Il dibattito sull’imminente ristrutturazione del celebre e caratteristico atrio dell’albergo Okura di Tokyo fa emergere, una volta di più, posizioni differenti nella concezione del patrimonio culturale e sulla sua tutela concreta. La divergenza delle opinioni sull’azione dell’UNESCO nei confronti del patrimonio culturale è stata tra l’altro recentemente discussa nella sezione Op-ed di Domusweb, con i contributi di Marco D’Eramo (Urbanicidio a fin di bene), pubblicato su Domus 982 luglio-agosto 2014, e Michiel van Iersel (L’Unesco non è l’ISIS). Concetti che, riesaminati alla luce del contesto culturale dell’Hotel Okura indicano forse che non solo il tema della tutela, ma anche le sue applicazioni pratiche potrebbero avere uno sviluppo dialettico.
L’albergo “occidentale” dove Ian Fleming scelse di far alloggiare James Bond durante il suo soggiorno a Tokyo in realtà era stato inaugurato solo due anni prima della pubblicazione di Si vive solo due volte, nel maggio 1962. All’Okura l’agente segreto avrebbe varcato la soglia di un atrio dall’eleganza senza pari, progettato da uno dei primi modernisti, Yoshiro Taniguchi: uno spazio lievemente ribassato caratterizzato da grandi finestre a traverse decorate ad asanoha, i motivi geometrici tradizionali, lampadari esagonali a soffitto e schermi a parete di broccato a fiori quadripetali disegnati dal ceramista Kenkichi Tomimoto. Un preannuncio di alcuni dei leitmotiv dell’albergo, i cui elementi progettuali adottano gli schemi decorativi della tradizione giapponese in misura tale che la loro reinterpretazione all’Okura fu perfino accompagnata da una specifica pubblicazione. Grazie all’impeccabile gestione dell’albergo le sue condizioni sono state finora mantenute nella forma originale.
Si vive solo due volte:
una volta quando si nasce
e una volta quando si guarda
la morte in faccia.
Andreas Kofler, architetto, urbanista e giornalista freelance, è attivo a Parigi e a Tokyo. Ha lavorato per vari studi – tra cui STAR, TD, OMA/AMO, l’AUC e Dominique Perrault – prima di partecipare alla fondazione di Weltgebraus. La maggior parte dei suoi progetti implica un’articolazione multidisciplinare, come i lavori sulla Grand Paris (DPA/l’AUC), sulla Grande Mosca (l’AUC), per Prada (AMO) e la mostra The Image of Europe (TD/AMO) per l’Unione Europea.