Nathalie Djurberg, tra fiaba e orrore

Il contrappasso tra la luminosa facciata marinara ‘dipinta’ dal Leone d’Oro John Baldassari per il Palazzo delle Esposizioni ai Giardini e la stanza nella penombra riservata a Nathalie Djurberg non poteva essere più forte. Luce e ombra, serenità e ansia, fiducia e paura si succedono in un confronto ideale tra due visioni quanto mai lontane.
La sala dedicata al lavoro della giovane e talentuosa artista svedese – che ha alle spalle personali alla Tate Modern di Londra, al PS1 di New York, alla Biennale di Berlino e alla Fondazione Prada di Milano – è una delle meglio riuscite dell’ex Palazzo Italia, così carica del fascino ambiguo dell’orrore che sprigiona dai video della Djurberg.
Ad amplificare l’atmosfera onirica e fiabesca ad un tempo dei video, che hanno come protagonisti pupazzi di plastilina colorata che si muovono in improbabili set domestici, ci pensano le sculture installate tra i differenti monitor: fiori giganteschi, mani, piedi, arbusti dai colori violenti che creano uno scenario tra gli scenari e proiettano i visitatori direttamente all’interno degli incubi che albergano nel nostro inconscio. Tutti meriti che sono stati riconosciuti dalla giuria della Biennale veneziana, che l’ha premiata con una menzione speciale.
Loredana Mascheroni

Nathalie Djurberg
Photo Giorgio Zucchiatti
Courtesy La Biennale di Venezia

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