Il brief era apparentemente semplice: “Un terminal in un giardino”. Non solo aree circoscritte con piante e vegetazione, ma la percezione che il nuovo grande terminal, necessario per soddisfare la domanda in costante crescita dell’aeroporto della capitale tecnologica dell’India, si trovasse immerso in un giardino. Come gestire la questione dei FOD (Foreign Object Damage), le foglie e i rami che potrebbero finire sulle piste intralciando gli aerei? “La risposta è stata: prevenirla”. Come innaffiare le piante? “Fornire l’acqua necessaria in modo sostenibile”. E la manutenzione? “Ridurla al minimo”. Un’autentica sfida. Bengaluru (ex Bangalore) era nota come «la città giardino dell’India» per la sua rete di viali sovrastati da magnifici alberi a chioma larga e per i suoi estesi parchi pubblici: Cubbon Park e Lalbagh sono a tutti gli effetti dei giardini botanici, dove si trovano specie esotiche di alberi e arbusti provenienti da tutto il mondo. Il clima di Bengaluru, capitale dello Stato del Karnataka, nell’India meridionale, è molto favorevole per piante adatte a diversi climi: tropicali, subtropicali e più temperati.
Il nuovo terminal della città giardino dell’India, che è anche la sua capitale tech
Non solo aree circoscritte con piante e vegetazione, ma la percezione di trovarsi immersi in una foresta. Questa la sfida per il nuovo grande terminal di Bengaluru.
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- Derek Moore
- 21 dicembre 2023
10.000 mq di pareti di giardino, 800 alberi coltivati in loco prima dell’apertura, 620 piante endemiche e 7.700 trapiantate.
L’idea di un terminal immerso nel verde è stata presto affiancata a un’altra, apparentemente in opposizione. Bengaluru si è recentemente affermata infatti come importante centro tecnologico, con numerose aziende indiane e multinazionali che danno lavoro a migliaia di persone, molte delle quali laureate presso il prestigioso Indian Institute of Technology della città. La natura e la tecnologia - secondo il brief del cliente - dovevano rappresentare insieme il progetto, dalla forte identità indiana e karnatakiana.
Bengaluru International Airport Limited (BIAL) ha ingaggiato i paesaggisti di Grant Associates per collaborare con SOM alla realizzazione di questa visione. L’importanza del ruolo della tecnologia nel nuovo terminal era garantita dagli sviluppi globali, nazionali e locali dell’industria aeronautica. BIAL stava implementando una gamma completa di strumenti per l’auto-programmazione nel Terminal 1, nel tentativo di estendere la sua capacità per un tempo sufficiente alla costruzione del Terminal 2. D’altra parte, l’immagine di Bengaluru-Città giardino era stata minacciata dall’ampliamento di molte strade che aveva comportato l’abbattimento di alberi su lunghi tratti.
Il “Terminal in un giardino” doveva essere quindi un esercizio di stile sull’onda della nostalgia? Ci si doveva preoccupare del fatto che gran parte delle strade alberate e degli spazi pubblici della città fossero un’eredità coloniale pervasiva? Non era questa l’intenzione di BIAL, e certamente non era il proposito degli architetti coinvolti. Tuttavia, quali messaggi avrebbe mandato questo progetto? Certo, si potevano cavalcare altre tendenze del design contemporaneo, come il benessere, la biofilia, la biomimetica, ma potevano essere comprese nella filosofia di questo terminal? Oltre al senso di nostalgia e di replica, assolutamente da evitare, questi appigli legati all’attualità sembravano troppo inconsistenti per sostenere i significati del progetto. Abbiamo così analizzato diversi casi precedenti.
Le pareti verdi sono state applicate in modo efficace in molti terminal negli ultimi anni, per esempio nel Terminal 3 a Changi, realizzato da SOM, in cui il verde migliora l’esperienza degli arrivi. Anche il muschio sul soffitto ai controlli di sicurezza di Schiphol è stato un divertente diversivo. I giardini circolari al centro dei pier di Kuala Lumpur sono straordinariamente rigogliosi, ma non possono essere occupati dai passeggeri: si tratta di un’esperienza solo visiva. I terminal 1 e 2 dell’aeroporto di Giacarta rappresentano forse il miglior esempio di integrazione paesaggistica tra le lounge dei gate, ma sono il riflesso di un periodo in cui era richiesta meno flessibilità. Ci sono persino passerelle coperte all’aperto. Il design dei terminal di Giacarta traccia una netta distinzione tra l’edificio e le aree paesaggistiche: non ci sono piante all’interno delle lounge e anche il terminal lato terra è privo di vegetazione.
