La Fondazione Dietrich Oppenberg ha conferito il premio triennale Albert Renger-Patzsch Award dedicato ai libri fotografici, all'italiana Paola de Pietri (Reggio Emilia, 1960) per il progetto To Face, un lavoro in cui la fotografa ha cercato le tracce della Seconda Guerra Mondiale lungo il confine italo-austriaco.


To Face, 2008-2009

Quasi un secolo fa ebbe inizio la prima guerra mondiale che fu soprattutto una guerra di posizione e di trincea.
Tra i numerosi fronti di guerra quello aperto tra Austria e Italia si sviluppava per la maggior parte lungo l’arco alpino e pre alpino e ad est nella zona del Carso.
Gli scontri avvennero per la prima volta nella storia anche a quote ritenute fino ad allora impossibili e alla ferocia dei combattimenti si aggiunsero condizioni ambientali e metereologiche difficilissime.
Luoghi incontaminati accolsero migliaia di soldati e della loro permanenza e delle battaglie ancora ora possiamo trovarne le tracce.
Ho conosciuto e appreso le vicende della prima guerra mondiale a scuola come tutti, e, come molti della mia generazione, ne ho sentito parlare nella mia famiglia. Gli eventi sono distanti quasi un secolo, ma alcune gesta sono ancora tramandate direttamente tramite il racconto che attraversa tre generazioni; mio padre nato nel 1915 e mia madre nel 1923 riportavano le storie sentite dai loro genitori. Si tratta di racconti di cronaca, di vicende che riguardavano le persone conosciute come i parenti, gli amici e i vicini di casa. Il fatto storico lontano persiste ancora come storia personale anche se ormai giunto quasi al limite del ricordo.
Ho cercato questo filo sottile della memoria, ultimo baluardo prima dell’oblio di un passato che esce dalla sfera privata, nei luoghi testimoni di quella storia. Le trasformazioni del paesaggio sono spesso ancora evidenti, soprattutto sulle montagne dove il tempo dell'uomo si è fermato e solo il tempo della natura ha agito le sue trasformazioni. Paesaggi che a prima vista possono apparire 'naturali' sono invece il frutto delle battaglie e della permanenza di anni di centinaia di migliaia di soldati. Le fotografie sono state e saranno realizzate lungo tutto il fronte tra Italia e Austria sia sulle Alpi e Prealpi che nella zona carsica. Le fotografie seguono il filo della disintegrazione dei segni inferti dagli eventi bellici alla montagna e il loro riassorbimento nell’ambiente naturale. Si tratta di trincee, di caverne, di vette sconvolte dallo scoppio di mine, di crateri provocati dall’esplosione di migliaia e migliaia di bombe e rovine di baracche e depositi costruiti allora con i materiali del sito. Questi luoghi sono ora meta di escursioni e talvolta sono famosi luoghi di vacanza, oasi di pace e di meditazione. Risulta difficile ripensare e ritrovare sotto i propri passi l’eco delle battaglie e del dramma avvenuto a quasi cento anni di distanza; l’ ‘innocenza’ dell’oggi sembra avere cancellato o dimenticato la violenza del passato.

Nota: Ho cominciato a realizzare questo progetto a settembre dello scorso anno e penso di terminarlo nell'ottobre prossimo. Le fotografie e i sopralloghi tengono conto anche delle difficili condizioni climatiche e a volte della difficoltà nel raggiungere i luoghi. Le immagini che presento ora sono solo una parte di quelle finali; mancano soprattutto il luoghi al di sopra dei 2000 metri che saranno accessibili solo da luglio a causa delle nevicate eccezionali dell'inverno scorso.
Paola de Pietri