Che sia rumor, mitologia da strada, che sia pura verità, l'aneddoto secondo il quale Tadao Ando prima di intraprendere la carriera da architetto – peraltro senza aver prima conseguito la laurea, al pari, per esempio, di Frank Lloyd Wright o Carlo Scarpa – sia stato camionista e poi valente pugile (verità, quest'ultima, avvalorata da numerosi video di allenamenti che fanno incetta di visualizzazioni su You Tube) rende ogni sua architettura innegabilmente più affascinante. Pur se messa in forma da inesorabili colate di cemento grigio e liscio come tatami, la sua idea di spazio, totalmente spirituale e metafisica, contrasta ogni volta con l'idea che la mano che l'ha tracciata abbia calzato guantoni da piantare in corpi sudati o condotto brutali TIR in acciaio e gomma. Viene da pensare che, quando Kenneth Frampton abbia annoverato il progettista nato a Osaka nel 1941 tra i principali protagonisti del Regionalismo critico non si rivolgesse tanto alla declinazione in chiave giapponese dei grandi temi del moderno, quanto a quel lieve, onnipresente, elemento di corporeità greve e istintiva rintracciabile in quelle architetture tracciate da una mano guantata. Lo stesso Ando in più di un’occasione ha osservato come lo spazio trascendente delle sue chiese, ma in realtà di ogni suo edificio, non possieda una trascendenza esattamente assimilabile a quella occidentale, ma piuttosto sia frutto di una ricerca istintiva di natura, che tuttavia non ha nulla a che fare con l’animismo o il panteismo giapponese. Così, per esempio, l'immagine più iconica di tutto il suo lavoro, la croce intagliata nel cemento della Chiesa di Luce a Ibaraki (Osaka, 1989), va letta come duplice compensazione: luce e materia sono reciprocamente indispensabili, in relazione alle rispettive nature opposte. Paradossalmente, il fatto che il pavimento e le panche della chiesa siano stati realizzati con le tavole usate per i ponteggi è una raffinatezza concettuale ancora maggiore, tanto regionale da sembrare autobiografica, più che autocritica. Ma forse, questo è un altro rumor.