Questo articolo è stato pubblicato su Domus 951, ottobre 2011
All'ingresso di Alto Comedero troviamo un cartello con scritto 'Bienvenida al Cantri'. Quel 'Cantri' non è altro che una traslitterazione approssimativa di 'country', il che non rende l'ironia meno pungente: 'Benvenuti al Country Club'.
Entrando in automobile incontriamo una grande piscina, un parco giochi stile Jurassic Park e una replica del tempio inca di Tiwanaku, stravaganti amenità annidate tra una fila e l'altra di villette a un piano, quasi una fetta della Liverpool operaia. La differenza è che qui, nel nordovest dell'Argentina, quelli che somigliano a comignoli sono cisterne per la raccolta dell'acqua piovana con stampato il volto di Che Guevara. Non si tratta perciò di un country club, ma di un insediamento di edilizia popolare. Case popolari come non ne avete mai viste.
Alto Comedero è la più grande delle comunità costruite da un gruppo di attivisti in campo sociale riuniti sotto il nome Tupac Amaru. Insediato nella città di San Salvador de Jujuy, dove l'Argentina lambisce i confini della Bolivia, Tupac Amaru sostiene di rappresentare i diritti della frangia più povera della popolazione, a cui offre abitazioni, scuole, servizi sanitari e qualsiasi altra cosa di cui ci sia bisogno, si tratti di un pasto caldo o un paio di scarpe. Insieme alle sue case popolari, il gruppo gestisce le proprie fabbriche, le proprie scuole e i propri ospedali con un livello di autosufficienza che ha portato qualcuno a concludere che esso rappresenti a tutti gli effetti uno stato nello stato. Tupac Amaru conta, in effetti, più di 70.000 membri, (o seguaci, a seconda di come li si voglia definire), per la maggior parte indios Kolla del luogo. Movimento rivoluzionario mosso da ideali di matrice socialista, è conosciuto per il radicalismo dei suoi portavoce e per l'efficacia delle sue azioni dirette: quando decide di dimostrare può paralizzare le strade di Jujuy, il che gli ha ovviamente attirato l'avversione della borghesia locale.
Bienvenida al Cantri
Nell'insediamento costruito dal movimento Tupac Amaru, si configura il modello di una possibile alternativa alle gated communities e al social housing.
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- Justin McGuirk
- 24 novembre 2011
- San Salvador de Jujuy
"Stia attento a quella gente. Sono pericolosi", mi ha detto il tassista mentre, la scorsa estate, mi lasciava di fronte al quartier generale del gruppo. Queste sono le voci che girano riguardo a Tupac Amaru. Parte di questa animosità è alimentata dalla figura di maggior spicco del gruppo, una piccola donna Kolla di nome Milagro Sala, la quale gode della fama di santa (in spagnolo milagro significa miracolo) e, insieme, della poco di buono. Senza conoscere Milagro Sala non è facile capire il particolare tipo di urbanistica creata da Tupac Amaru (che mescola l'exurbia, il tessuto extraurbano oltre la suburbia, con l'idea di parco giochi 'alla Disney' e il socialismo radicale). Vuole la leggenda che Milagro sia stata abbandonata in fasce fuori da un ospedale. Che, quattordicenne, sia fuggita dalla casa dei genitori adottivi per diventare una venditrice ambulante; che sia finita nel giro della piccola criminalità e, infine, in prigione. In carcere, pare sia emersa la sua naturale vocazione di leader organizzando uno sciopero della fame per protestare contro la cattiva qualità del cibo e prodigandosi per insegnare a leggere agli altri carcerati. Messasi in luce nel movimento della Gioventù Peronista e nel sindacato, negli anni la sua immagine politica ha teso a confondere il leader rivoluzionario con Madre Teresa. Tuttavia, i pettegolezzi insinuano che abbia un passato di prostituta e tossicodipendente. E mentre i media dell'ala conservatrice la ritraggono come il capo di una vera e propria ghenga (il mio tassista è senza alcun dubbio d'accordo) per altri si tratta di una figura di culto. Nonostante il passato poco promettente, la Milagro di oggi è una delle donne più potenti del paese. Nel suo quartier generale compare fotografata insieme alla presidente argentina Cristina Kirchner e al presidente boliviano Evo Morales, che lei chiama il 'compagno Evo'. Forse, piuttosto che rappresentare una straordinaria anomalia, Milagro Sala può essere meglio compresa all'interno del contesto della nuova generazione di leader sudamericani in stile socialista, accomunati da radici genuinamente umili. Morales e Hugo Chavez, assieme prima a Lula e poi a Rousseff in Brasile, ma anche allo scomparso Néstor Kirchner in Argentina, hanno impresso infatti una dinamica socialista al corso della politica del continente.
