Indiana Jones e l’abisso tra cinema e videogiochi

Il nuovo gioco Indiana Jones e l’Antico Cerchio è un viaggio tra nostalgia, design e storytelling. Uno sforzo titanico, ma con un limite prevedibile: ecco quale.

Gli adattamenti dei videogiochi al cinema quasi mai funzionano. C’è qualche eccezione recente, come l’ottima serie tv tratta da The Last of Us, che comunque era meglio come gioco, quella di Arcane, ispirata a League of Legends, un Tomb Raider non pessimo con Alicia Vikander e poco più. Ma anche l’altro lato della luna è buio: gli adattamenti dei blockbuster in videogiochi spesso si sono risolti in titoli orripilanti o semplici operazioni di marketing. E quello di E.T. ha persino mandato KO Atari.

Un’eccezione la faceva Lucasfilm, che per lungo tempo ha prodotto alcuni dei migliori giochi in circolazione. Oltre a quelli di Star Wars (Tie FighterKnights of the Old Republic), c’è un autentico capolavoro del punta e clicca: Indiana Jones and the Fate of Atlantis. Un gioco del 1992 talmente bello che in tanti speravano ne uscisse la sceneggiatura del quarto, attesissimo Indiana Jones. E invece sappiamo come è finita: abbastanza male.

Indiana Jones e l’antico cerchio, il gioco di Bethesda appena uscito per Xbox e PC, non è certo un capolavoro. È il tipico gioco che ci si può aspettare in un mondo in cui i videogiochi sembrano sempre più ispirati al cinema, senza essere dei film, e in cui il cinema è sempre più popolato da pellicole-videogioco. Cos’altro sono, del resto, i film Marvel? Più vicini ai videogiochi, nella struttura, che alle intense indagini psicologiche dei “super eroi con problemi normali” viste sulle pagine scritte da Stan Lee e dai suoi epigoni.

Indiana Jones e l’Antico Cerchio

L’antico cerchio si apre con una gigantesca citazione e incorpora nella narrazione elementi che conosciamo a memoria dai film. Basterebbero forse la frusta e il cappello, ma quando vedi la grafica dell’aeroplano dei film, sai che è subito Indiana Jones. Almeno in superficie. Perché qui iniziano i problemi: non basta avere i diritti per vestire il tuo protagonista con frusta e cappello, se poi non c’è molto più di quello.

Del resto, un videogioco difficilmente crea empatia attraverso un volto, che invece è un elemento fondamentale nel cinema.

Il problema più grosso è che Indiana Jones è probabilmente la saga d’avventura più influente dei nostri anni. Ha creato almeno due grossi epigoni anche nel mondo dei videogiochi: Tomb Raider, prima, e Uncharted, poi – quest’ultimo, che ha venduto sfracelli su PlayStation, è diventato a sua volta un film. Il mito dell’archeologo avventuriero, nei videogiochi, non è cosa nuova. Ha già generato racconti indimenticabili e gameplay mozzafiato.

Cosa ha di più Indiana Jones? La faccia di Harrison Ford, per cominciare. Che però nella ricostruzione del gioco non rende merito all’originale. Del resto, un videogioco difficilmente crea empatia attraverso un volto, che invece è un elemento fondamentale nel cinema. L’Indy de L’antico cerchio fa tante cose convenzionali dei videogiochi: si abbassa per muoversi furtivamente, scazzotta, risolve enigmi, si arrampica sui tetti (come Assassin’s Creed, ma siamo sicuri che succeda anche in qualche film di Indiana Jones). Però non c’è l’ironia, non c’è la musica al momento giusto, non ci sono le emozioni. E diciamolo: il racconto va bene per quello a cui ci ha abituato Disney negli ultimi anni, ma ai tempi di Lucas sarebbe stato scarso anche per una fan fiction.

Certo, c’è la coraggiosa scelta di inquadrare il mondo direttamente dagli occhi del protagonista, senza mostrarlo tutto il tempo. Ci sono dei bei momenti. C’è la giusta dose di nostalgia e una storia tutto sommato piacevole. E l’ambientazione iniziale nella Roma fascista è una divagazione affascinante rispetto all’overdose di nazisti dei film: meno macchietta e più coerenti con i nostri anni. Da lì in poi si va sempre più a Oriente, prima in Egitto e poi in Thailandia. Un bel viaggio, con un grande sforzo di ricerca e produzione, anche per quanto riguarda architetture e ricostruzione degli ambienti. Forse negli anni ’90 pensavamo che un giorno videogiochi e film sarebbero stati la stessa cosa. La dimostrazione che non sia così ce l’abbiamo tra le mani: quella, insieme a tanta nostalgia, che probabilmente sarà il motivo che più di ogni altro ci spingerà a giocare.

Abbiamo giocato a Indiana Jones e l’antico cerchio su Steam grazie a un codice promo fornito da Bethesda.

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