Da Archimede a Luigi XV
Comunemente ritenuti un’invenzione moderna, i dispositivi di trasporto verticale – che siano usati per persone o merci – compaiono già negli scritti di Vitruvio nel 236 a.C. Il matematico greco Archimede, racconta l’autore del De Architectura, aveva disegnato un ascensore primitivo azionato da corde di sollevamento, avvolte intorno a un tamburo, che veniva fatto ruotare dalla forza dell’uomo applicata a un argano. Anche nel Colosseo era presente un dispositivo azionato da centinaia di uomini che, usando argani e contrappesi, trasportavano gladiatori e grandi animali dal percorso sotterraneo all’arena per la battaglia attraverso pozzi verticali.
Avvicinandoci all’età moderna, questi ingegnosi dispositivi – quasi sempre degli unicum usati in importanti architetture pubbliche – raccolgono l’interesse dei nobili. Luigi XV fece costruire nel 1743 la cosiddetta “sedia volante” per permettere a una delle sue amanti di accedere al suo alloggio privato del Palazzo di Versailles. Allo stesso modo, un “tavolo volante” nel castello di Choisy permetteva al re e ai suoi ospiti privati di cenare senza l’intrusione della servitù. Al suono di una campana, un tavolo saliva dalla cucina con un pasto elaborato, compresi tutti gli accessori necessari.
L’intuizione di Elisha Otis
Ma fatta eccezione di questi sporadici esempi, lo sviluppo degli ascensori come li conosciamo oggi è iniziata solo verso la seconda metà del XIX secolo, con l’età industriale, sollecitato dalla necessità delle miniere di carbone e legname. Qui gli elementi per lo spostamento verticale sfruttavano la potenza del vapore. Nel 1823, Burton e Homer, due architetti di Londra, costruirono una nuova attrazione turistica che chiamarono la “stanza ascendente”, che elevava i clienti a una considerevole altezza nel centro della metropoli. Ma le corde su cui si reggevano potevano essere consumate o distrutte e non furono considerati affidabili per i viaggi dei passeggeri, così da creare anche una forte diffidenza nell’opinione generale. A quel tempo, gli ascensori erano più un’attrazione turistica che un mezzo di trasporto – i piani più bassi degli edifici erano infatti i più desiderabili perché non richiedevano di salire molte scale.
Fu nel 1852 che Elisha Graves Otis inventò un freno di sicurezza che rivoluzionò l’industria del trasporto verticale e dell’architettura per i secoli a venire. Nel caso in cui la fune di sollevamento di un ascensore si rompesse, una molla avrebbe azionato dei nottolini sulla cabina, forzandoli in posizione con delle rastrelliere ai lati del pozzo e sospendendo la cabina sul posto. L’industriale tenne una dimostrazione pubblica alla fiera mondiale del 1853 a New York in cui sollevò una piattaforma sopra una folla, poi tagliò il cavo con un’ascia. “Tutto sicuro”, proclamò mentre il suo dispositivo di sicurezza arrestava la caduta. Il primo ascensore firmato Otis fu poi installato il 23 marzo 1857 sempre a New York, al 488 di Broadway, e chiuso dopo soli tre anni perché nessuno lo usava.
L’attrazione degli hotel
Appena brevettati, gli ascensori non riuscivano a piazzarsi bene sul mercato a causa dell’elevato costo, ma trovarono il loro successo come articoli di lusso negli hotel delle grandi città, da New York a Parigi. Divenne velocemente uno status symbol sociale: il lusso si sposta così verso l’alto (nella Parigi di Haussmann, ad esempio, i piani alti erano fino a quel momento i meno desiderabili), lasciando spazio a un certo romanticismo legato al cielo.
Simbolo del periodo e di come le cose stavano cambiando è il Chicago Stock Exchange di Adler & Sullivan, costruito nel 1893. Nell’edificio i bagni maschili forniti di acqua calda e fredda al piano principale fornivano la massima comodità dell’epoca, l’illuminazione elettrica era presente in tutti gli spazi interni dell’edificio e culminava in uno degli uffici tecnologicamente più avanzati del mondo. Ma soprattutto, dieci grandi ascensori dotati di segnali automatici fornivano un servizio senza precedenti. L’interno dell’edificio fu decorato con sontuosi disegni organici ispirati al paesaggio della prateria, esemplare dello stile organico di Sullivan.
La positività tecnologica
A fine ‘900 l’ascensore entra a far parte di un particolare lessico architettonico, nato dalla positività delle nuove tecnologie edilizie: il cosiddetto High tech che in Inghilterra era stato preannunciato dalla sede centrale di Willis Faber & Dumas a Ipswich, nel 1975, e con grandissima risonanza dal Centre Pompidou che Richard Rogers e Renzo Piano inaugurarono nel 1977 a Parigi.
Sempre di Rogers rientra come architettura esemplare di questa corrente la sede dei Lloyd’s di Londra, terminata nel 1987, dove le 14 colonne di ascensori (di cui 12 esterne) sono testimonianza di una componente utopica che risaliva all’epoca di Archigram e Cedric Price. La flessibilità della pianta, i sistemi di distribuzione, i servizi relegati in torri limitrofe al di fuori della massa principale dell’edificio, furono dichiarati da Rogers come atout, per un progetto tendente alle caratteristiche organiche di una costruzione vivente.
La corsa all’altezza vs. gli standard edilizi
Con lo sviluppo delle tecnologie e delle possibilità, l’altro elemento introdotto dall’ascensore è la corsa verso il cielo. Gli edifici che sfiorano il cielo iniziano in effetti a sorgere circa trent’anni dopo che Elisha Otis aveva reso sicuri gli ascensori. Da allora, i grattacieli hanno subito profonde trasformazioni, sia dal punto di vista strutturale sia impiantistico, che ne hanno sancito la crescita in altezza e la proliferazione in tutte le principali aree metropolitane del mondo. L’edificio che molti ritengono essere il primo grattacielo al mondo è l’Home Insurance Building, costruito nel 1885 a Chicago dall’ingegnere William LeBaron Jenney, che era alto solamente 55 metri. Il celeberrimo Empire State Building, completato nel 1931 e rimasto per oltre 40 anni il grattacielo più alto del mondo, raggiungeva invece la “modica” altezza di 381 metri (431 se consideriamo l’antenna).
Oggi, l’ascensore più veloce del mondo è installato nella Shanghai Tower, il grattacielo più alto della Cina e secondo nella classifica mondiale, dopo il Burj Khalifa a Dubai. Viaggia a una lunghezza di circa 20 metri al secondo. Gli edifici più alti hanno reso l’ingegneria degli ascensori più complicata: il primo problema è che una porzione significativa dell’impronta dell’edificio deve essere riservata ai pozzi. Lo stesso Burj Kalifa a Dubai ha solo 57 ascensori (16 in meno dell’Empire State Building), ma nessuno di essi può raggiungere tutti i 160 piani.
Nel progettare gli ascensori per quello che potrebbe diventare il prossimo grattacielo più alto del mondo (la Kingdom Tower a Jeddah in Arabia Saudita), il costruttore di ascensori Kone voleva un pozzo da record che corresse per tutta l’altezza della torre (progettata per essere alta un chilometro). Per farlo, ha dovuto inventare un tipo completamente nuovo di cavo in fibra di carbonio.
Immagine di apertura: foto Ryunosuke Kikuno, via Unsplash