Migrazioni

Architetti e fotografi, artisti e designer che non ignorano uno dei fenomeni più rilevanti di questi anni.

Non si può dire “il meglio di” a proposito di uno fenomeni più clamorosi di questi anni: i milioni di persone che si stanno muovendo da un paese all’altro del pianeta spinti da guerre, carestie, disastri naturali o anche solo in cerca di una vita migliore. E il fenomeno non si arresterà. Ma architetti, artisti e designer stanno pensando alle possibili soluzioni, a volte anche solo per stimolare una discussione, altre proponendo progetti concreti.


– L’attuale drammatica sfida dei rifugiati è stata centrale anche nell’ultima edizione di “What Design Can Do”. Tra i progetti premiati, AGRIshelter, alloggi in materiali durevoli, ma biodegradabili e a km 0.

– Fatto di 1.005 giubbotti di salvataggio usati, che galleggiano come fiori di loto sullo stagno barocco del parco del Belvedere di Vienna, F Lotus il di Ai Weiwei affronta l’attuale crisi dei rifugiati.

– Il Beazley Design of the Year è un’impresa sociale che tocca l’emergenza di oggi: fornire ripari temporanei e sicuri in situazioni causate dalle guerre e dai disastri naturali.

– La Triennale di Milano mette in mostra i progetti dei sedici giovani fotografi e artisti provenienti da tutta Europa coinvolti nell’esperienza di Urban Layers.

– La mostra Migrating Spaces indaga gli elementi comuni dell’architettura domestica tedesca e la loro integrazione in abitazioni di ex immigrati al loro “ritorno definitivo” in Turchia.

Border City, installazione di Fernando Romero, prova a immaginare una città bi-nazionale in uno dei più confini più importanti e discussi al mondo: quello tra USA e Messico.

– In mostra al MoMA, “Insecurities: Tracing Displacement and Shelter” indaga come architettura, arte e design affrontano i concetti di abitazione e rifugio.

– In 8 capitoli, 20 interviste e tante fotografie inedite, il volume curato da Aberrant Architecture analizza la storia di un’icona dell’architettura sociale, i CIEP, realizzata con Oscar Niemeyer.

– Replicando meticolosamente l’architettura dei luoghi dove ha vissuto e lavorato, le strutture di Do Ho Suh alla galleria Victoria Miro di Londra ci parlano di migrazione e identità mutevoli.

In apertura: Ai Weiwei, F Lotus, 2016. © Ai Weiwei Studio, Photo © Belvedere, Vienna