In un breve lasso di tempo, davvero una manciata di anni, la profondità dei cambiamenti che interessano la vita sul pianeta terra ha scardinato assetti che sembravano immutabili e aperto confronti sfidanti fra nuovi rischi e nuove opportunità. Dopo il Covid e la recrudescenza di guerre devastanti, con l’acutizzazione dei fenomeni di cambiamento climatico e il drammatico aumento delle diseguaglianze, la mappa concettuale che informa i progetti infrastrutturali include ora nuovi paradigmi nelle relazioni, con il digitale accanto al fisico, la città e il territorio sempre più rilevanti attorno alle infrastrutture. E la stessa mappa concettuale propone anche nuove priorità per la salvaguardia, se non addirittura la continuità, della nostra sopravvivenza, dal controllo dei consumi energetici e delle emissioni, della gestione del suolo fino all’efficacia e alla sostenibilità degli investimenti.
In questo quadro, distanze e tempi di percorrenza, impronta fisica e carbon delle infrastrutture urbane e territoriali, la loro capacità e i livelli di servizio, mettono sempre più in evidenza la crucialità delle reti e dell’efficienza dei nodi di interscambio, e l’importanza che i flussi di persone e di merci utilizzino i mezzi adeguati per ogni distanza, con consumi proporzionati, attraversando spazi sicuri, appropriati in ogni paesaggio e a dimensione umana, per connessioni a terra, in acqua e in aria. Il faro sul trasporto aereo è sempre molto utile per la comprensione dei fenomeni che caratterizzano la mobilità e le infrastrutture che la servono ed è un perfetto laboratorio per la misura di performance funzionali e di innovazione tecnologica. Abbiamo iniziato DomusAir nel 2020 con il traffico aereo non solo quasi azzerato dalla pandemia ma con grandi dubbi sulla ripresa, sul ritorno della domanda e sull’effettiva capacità di risposta dell’industria aviation.
I volumi oggi in molti casi ben al di sopra delle aspettative, gli scenari di crescita con gli investimenti a supporto dell’offerta e soprattutto la straordinaria focalizzazione dell’industria sul contrasto sui temi ambientali fanno pensare che la mobilità sulle lunghe distanze guiderà sempre, e ancora di più in futuro, le relazioni economiche e sociali globali. Con importanti ripercussioni sulla necessità di sviluppare e modernizzare le connessioni regionali e locali, lavorando molto sui nodi e gli spazi urbani e territoriali che li accolgono. I progetti che presentiamo su queste pagine, come molti di quelli presentati nei numeri precedenti, evidenziano il continuo ridimensionamento delle differenze concettuali e morfologiche fra i nodi intermodali imperniati sui diversi modi di trasporti, siano aeroporti, stazioni o porti.
Mentre parallelamente si ampliano nettamente l’integrazione dei nodi con la città e con l’ambiente, le condivisioni funzionali e le interazioni con le reti digitali, grazie all’aumentata disponibilità di dati. Ci piace pensare a una rapida ed esponenziale propagazione delle migliori esperienze di progetto, che conti sulla collaborazione virtuosa fra architettura e ingegneria, mai così essenziale come ora. Affinché le sfide possano essere vinte le competenze tecniche devono poi interloquire in modo sempre più serrato con le competenze operative e gestionali. Ma ci piace soprattutto pensare che la grandiosa capacità di progettare infrastrutture con le più alte tecnologie e sensibilità ambientali possa sostituirsi più rapidamente possibile alla capacità di distruggere delle guerre, concentrando energie e risorse a beneficio delle comunità del mondo intero e senza confini.