Sydney brutalista

La storia del Sirius Building, progettato da Tao Gofers nel 1978, innesca una riflessione più ampia sull’architettura brutalista australiana che, solo se supportata da un ampio movimento d’opinione e dall’interesse della comunità, potrebbe rivelare una natura sorprendentemente resistente.

Sirius Building, Sydney. Photo Philippa Nicole Barr
Nel febbraio 2016 l’Heritage Council of NSW (il Consiglio per il Patrimonio culturale del Nuovo Galles del Sud) raccomandò all’unanimità l’inserimento del Sirius Building nell’elenco degli edifici tutelati; un complesso di edilizia residenziale pubblica di stile brutalista, ubicato sul litorale di Sydney e vicinissimo a due simboli cittadini: l’Harbour Bridge e il teatro dell’Opera.
Il complesso, progettato da Tao Gofers, comprende appartamenti, giardini pensili sul tetto, parcheggi coperti e spazi comuni. David Burdon, presidente del National Trust Committee on Built Environment, altra istituzione dedicata alla tutela del patrimonio, definisce il Sirius come “un bell’esempio di intervento comunitario e di responsabilità sociale dell’architettura”. E tuttavia il governo del Nuovo Galles del Sud ha respinto le raccomandazioni di entrambi i gruppi di esperti. Il ministro delle Finanze, dei Servizi e della Proprietà immobiliare Dominic Perrottet, bollando l’edificio come brutto e privo di valore di lungo periodo, lo definisce in un comunicato stampa pubblicato sul suo sito personale una “irritante presa in giro”.

 

A Sydney, a dispetto delle originali caratteristiche scultoree di parecchi edifici brutalisti e del loro significato storico, ne è stata proposta la demolizione, riferisce Burdon, “e sarà sempre troppo tardi, quando il Sirius sarà stato sostituito da un edificio di dimensioni molto maggiori, che il pubblico capirà che cosa ha rappresentato veramente questa architettura. Il crogiolo sociale di vecchio e nuovo, di famiglie grandi e piccole, sarà rimpiazzato da un omogeneo gruppo di nuovi ricchi. La grande ironia è che un sito noto per i suoi panorami, con la nuova composizione sociale, guarderà sempre più a se stesso”. Per l’architetto Glenn Harper, socio anziano dello studio PTW Architects che sta lavorando a una guida sul brutalismo di Sydney, “l’attuale clima politico non vede alcun valore in questi edifici”, il che “è indicativo di un cambiamento del pensiero sociopolitico di Sydney in direzione opposta alla proprietà pubblica e all’intervento statale di indirizzo della progettazione, che ha valorizzato l’importanza della sfera pubblica e della proprietà pubblica”.

La preoccupazione specifica per il Sirius sta sollevando crescente interesse sul significato del brutalismo in generale. Dato che altri edifici brutalisti sono sotto la minaccia della demolizione il pubblico sta iniziando a considerare questi edifici come forme architettoniche originali, nonché come strumento di arricchimento del patrimonio dei gruppi sociali emarginati e del pubblico attraverso l’architettura. Lo stile veniva applicato a una varietà di destinazioni, compresi i palazzi per uffici e quelli dei servizi pubblici come i commissariati di polizia, i tribunali, i municipi e gli alloggi popolari. Secondo Harper il Brutalismo qui rappresentò l’approdo del Modernismo in architettura. Questi edifici “un tempo erano il simbolo dell’investimento dello Stato e del suo impegno positivo nella sfera pubblica”, afferma Harper, “e purtroppo i famosi vincoli che caratterizzavano questi edifici sono cambiati”.
Sirius Building, Sydney. Photo Philippa Nicole Barr
Sirius Building, Sydney. Photo Philippa Nicole Barr
In particolare nel Brutalismo c’è qualcosa che provoca nel pubblico locale interesse e disprezzo. Il Sirius fu completato nel 1979. Come altri edifici dello stesso stile, costruiti molto più tardi a Sydney e in altri luoghi ha spesso suscitato controversie. Il Sirius dispiacque immediatamente al pubblico, dice Harper, che preferiva le nuove tendenze architettoniche postmoderne, “compresa la predilezione per i colori sgargianti e la decorazione in evidenza”. Anche se il pubblico rimane critico riguardo all’aspetto del Sirius e di altri edifici come il palazzo della University of Technology, nessuno ne può negare la durata. I blocchi di calcestruzzo precompresso o gettato in loco hanno dato a questi edifici una forma solida e profondamente scultorea. E comunque, ribadisce Burdon, “questi edifici hanno superato la prova del tempo in modo estremamente positivo. Curato nei particolari e ben costruito, in fatto di manutenzione il Sirius è stato pressoché dimenticato dal proprietario: lo Stato”. Tuttavia, nonostante questa trascuratezza, “il Sirius oggi è funzionale ed esteticamente piacevole come quando fu costruito”. “La tragedia del brutalismo a Sydney è stata […] di essere purtroppo identificato con l’aggettivo inglese ‘brutto’, invece di essere tradotto correttamente dal termine francese ‘grezzo’.” Un equivoco di traduzione della parola che indica lo stile ”brutalista”. L’espressione francese béton brut, calcestruzzo grezzo, descrive la finitura grezza conferita alle strutture di calcestruzzo dall’architetto Le Corbusier. Venne più tardi tradotta in inglese dal critico Reyner Banham nel suo saggio del 1955 The New Brutalism e reso popolare in Australia da architetti come Harry Seidler. Il pubblico considera brutto un edificio brutalista a causa di ciò che Reyner Banham definisce “la sua effettiva brutalità, il suo carattere scostante”.

