Il contrasto tra i due ambienti urbani appare crudo: la gargantuesca San Paolo del Brasile e la stratificazione storica di Berlino. Per tradizioni, storia civile e struttura urbanistica sono due città mondiali radicalmente diverse, ed è la ragione principale per cui il fotografo brasiliano Tuca Vieira è stato attratto da questa capitale nordeuropea. Ma la prospettiva di Vieira in questo caso inclina alla poesia: foto notturne di una città spopolata, un paesaggio urbano dove l'immaginazione inizia a dettare le sue fantasticherie.
Vieira, poco mattiniero, ha lavorato di notte, considerando pragmaticamente che in città, in primavera e in inverno, fa buio presto. Attraversando Berlino per scattare le sue foto, molto spesso in bicicletta, si è immerso nella città con una prontezza e una levità che fanno anche parte della filosofia operativa sottesa al progetto. Controcorrente non solo rispetto alla città ma anche rispetto alle immagini urbane così come le propongono le tradizioni estetiche tedesche moderne, soprattutto la scuola fotografica di Düsseldorf, Vieira crea un universo affascinante e spiazzante, in cui la precisione grafica si incontra con l'allusione e con il mistero.
Tuca Vieira: This is not Berlin
Notturni e spopolati, gli scatti del fotografo brasiliano offrono una visione teatrale e disarmante dei diversi piani di Berlino.
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- Tuca Vieira
- 25 luglio 2011
- San Paolo
Alan Rapp: Perché è venuto a Berlino e quanto ci ha messo a completare questo lavoro? È l'ampliamento di un lavoro precedente o è autonomo?
Tuca Vieira: È stata una mia iniziativa personale, quel che si potrebbe chiamare un 'autoincarico da artista residente', e ci sono rimasto per tre mesi. In termini tematici è la continuazione del mio lavoro, ma non per il metodo. Riguarda sempre la città ma è stata la prima volta che ho deciso di realizzare un progetto interamente mio, senza collegamenti con un'istituzione o con una rivista. È una bella sfida poter fare ciò che si vuole in qualunque momento lo si voglia. Non è facile come sembra. Occorrono più disciplina e più concentrazione.
Da professionista della fotografia d'architettura, come affronta il tema della città, sia dal punto di vista concettuale sia da quello tecnico?
Scatto foto d'architettura per riviste e per architetti. E all'università ho dovuto scegliere tra due passioni: l'architettura e la letteratura. Ho deciso di studiare letteratura (e ne sono contento) ma l'architettura è sempre rimasta una specie di progetto incompiuto. Divenuto fotografo ho finalmente avuto occasione di stare vicino all'architettura e all'urbanistica. Il risultato è che la mia prospettiva riguardo all'architettura è meno tecnica e più emotiva. Ma forse è per questo che le mie foto piacciono.
Quindi la letteratura ha un influsso sulla sua visione?
Un forte influsso, Credo che scrittori e poeti siano grandi creatori di immagini. Ho molte immagini nella mente quando leggo un libro. Borges, Saramago e Kafka sono i miei preferiti. Ora sono un devoto seguace di Roberto Bolaño.
Come si colloca il suo lavoro rispetto alla rappresentazione fotografica delle città di oggi?
Ci troviamo in un'epoca importante per l'umanità, oggi che per la prima volta la metà di noi vive in una città. So che è un fatto simbolico, ma credo sia ora di pensare a che tipo di città vogliamo per il futuro. Cerco solo di far sì che si guardi alla città con occhio differente. Vedo la città come il massimo dei risultati umani, con tutta la sua complessità e i suoi drammi umani. Ma è anche un enorme aggressione alla natura, per molti aspetti. Credo che la natura sia necessaria alla vita. Vivo e lavoro a San Paolo, che è una città affascinante ma non bella. A San Paolo occorre creare la bellezza per cercare di porre rimedio ai problemi della città. È differente che a Rio o a Buenos Aires, per esempio, dove la bellezza è ovunque. È uno scenario molto stimolante per la fotografia.