Un’esperienza che coinvolge anche ai sensi dell’olfatto, del tatto e dell’udito.
La biofilia forse non era un tema guida, quando è stato costruito, ma la consapevolezza dei benefici della natura erano certamente chiari, così come l’immagine specifica del luogo che il progetto esprimeva. BIAL conosceva bene questi esempi, ma desiderava un’esperienza più immersiva, che coinvolgesse anche i sensi dell’olfatto, del tatto e dell’udito. Il piano di sviluppo dell’aeroporto era stato aggiornato prima del 2012. Il Terminal 2 era stato pianificato a est del Terminal 1, lungo l’asse centrale dell’aeroporto. Contemporaneamente, doveva essere costruita una seconda pista. Si era previsto un tradizionale terminal rettangolare con tre pier sporgenti verso est, una sorta di tridente.
Oltre al tema del “terminal in un giardino”, il brief richiedeva adattabilità ed espandibilità oltre ad altre esigenze operative che ci hanno portato, nel progetto presentato per il concorso, a trasformare la forma della struttura da tridente a X, con quattro pier in corrispondenza delle diagonali. Abbiamo affrontato il dualismo natura/tecnologia prevedendo per l’edificio principale una serie di volte catenarie trasversali parzialmente vetrate. Nel punto in cui le volte si incontravano erano state previste zone riccamente piantumate aperte verso l’esterno, con viali coperti per consentire ai passeggeri di spostarsi all’interno del terminal. Queste zone di transito, ricche di cascate e conformazioni rocciose, caratterizzano il piano terra e il piano arrivi. Dopo l’incarico del progetto, la pianificazione è stata rielaborata e BIAL ha organizzato una serie di workshop di brainstorming per raccogliere le idee migliori e realizzare appieno l’idea del giardino. Abbiamo quindi testato un’ampia gamma di forme planimetriche: di nuovo a X, a H, a I, a Y (anche al contrario), a Double Diamond, dalla forma di due diamanti uniti sulla punta, e a “Cross”, perché i suoi pier erano perpendicolari alle vie di rullaggio parallele e trasversali. Nel frattempo, il Digital Document Filing System (DDFS) è stato rivalutato dai progettisti di BIAL e ci sono state delle modifiche, tra cui il numero di gate. Il terminal avrebbe dovuto ora avere una capacità di 25 MPPA nella fase 1 (10 MPPA di traffico internazionale e 15 MPPA di traffico nazionale). La fase 2 avrebbe portato il terminal a una capacità di 40 MPPA, con un mix di traffico internazionale e nazionale. Era quindi necessario un piano flessibile.
Sulla base di questi obiettivi, sono state messe a fuoco anche le dimensioni del corpo centrale: 55 banchi check-in, 38 chioschi self check-in, 12 corsie Aviation Training Research Simulator (ATRS). Le dimensioni richieste si stavano riducendo in larghezza grazie all’applicazione di tecnologie più efficienti da parte di BIAL. Ma le dimensioni delle aree partenze internazionali e nazionali stavano crescendo al punto che la larghezza combinata di questi spazi era pari a quella centrale. Abbiamo notato che, allineando i 22 gate di contatto necessari, essi si sarebbero adattati al lato di un pier continuo che poteva essere ripiegato lungo il perimetro dell’area del terminal, lasciando comunque spazio per le piste di rullaggio. Il passo finale nella genesi di questa insolita pianta a forma di C invertita e rettilinea è stato il risultato diretto della ricerca di un progetto che soddisfacesse in modo efficiente la domanda, ma al contempo ci ha consentito di dare abbondante spazio al giardino. I blocchi della hall principale e dell’area partenze potevano essere collocati a lato del pier, separati da una zona vuota di 90 metri di larghezza, che sarebbe diventata la “cintura verde” che avvolge il terminal, piantumata e caratterizzata da strutture fantasiose – “follie verdi” – che ospitano caffetterie, ristoranti e altri servizi. I passeggeri in partenza e in arrivo attraversano su ponti coperti , ma all’aperto, la cintura forestale che avvolge l’intero perimetro della hall e dell’area partenze ed è visibile sia da questi spazi sia dai pier.