"Siamo un'organizzazione rivoluzionaria e nello stesso tempo non lo siamo affatto", mi dice Milagro. "Non siamo rivoluzionari nel senso che non portiamo armi e non crediamo nella violenza: riconosciamo il valore della vita umana. Siamo rivoluzionari invece perché sappiamo di poter cambiare il modo di pensare della gente. Attraverso la lotta per la dignità del lavoro e per un nuovo tipo di consapevolezza, la gente può migliorare". Tupac Amaru ha costruito migliaia di abitazioni per i più poveri. Ha iniziato realizzandone 148, quando Milagro decise di scommettere che persino lei, senza alcuna esperienza nel campo delle costruzioni, poteva mettere a frutto i fondi governativi per l'edilizia popolare molto meglio dei politici locali dediti alla corruzione. Oggi, controlla fondi del governo per un totale di mille case all'anno. Il suo genio sta però nel modo in cui riesce a spendere questo denaro. Tupac Amaru si è creato le proprie fabbriche di mattoni e le proprie officine di carpenteria metallica per rendere il processo di fabbricazione molto più economico. Il gruppo riceve per ogni abitazione un corrispettivo di 93.000 pesos (23.000 dollari): un terzo in meno di quello che chiedono le grandi imprese costruttrici. Inoltre costruisce le case in un tempo quattro volte inferiore a quello impiegato dalle imprese private. Una delle ragioni del successo di questo progetto consiste nell'utilizzo di mano d'opera reclutata tra i ceti meno abbienti della popolazione: uno dei pochi casi al mondo in cui si è pagati per costruire la propria casa per poi riceverla gratuitamente.
Non è facile capire il particolare tipo di urbanistica che mescola l’exurbia con l’idea di parco a tema alla Disney e il socialismo radicale
Ad Alto Comedero, una comunità di 7.000 persone, ci sono 2.700 case; le strutture in sé sono piuttosto ordinarie, la tipica casa con tetto a spioventi concepita secondo i dettami del ministero per l'edilizia popolare. Si tratta di abitazioni a un piano di circa cinquanta metri quadri, con due camere, un piccolo giardino sul fronte principale e un piccolo cortile sul retro. Il progetto non prevede l'impiego di architetti: l'associazione locale dei professionisti del settore chiederebbe compensi troppo elevati. Quel che rende Alto Comedero però veramente unica non è tanto l'architettura, quanto il livello delle strutture per il tempo libero e il suo surreale senso del luogo. Da qualsiasi parte la si guardi, la cosmologia rivoluzionaria di Tupac Amaru è trasformata in un concetto didattico di branding. Ogni casa porta stampato un volto. Si può trattare dello stesso Tupac Amaru, il capo Inca che nel Settecento si ribellò contro gli spagnoli da cui il movimento prende il nome; oppure di Eva 'Evita' Peron, eroina-talismano dell'Argentina; o ancora di Che Guevara, il rivoluzionario socialista, il cui volto a grandi dimensioni compare sulla facciata delle fabbriche della comunità. È questa la santissima trinità iconografica dell'organizzazione: una miscela di radicalismo da T-shirt, populismo argentino e folklore etno-locale.
L'urbanistica da parco a tema di Alto Comedero è ugualmente sui generis. Quello che Tupac Amaru risparmia grazie alle sue fabbriche e al taglio degli intermediari (società d'investimenti, imprese di costruzione e architetti) lo può reinvestire nelle comunità sotto forma di grandiosi gesti di politica sociale. È stata dapprima la notizia della piscina a portarmi a Jujuy, l'idea che con un gesto così semplice si potessero far sentire ricchi anche i poveri. E tuttavia ero convinto che mi sarei trovato di fronte a un qualche impianto rettangolare standardizzato, non certo al parco acquatico ameboide che mi aspettava ad Alto Comedero, con le sue figure di pinguini e trichechi giganti. E vedere la gioia con cui un bambino si tuffava a bomba nell'acqua è stato sufficiente per riconoscere la forza dell'idea.