Se qualcuno mi venisse a dire 'Voglio imparare la storia del XX secolo ma ho a disposizione un solo pomeriggio', gli risponderei senza esitare: va' a Berlino. Berlino è un grande laboratorio urbano.
Che cosa offre il paesaggio urbano di Berlino in termini di stratificazione storica della città, e come cerca di metterla in luce?
Se qualcuno mi venisse a dire "Voglio imparare la storia del XX secolo ma ho a disposizione un solo pomeriggio", gli risponderei senza esitare: va' a Berlino. Berlino è un grande laboratorio urbano. In appena un secolo la città ha visto una capitale imperiale, i folli anni Venti, il regime nazista, la distruzione bellica, una divisione traumatica e una nuova ricostruzione. Ciascuno di questi periodi ha lasciato tracce e cicatrici nella città. I diversi monumenti (ufficiali e ufficiosi) di Berlino sono così significativi da essere contemporaneamente stupefacenti e spaventosi. Berlino è una città in cui la città stessa e la memoria della città spesso si confondono. La città ha un senso per tutti noi, come una memoria collettiva. Ho cercato di rappresentare questo fatto adottando lo sguardo di un estraneo. Ho seguito il consiglio di un amico. Mi ha detto (in contrasto con quel che avevo imparato): "Va' a Berlino e comincia a scattare immediatamente, non perdere la freschezza del primo incontro". E così ho fatto.
Si fa una scontata distinzione tra vecchia e nuova Berlino: sono ancora categorie applicabili? Quali luoghi di Berlino le si confanno particolarmente?
Preferisco pensare a Berlino come a una città fatta a strati. È vero che la città negli ultimi anni è cambiata in modo spettacolare, ma se guardiamo alla sua storia vediamo che è sempre stato così. Berlino è una vera e propria sfida ai concetti di vecchio e di nuovo. Mi pare che molti edifici e molti progetti urbanistici di Berlino, invece di rappresentare un determinato periodo artistico e architettonico, cercassero di rappresentare un'altra epoca. Prendiamo per esempio Alexanderplatz. Quando è stata costruita era probabilmente futuristica, e ora è vecchia, come Metropolis di Fritz Lang (che fu girato a Berlino). Possiamo chiamarlo il futuro del passato. O la bella Karl Marx Allee. È difficile immaginare che questo asse monumentale sia stato costruito contemporaneamente all'Hansaviertel di Niemeyer, Aalto e Le Corbusier. Sono cose costruite per indicare una direzione, un ideale. Sono dichiarazioni politiche in forma di edifici che dimostrano quanta forza possa avere l'architettura.
Perché foto notturne? Che cosa offre di notte Berlino che non si possa vedere anche di giorno?
La notte è più teatrale, meno descrittiva, più sensuale, meno dispersiva. Mi interessava stare al confine tra la città riconoscibile e la città privata. Ho pensato che di notte potessi cogliere un'atmosfera. Sono certo che ognuno di noi vede la notte in modi molto differenti. I colori sono come i colori che vedo nel sogno, nel ricordo. La notte è importante quanto il giorno, che può indurre facilmente alla distrazione. Sarà egoista ma mi piace avere la sensazione che la città è solo mia. Sento che la città di notte è più intima. Una città è come una donna che attende la notte per spogliarsi.
Ritiene di avere della affinità con la corrente della fotografia notturna, con gruppi come Nocturnes?
Non li conosco! Un tema interessante può essere lo scontro tra la tradizione fotografica brasiliana e quella tedesca. Mi piace la prospettiva tedesca, diretta, frontale, descrittiva, e nelle mie immagini si può ritrovarne qualcosa. Ma ho cercato di aggiungere un po' di sensualità e di passione. Qualcuno ha parlato di "Berlino tropicale".
Tuca Vieira è un fotografo indipendente di San Paolo del Brasile i cui lavori riguardano il paesaggio urbano e l'architettura. Tra i periodici con cui collabora il quotidiano Folha de São Paulo e, tra le altre, le riviste Monocle, Wish Casa e Monolito.