Il pier continuo, separato dal blocco dell’area partenze, facilita anche un aspetto chiave della flessibilità operativa del progetto. Mentre l’area partenze internazionali occupa circa due terzi del blocco e l’area partenze nazionali il restante terzo, il pier continuo permette di dare maggiore spazio alle partenze nazionali o internazionali a seconda delle esigenze di traffico. Una serie di divisori mobili in vetro nel pier consente, ad esempio, di aumentare il numero di gate del settore internazionale durante le ore serali e notturne, e viceversa il numero di gate che servono il traffico nazionale durante i picchi diurni. Questa capacità di “oscillazione” aumenta la possibilità di utilizzo dei gate: si estende ai corridoi degli arrivi per i due settori (che nell’aviazione indiana devono rimanere separati anche dai flussi in partenza), alla sala di riconsegna dei bagagli e, naturalmente, al check-in e ai controlli di sicurezza alle partenze.
La cintura di piante che avvolge il terminal presenta strutture fantasiose, “follie verdi”.
I passeggeri apprezzeranno le caratteristiche paesaggistiche interne ed esterne mentre attraverseranno il terminal. La hall del check-in è ornata da una serie di cesti sospesi con piante esotiche, molte delle quali fiorite, alimentate da un sistema di irrigazione a goccia e collocate sotto i lucernari. Queste installazioni sono posizionate in alto, in modo da non ostacolare le code, le visuali del check-in e la flessibilità a lungo termine dell’area. Un percorso con pareti verdi conduce ai controlli di sicurezza. Al di là dei quali si trovano le due lounge per le partenze, quella internazionale con un percorso esperienziale attraverso i negozi duty free. Ciascuna lounge è caratterizzata da una serie di piante, fontane e formazioni rocciose. I negozi si trovano lungo un corridoio e i ristoranti a un livello superiore o immersi nel verde. I passeggeri possono anche esplorare la cintura alberata, fermandosi in un punto di ristoro o salendo su una delle “follie verdi”.
Quando si avvicina l’orario di partenza del proprio volo,
i passeggeri si possono spostare attraverso i ponti pedonali fino al pier di imbarco, anch’esso riccamente ornato di piante interne e rivolto alla cintura verde. I corridoi per i passeggeri in arrivo sono situati proprio sotto le sale d’imbarco e l’atrio, con una vista ancora più ravvicinata sul giardino. I corridoi per gli arrivi, che passano sotto le sale per le partenze dai gate del pier orientale, godono di giardini incassati nel pavimento delle sale per le partenze sovrastanti.
L’ingresso dell’area immigrazione è caratterizzata da altri elementi paesaggistici. Solo la sala di riconsegna bagagli, che gode di poca luce diretta, è meno piantumata rispetto alle altre aree. Una volta usciti dal terminal è stata prevista una serie di ampie piazze sul lato terra, sopra i marciapiedi dei parcheggi e dei mezzi di trasporto su strada, che conducono dall’uscita del terminal alla stazione della metropolitana. I ponti pedonali conducono al Terminal 1 e al futuro Terminal 3. Quest’area è in fase di costruzione e costituirà il complemento esterno del terminal, aperto a tutti come destinazione e luogo di incontro, oltre che di accoglienza dei passeggeri in arrivo.
L’aspetto tecnologico del terminal è visivamente meno evidente perché la tecnologia di elaborazione dovrebbe facilitare il passaggio verso est senza risultare invadente. Sono stati evitati i grandi display digitali. Gli elementi visivi principali sono naturali e organici: i mattoni prodotti localmente, la pietra estratta e lavorata vicino a Bengaluru e il reticolo di bambù ingegnerizzato che circonda il leggero telaio in acciaio strutturale del piano partenze. Il cliente di Bengaluru voleva, e credo che SOM e Grant Associates l’abbiano realizzata, un’esperienza il più possibile completa, tenuto conto della sicurezza degli aerei e degli altri vincoli imposti da un terminal aeroportuale in funzione.
Riteniamo che il viaggio dei passeggeri meriti il termine “immersivo”, che spesso viene applicato in modo indiscriminato. Tra il terminal e la cintura forestale ci sono quasi 10.000 metri quadrati di pareti di giardino, 800 alberi coltivati in loco prima dell’apertura, 620 piante endemiche e 7.700 trapiantate. Il terminal è, in definitiva, un nuovo giardino botanico per la “città giardino dell’India”.