Il progetto di una città che si estende per 900 chilometri lungo il Nilo, elaborato da Atelier Kempe Thill, Baukuh, GRAU, Lola e Aymen Hashem è tornato in patria con una mostra alla galleria Townhouse del Cairo e all’American University della stessa città, dopo il debutto alla Biennale internazionale d’architettura di Rotterdam e poi alla mostra Adhocracy della Biennale di design di Istanbul. La mostra affronta la difficile condizione urbana della Valle del Nilo, potenzialmente rurale, secondo le linee dell’editoriale di Baukuh pubblicato in Domus 961, all’insegna dell’audace affermazione “Progetti o Estinzione”. L’editoriale era illustrato in copertina da un disegno che evocava il lieto fine auspicabile al termine di una difficile partita di Tetris: un mondo di linee rette e di perfetta corrispondenza tra pieni e vuoti.
Nel caotico contesto della galleria, nel centro del Cairo, alla dicotomia tra progetto ed estinzione non si fa più riferimento esplicito. Improvvisamente l’estinzione appare come una possibilità decisamente verosimile e il progetto appare da lungo tempo scomparso, probabilmente insieme con l’ultimo governo che era stato in grado di configurare una struttura statuale ai livelli richiesti dal territorio egiziano.
L’analisi della situazione paesaggistica del Niloabbraccia l’ambiguità del paesaggio, accettandone la natura molteplice e complessa
La risposta è immediata e semplice: progettare. O meglio fare progetti. Proposte progettuali molteplici e differenti.
Le proposte progettuali appaiono rappresentate in modo audace ma volutamente semplificato, attraverso due modelli di grandi dimensioni. Uno raffigura la più vasta situazione territoriale del fiume Nilo, dal lago Nasser fino allo sbocco nel Mediterraneo attraverso il delta; l’altro ne ingrandisce una sezione con il caso di studio del governatorato di Sohag. La gamma di colori pastello della copertina di Domus viene sostituita da un più deciso quartetto di colori primari, come a sottolineare la decisa convinzione del ruolo del progetto nel futuro del territorio.
Vengono invece proposti precisi momenti del paesaggio, una sezione di spazi della Valle casuali e apparentemente insignificanti, ma molto suggestivi. La scelta dei fotografi sottintende la convinzione degli architetti che la realtà sia sempre troppo ambigua per semplificarla con qualche foto aerea e qualche semplicistico diagramma, spingendo il visitatore ad arrendersi al fatto che l’assoluta complessità della situazione non si possa mai cogliere per intero. Lungi da un’impostazione dell’urbanistica ricca di statistiche e incentrata sui dati, l’analisi della situazione paesaggistica del Nilo conta più sulle atmosfere che sui numeri: ammesso che ogni interpretazione in merito è di fatto soggettiva, abbraccia l’ambiguità del paesaggio, accettandone la natura molteplice e complessa.
Dotate di didascalie minime, le fotografie del delta collocate nei modelli paiono vivere in mondi paralleli. La natura aperta della proposta progettuale, che parte da strategie di progetto sperimentate (sistemi a bassa tecnologia, incremento del trasporto pubblico, ecc.), accetta la complessità della situazione presentando una quantità di piccole proposte progettuali che sembrano poter essere applicate, totalmente o parzialmente, in qualunque dato momento. Benché riguardino una situazione che è sull’orlo del collasso presentano un progetto senza data di scadenza: soluzioni progettuali che accolgono e integrano le condizioni esistenti così come sono, e che sembrano abbastanza aperte da riuscire ad assimilare altre, meno auspicabili, scelte progettuali in corso d’opera.
La ricerca e la mostra non solo affrontano di petto una situazione urbana attuale, ma hanno il coraggio di proporre soluzioni che mostrano un inatteso ottimismo
All’ingresso del museo una proiezione in grandezza naturale del film It’s Countryside di Saverio Pesapane introduce crudamente nella mostra la durezza della realtà. Mentre un ancestrale haji della valle, protagonista del video, parla a voce stentorea, come a scatti, intercalato da immagini fisse dei paesaggi della valle del Nilo. I suoi ascoltatori continuano a crescere, facendone il portavoce ufficiale della mostra. Riassume perfettamente la situazione del territorio, presenta in modo semplice ma efficace il carattere d’emergenza della situazione e la grave minaccia di estinzione. Mentre perdiamo infinite quantità di tempo a discutere situazioni che non conosciamo e di cui non possiamo prevedere gli sviluppi, è sorprendente pensare a quanto poco facciamo e progettiamo per le cose che conosciamo. L’estrapolazione di ciò che sarà del delta del Nilo nella situazione attuale appare semplicemente ovvia e la mostra riesce a presentare una serie di soluzioni ben coordinate nella stessa, ovvia maniera.
Nate da una corrente di architetti cui talvolta si poteva rimproverare di non impegnarsi su questioni contemporanee, la ricerca e la mostra non solo affrontano di petto una situazione urbana attuale, ma hanno il coraggio di proporre soluzioni che mostrano un inatteso ottimismo, perfino di fronte all’estinzione.