“Stivali sul terreno” è stato sviluppato in un dicembre primaverile nel Kurdistan meridionale, un racconto visivo di momenti della vita quotidiana.
Boots on the ground
La giovane fotografa Kani Marouf è andata in Kurdistan, sua madrepatria, dove ha trovato la vita quotidiana impastoiata tra radicalismo, guerra e repressione.
View Article details
- 07 marzo 2017
- Kurdistan
Più di 1,3 milioni di rifugiati sono stati alla ricerca di un rifugio nella regione curda dell’Iraq. I rifugiati scappavano dei paesi confinanti con l’Iraq e la Siria, maltrattati dal gruppo estremista islamico ISIS. L’ambivalenza della regione, tutta la coesistenza di emozioni e pensieri contrastanti si densifica inesorabilmente fino a un punto in cui esplode. La vita di tutti i giorni è bloccata tra radicalismo, la guerra e la repressione. Essere cresciuta in un mix di culture si riflette in un sé dalle molteplici identità, dove la confusione mi ha fatto nascondere in un guscio. Il guscio è temporaneo e allo stesso tempo schiacciante. La mia origine curda è diventata un fattore molto influente nella mia vita. Ho ricucito parti di me che avevo memorizzato principalmente da bambina. L’impressione della realtà locale è stata piena di momenti molto intensi con persone per lo più costrette a lasciare il noto verso l’ignoto. Mi ha fatto capire come tutte queste storie erano incapsulate all’interno di parti di me.
Kani Marouf (Saarbrücken, Germania 1991) vive e lavora a Berlino. Si è laureata in Comunicazione visiva alla Bauhaus di Weimar nel 2016. Nel suo lavoro cerca di mettere in discussione l’immagine, la sua linearità nel cinema contro la puntualità nelle foto. Ha iniziato a fotografare in giovane età, catturando per lo più i suoi viaggi in Kurdistan, suo paese d’origine.