale rispetto alla media. Le piante non sono solo una presenza: di certe piante sono stati invece assunti ritmi e tempi, per poter maturare il progetto. L’architettura restaurata, che adesso si chiama Serra Madre, rappresenta infatti l’ultimo passo in un progetto lungo dieci anni.
Si tratta di un nuovo centro di produzione culturale voluto dalla cooperativa Kilowatt – dopo 10 anni di gestione dell’area tradottisi anche in diverse edizioni di un festival – per mettere l’arte contemporanea in dialogo con ricerca scientifica e tecnologia attraverso residenze, mostre, public program, laboratori didattici e workshop.
È così che si è arrivato alla rigenerazione del manufatto architettonico, dove “rigenerazione” – tengono a specificare i progettisti – è più che “riqualificazione”, è partire dai pochi frammenti di autenticità ancora in essere, dall’insieme “degli aspetti che nella storia di questo spazio hanno rappresentato momenti di virtù estetica, funzionale, tecnologica, sociale”.
Rigenerare è come il principio della talea in botanica, da un ramoscello di una pianta esistente si crea una nuova vita. La rigenerazione di Serra madre è una talea di autenticità.
studio Laprimastanza
Quindi l’edificio di inizio ‘900 prima destinato a contenere la vita, e poi abbandonato, torna a contenerla, in una sua versione ibridata e potenziata: consolidata la struttura e rinnovato l’involucro vetrato, i suoi nuovi spazi vengono plasmati dal programma Serra Madre. Un’area destinata alla pedagogia sperimentale ospita un villaggio di piccole box-in-the-box in legno, articolate in zone giorno e zone notte, mentre un più ampio spazio si dedica agli eventi e al lavoro del centro: riconfigurabile ed esperienziale in una parte, in un’altra si raccoglie attorno a tre tavoli realizzati recuperando i tubi degli impianti originari della serra.
Il potenziale attivo della vegetazione è stato valorizzato per contrastare il cambiamento climatico: selezionate in base alla quantità di CO2 che riesce ad assimilare, nella serra sono state collocate piante a crescita rapida, mentre un impianto di coltivazione acquaponica di alghe – sviluppato da Aquaponic design – alimentato dalle acque meteoriche, renderà possibile un assorbimento massimo di 27 tonnellate di CO2 all'anno.
All’esterno domina una filosofia di de-sigillazione del terreno, con erba, nuove alberature e pavimentazioni drenanti in terra stabilizzata – in toni caldi per limitare riverbero, surriscaldamenti e isole di calore – che lavorando alla regimentazione delle acque meteoriche aiutano a prevenire i rischi da bombe d’acqua.
L’illuminazione che, integrandosi con la struttura, punta a far sembrare la serra stessa un corpo luminoso, è stato poi la componente con cui si è voluto enfatizzare il ruolo di Serra Madre come motore nella trasformazione di un’area urbana, oltre che di epicentro culturale destinato a costituire un riferimento continuativo nella vita della città.