Non si tratta però solo della piscina: ho costeggiato un campo da pallacanestro e di calcio e, curiosamente (dato che è uno sport della classe media), uno di rugby. Ma sono comunque elementi troppo prosaici a paragone di Jurassic Park. In questo vasto parco giochi in cui i dinosauri sembrano aggirarsi tranquilli, i bambini strillano riversandosi uno dopo l'altro dagli scivoli annessi ai mammut e ai triceratopi. Com'è ovvio, la qualità non regge il confronto con i prodotti Industrial Light & Magic (queste creature sono fatte a mano da artigiani che lavorano nelle carpenterie locali) tuttavia l'effetto non è meno sorprendente. I ragazzini più grandi, nel frattempo, se ne stanno a chiacchierare sotto tettoie di foglie di palma fornite di barbecue. Che paradiso dell'infanzia è mai questo? L'insegna all'ingresso è ironica e utopistica al tempo stesso: 'Benvenuti al Country Club'. Tuttavia l'idea dell'area per il tempo libero non è ancora abbastanza. L'elemento più singolare di Alto Comedero è la replica dell'antico tempio di Tiwanaku in Bolivia, un sito sacro agli Inca ricostruito con blocchi di foratoni, come in un set hollywoodiano. Un surrogato, certo, abbastanza autentico però perché gli indiani Mapuche della Patagonia vengano a celebrarvi l'Inti Raymi, la festa del sole Inca. Milagro mi aveva fatto notare che una delle differenze tra Tupac Amaru e un movimento marxista fosse la sua dimensione spirituale. Pur non essendo religiosa, Milagro sa che conservare le tradizioni dei Kolla rappresenta un modo per tenere unita la comunità. Anche lasciando da parte l'efficienza economica che si rileva qua e là, su tutto aleggia una certa innocenza. Alto Comedero materializza una sorta di urbanistica natalizia, forse anche un'eccentricità un po' ingenua che non esclude niente dal menù: un parco a tema, un tempio. Perché no?
È difficile sopravvalutare quale sia la distanza di Alto Comedero dagli insediamenti in stile favelas che la circondano, luoghi in cui la gente ha costruito la propria casa usando qualsiasi cosa trovasse a disposizione. Normalmente, l'unico modo in cui gli abitanti della zona possono sperare di acquistare una casa della stessa qualità di quelle che si trovano a Alto Comedero è attraverso un programma statale. Bisogna dimostrare però di guadagnare almeno 2.500 pesos (600 dollari) al mese per entrare in una lista d'attesa della durata in media di otto anni, e che precede l'esborso in contanti di 12.000 pesos (2.900 dollari). In altre parole, chi è veramente povero non ha accesso nemmeno al primo gradino della scala. Mentre, in contrasto con le vicine villa miserias, Alto Comedero ha lo stesso senso di esclusività di una gated community. Senza cancello però.
Normalmente, edilizia assistita vuol dire puntare all'essenziale, escludere tutto il superfluo in modo che le spese dello Stato siano ridotte al minimo, o che il profitto privato sia il più alto possibile. Come definire però questo 'essenziale'? Una piscina rappresenta un modo tutto sommato poco costoso per restituire ai meno abbienti un po' di orgoglio, e per creare una comunità che possa sentirsi unita dal divertimento piuttosto che dalla semplice agglomerazione. Milagro non la metterebbe esattamente in questi termini, ma Alto Comedero è un gigantesco dito medio mostrato ai politici e alle imprese costruttrici. Ma quel che è ancora più importante è che l'insediamento rappresenta una zona di eccezione: in un momento in cui l'edilizia popolare è fuori moda in tutto il mondo, soprattutto quella gestita dal centro, è sempre più raro trovare un esempio di urbanistica che non dia rappresentazione alla schiavitù del mercato asservito ai servizi privati, al valore degli immobili e alla speculazione. Per questo, aver ritagliato una qualche casella di territorio indipendente sulla più ampia scacchiera capitalista può essere considerato il più importante successo Tupac Amaru. Justin McGuirk, Giornalista e critico