 

La decisione del governo del Nuovo Galles del Sud ha sfidato le opinioni di addetti ai lavori come il sindaco di Sydney, l’architetto Tao Gofers, il Consiglio del Nuovo Galles del Sud e quello nazionale dell’Australian Institute of Architects. Come dichiara Burdon “nel caso del Sirius, il ministro […] ha ignorato il parere della comunità in generale – e quello della comunità del progetto in particolare – che ritengono di pari importanza il valore estetico e lo scopo sociale”. Oggi associazioni, critici e comunità si sono uniti in una campagna per salvare il Sirius. Harper attribuisce l’incremento del sostegno comunitario a un’“aspirazione all’autenticità” che si concretizza in questo particolare stile architettonico. Questi gruppi valutano l’edificio tanto per il suo ruolo sociale quanto per la sua testimonianza estetica. Come afferma Harper “gli edifici brutalisti di Sydney riguardavano sostanzialmente la franchezza espressiva del calcestruzzo (e in certi casi del mattone nelle superfici decorative), e ciò trova eco nella comunità”. La campagna comprende un sito web, manifestazioni di massa e visite all’edificio.

L’edificio del Sirius compare nell’elenco del National Trust e in quello dell’Australian Institute of Architects come edificio importante. La Construction, Forestry, Mining and Energy Union, il sindacato australiano dei lavoratori edili, ha vietato ai suoi iscritti di partecipare alla demolizione e alla riedificazione del sito. È in corso un’azione legale per ricorrere contro la decisione di non includere il Sirius nell’elenco del patrimonio culturale. Ma mentre queste iniziative coordinate possono salvare il Sirius, non è chiaro quale destino subiranno i suoi confratelli brutalisti di Sydney. Alla fine di dicembre 2016 si è tenuta una manifestazione pubblica all’insegna della domanda “Patrimonio di bruttezza: vale la pena di conservare l’architettura brutalista?” La manifestazione, organizzata dal collettivo WeLiveHere2017, ha preceduto un progetto d’installazione luminosa e d’intervento per attirare l’attenzione sulla progettata demolizione dei palazzi residenziali di Waterloo, a Sydney. Una delle principali domande rivolte agli ospiti era se gli edifici brutalisti rispondessero a uno dei criteri fondamentali per l’inclusione nell’elenco del patrimonio architettonico, e cioè il valore estetico.
Secondo David Burdon, il futuro dell’architettura brutalista a Sydney oggi si trova “a un bivio pericoloso”: “La ristrutturazione massiccia di istituzioni come il campus di Darlington dell’Università di Sydney minaccia un gran numero di edifici brutalisti, molti dei quali specificamente progettati per la ricerca d’alto livello”. Secondo Burdon, “l’insaziabile fame accademica per la ricostruzione del patrimonio edilizio esistente in funzione del mercato degli studenti stranieri fa di questo stile architettonico, su un sito universitario limitato, un facile bersaglio.” Nel dicembre 2016 l’Heritage Trust ha anche raccomandato l’inclusione nell’elenco dei monumenti della School of Molecular Bioscience dell’Università di Sydney. L’elenco del patrimonio culturale del National Trust non conferisce alcuna tutela legale, a meno che le sue raccomandazioni non vengano recepite dal governo centrale.
“Edifici di questa qualità oggi semplicemente non si possono più costruire”, afferma Burdon. “I finanziamenti non lo permettono e in parecchi casi le competenze per costruirli, in un’industria oggi completamente basata sulla costruzione per ‘sistemi’, semplicemente non esistono.” Le forme scultoree di calcestruzzo si fondono bene con il paesaggio australiano, creando un immagine modernista locale, impossibile da replicare altrove. “Per grezze che siano, noi demoliamo queste costruzioni di calcestruzzo schiette, brutaliste, imperfette in tutta la loro inventiva architettonica, a nostro rischio e pericolo, perché probabilmente non ne vedremo più di paragonabili.” Il destino di questi edifici pare segnato. Ma, con un ampio movimento d’opinione, d’interesse e di tutela da parte della comunità, possono rivelare una natura sorprendentemente resistente.
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